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È svolta nel mondo artistico: 150 euro al mese per un atelier in cui si può anche vivere

Giovani artisti italiani e stranieri, residenti in Italia, potranno affittare dallo Stato atelier, laboratori a un prezzo simbolico, non più di 150 euro al mese. Ecco tutti i dettagli.
A cura di Silvia Buffo
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Lo storico atelier di Salvator Dalì in Portogallo
Lo storico atelier di Salvator Dalì in Portogallo

Un vero e proprio decreto partito come provvedimento da parte del Ministero dei Beni culturali è quello destinato ai giovani artisti che oggi possono così usufruire di immobili di proprietà statale a soli scopi creativi, «non utilizzabili per altre finalità istituzionali e non trasferibili agli enti territoriali». Un elenco delle location idonee sarà fornito entro il 30 gennaio di ogni anno dall’Agenzia del demanio, che in collaborazione con il Ministero della Difesa, includerà anche le caserme dismesse e le scuole militari inutilizzate e, dulcis in fundo, in futuro l'iniziativa si estenderà anche ai beni confiscati alla criminalità organizzata.

Un canone simbolico in cambio del comfort creativo

A chi sono destinati i locali? I locali possono essere locati sia da cooperative di artisti sia da associazioni di artisti residenti in Italia, unica clausola, che però appare iper conveniente, è quella del periodo di fitto che non deve essere inferiore a dieci anni a un canone simbolico massimo di 150 euro al mese. Sono specificati i dettagli più tecnici di questo contratto, come ad esempio, gli oneri di manutenzione ordinaria che spettano per consuetudine al locatario, mentre per poter affrontare la manutenzione straordinaria è prevista l’erogazione di contributi. E c’è già un elenco di dieci beni che possono prestarsi a questa novità.

L'ufficialità di un decreto ad hoc per migliorare la vita degli artisti

Il decreto del ministero dei Beni culturali 22 dicembre 2015, pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 6 luglio, ha inaugurato una norma -articolo 6 del decreto legge 91/2013 – dedicata ad agevolazioni del lavoro di giovani generazioni di musicisti, pittori, attori e ballerini. Ma come si ottiene l'atelier? Occorre presentare un progetto artistico compatibile alla struttura dell’immobile, che sarà esaminato da una commissione nominata dal ministro dei Beni culturali.

La condivisione di ogni attività artistica

L’atelier, una volta locato in seguito ad approvazione del progetto, dovrà garantire libero accesso e condivisione in un ambito di produzione collettiva e mai univoca ma sempre finalizzata alla divulgazione di quanto è in fase di realizzazione. Un eventuale e pratico uso abitativo non potrà mai prescindere dall'attività artistica, di cui tutto sarà tutto specificato in un un sito internet dell'atelier che renderà pubblici ogni iniziativa e tipo di evento.

Ma c'è di più, dai caffè alla vendita di prodotti culturali

Il bello di questi spazi è che, secondo il decreto, potranno accogliere una serie di servizi aggiuntivi, dalla caffetteria e ristorazione fino alla vendita di prodotti culturali, ma ciò che deve rimanere prioritario è l'attività artistica e non di vendita. A queste condizioni la gestione dei servizi aggiuntivi può anche essere affidata a terzi, così come si potranno chiudere accordi di accordi di sponsorizzazione, una marcia in più per il successo dell'atelier.

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