Edgar Lee Masters: 150 anni fa nasceva l’autore dell’Antologia di Spoon River
“Dove sono Elmer, Herman, Bert, Tom e Charley, il debole di volontà, il forte di braccia, il buffone, l'ubriacone, l'attaccabrighe? Tutti, tutti, dormono sulla collina”: inizia così una delle opere letterarie più suggestive del Novecento. Fu Edgar Lee Masters a scriverla, legando per sempre il suo nome a Spoon River e a quell'Antologia che ebbe fra i suoi lettori più appassionati Fernanda Pivano e De André.
L’Antologia di Spoon River: la morte per raccontare la vita
Lee Masters era nato in Kansas, ma trascorrerà l’infanzia e l’adolescenza in Illinois, dapprima a Petersburg e poi a Lewistown. Saranno proprio le colline del Midwest, il cimitero di Oak Hill e le sponde del fiume Spoon a ispirare la sua Antologia: un grandioso affresco, “qualcosa di meno della poesia e di più della prosa” come lo definì lui stesso, dell’esistenza umana. In quest’opera la morte diviene occasione per raccontare la vita, i sogni perduti, le ipocrisie, gli amori leciti e quelli proibiti: per Lee Masters la pietra tombale non segna la fine bensì l’inizio. Un’occasione per raccontare chi, nemmeno nell’aldilà, ha trovato pace e consolazione:
Molte volte ho studiato la lapide che mi hanno scolpito:
una barca con vele ammainate, in un porto.
In realtà non è questa la mia destinazione, ma la mia vita.
(…) Dare un senso alla vita può condurre a follia,
ma una vita senza senso è tortura
dell’inquietudine e del vano desiderio;
è una barca che anela al mare eppure lo teme.
La pubblicazione dell’Antologia, avvenuta dapprima a puntate su un giornale di Saint Louis fra il 1914 e il 1915 e successivamente in volume nel 1916, portò a Lee Masters non pochi problemi: i cittadini di Petersburg e Lewistown s’infuriarono terribilmente con lui, riconoscendo nelle poesie (in alcuni casi erroneamente) particolari intimi e privati di familiari e conoscenti. Ma fu questo, probabilmente, a convincere l’autore di essere riuscito nel proprio intento: attraverso la vita, e la morte, di personaggi immaginati, parlare delle ipocrisie e delle contraddizioni dell’essere umano e della società tutta.
In Italia: la censura e poi finalmente De André
Negli Stati Uniti l’Antologia di Spoon River era già un classico quando, nel marzo del 1943, Fernanda Pivano dà alle stampe la traduzione italiana. Il libro in lingua originale le era stato donato da Cesare Pavese, ed era bastato l’ultimo verso dell’epitaffio a Francis Turner a spingere la Pivano a conoscere meglio quei personaggi: “l'aprii proprio alla metà, e trovai una poesia che finiva così: ‘mentre la baciavo con l'anima sulle labbra, l'anima d'improvviso mi fuggì’. Chissà perché questi versi mi mozzarono il fiato”.
Ma l’Italia non era pronta ad accogliere l’opera di Lee Masters: quando esce con il titolo di “Antologia di S. River” la censura del MinCulPop colpisce, spietata e prevedibile. Un libro troppo americano, troppo anticonvenzionale e antimilitarista: Fernanda Pivano pagherà la traduzione con il carcere, ma il suo lavoro sarà indispensabile per traghettare Lee Masters fino agli anni Sessanta e farlo conoscere ad un giovanissimo De André che, nel 1971, pubblicherà il meraviglioso “Non al denaro non all'amore né al cielo”, l’album ispirato proprio dalla Spoon River Anthology.