Edward Hopper in mostra a Bologna, una pittura al confine fra realismo e cinema
A Bologna in mostra la grande antologica "Edward Hopper", prodotta e organizzata da Arthemisia Group, in collaborazione con la Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. A cura di Barbara Haskell, responsabile della sezione dipinti e sculture dell'istituzione museale americana, e di Luca Beatrice, l'esposizione, fruibile dal 25 marzo al 24 luglio a Bologna, nella sede di Palazzo Fava, illustra l'intero percorso artistico del grande pittore: dagli acquerelli parigini degli esordi ai paesaggi e scorci cittadini degli anni '50 e '60 fino ai tipici interni ritraenti la solitudine umana.
Oltre 3.000 opere sono custodite al Whitney Museum of American Art di New York per volontà della vedova Josephine che diede il consenso nell'ormai lontano 1968: dipinti, disegni e incisioni, l'intera produzione hopperiana. Proprio da qui giungono in prestito a Bologna le prestigiose opere.
La mostra è suddivisa in sei sezioni attraverso criteri tematici e cronologici, iniziando dalla formazione accademica degli studi a Parigi fino al periodo classico degli anni '30, '40 e '50 all'incisiva produzione degli ultimi anni. Un percorso che consente anche di prendere in esame le tecniche espressive predilette dall'artista: l'olio, l'acquerello e l'incisione, con particolare attenzione al rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti, aspetto fondamentale della sua produzione.
Ad introdurre l'esposizione il gruppo di autoritratti, le opere del periodo accademico e gli schizzi inondati di luce e quelle del periodo parigino: capolavori come la monumentale Soir Bleu, icona della solitudine e dell'alienazione umana, realizzata da Hopper nel 1914 a Parigi ed ancora Evening Wind e Night Shadows, entrambe del 1921.
Una sezione è dedicata ad Hopper disegnatore e al suo metodo e presenta un nucleo importante di lavori preparatori lungo il decennio degli anni '40: Study for Gas, Study for Girlie Show, Study for Summertime, Studio per Pennsylvania Coal Town. Presenti in rassegne i bellissimi nudi o dipinti di donne nude o semi svestite, ritratte solitarie o in interni, affaccendate o contemplative. Capolavori questi dal forte carattere emblematico e identificativo della poetica dell'artista, denotano il suo realismo, l'amore per i soggetti comuni e l'unicità del suo taglio cinematografico.
Hopper affronta nel suo percorso artisti ogni genere della pittura figurativa, dal ritratto al paesaggio, dal nudo fino alla scena d'interno. Presenti lavori memorabili come Self-Portrait del 1903-06, Second Story Sunlight del 1960, e Summer Interior del 1909. Come anche si potranno ammirare gli acquerelli, realizzati durante le estati trascorse nel Massachusetts o a Truro.
Opere che raffigurano dune di sabbia arse dal sole, fari e modesti cottage, messi in risalto dai contrasti di luce e ombra: vedute urbane, interni della middle class, esaltati dalle luci fredde che denotano il carattere irrisolto dei personaggi ritratti. La mostra rintraccia una vera e propria ‘cifra hopperiana', che è stata riutilizzata dall'espressione visiva dalla pittura al cinema, dalla fotografia alla pubblicità. Hopper, nonostante la sua personalità riservata, ha brillantemente rappresentato attraverso le sue opere il mito americano di ieri ma ancora attuale.