Eduardo De Filippo secondo Lino Musella: “Il teatro è necessario alla società”
Domenica scorsa Lino Musella, attore, noto al grande pubblico per il ruolo del "Nano" in Gomorra, è andato in scena per l'ultima volta al Teatro San Ferdinando di Napoli – il teatro di Eduardo De Filippo che oggi arricchisce l'offerta del Teatro di Napoli diretto da Roberto Andò – con uno spettacolo dal titolo "Tavola, tavola, chiodo, chiodo…" che nasce dalle carte, dagli appunti e dalle lettere di Eduardo De Filippo. La prima del 22 ottobre aveva suscitato emozione in città, ma come sappiamo lo spettacolo (come tutti quelli previsti nel nostro Paese) è stato fermato dall'ultimo Dpcm che prevede la chiusura di teatri, cinema e sale da concerto. Motivo per cui le repliche immaginate fino al 1 novembre sono state sospese, così come il tour dello spettacolo, da Milano a Roma.
Eduardo De Filippo secondo Lino Musella
"Tavola, tavola, chiodo, chiodo…" porta in scena una versione inedita del grande drammaturgo partenopeo, nelle vesti capocomico alle prese col tentativo di realizzare un teatro nella sua città "di carattere universale". Oggi più che mai, nel momento in cui i teatri chiudono per il Dpcm messo a punto per contenere la pandemia, il messaggio di Eduardo sul valore del teatro, che Musella riprende splendidamente e che porterà in tour con l'attesa riapertura anche a Milano e Roma, dopo le repliche napoletane.
Lino Musella in "Tavola, tavola, chiodo, chiodo…"
Durante la pandemia, molte sono le riflessioni emerse sul mondo dello spettacolo e sulle sue sorti. “In questo tempo mi è capitato – scrive Musella nelle note di regia – di rifugiarmi nelle parole dei grandi: poeti, scrittori, drammaturghi, filosofi per cercare conforto, ispirazione o addirittura per trovare, in quelle parole stesse scritte in passato, risposte a un presente che oggi possiamo definire senza dubbio più presente che mai; è nato così in me il desiderio di riscoprire l’Eduardo capocomico e mano mano ne è venuto fuori un ritratto d’artista non solo legato al talento e alla bellezza delle sue opere, ma piuttosto alle sue battaglie donchisciottesche condotte instancabilmente tra poche vittorie e molti fallimenti”. “Faccio parte di una generazione nata tra le macerie del grande Teatro e che può forse solo scegliere se soccombere tra le difficoltà o tentare di mettere in piedi, pezzo dopo pezzo, una possibilità per il futuro, come ermeticamente indicano quelle parole – incise su una lapide nel Teatro di Eduardo – che in realtà suggeriscono un’azione energica e continua. Questo grande artista – continua Musella –è costantemente impegnato a smuovere la politica e le Istituzioni e ne esce spesso perdente, in parte proprio come noi oggi, ma anche da lontano non smette mai di alzare, la sua flebile roboante voce”.