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È morto a 82 anni Maurizio Pollini, era il più grande pianista italiano

È morto a 82 anni Maurizio Pollini, uno dei più grandi pianisti al mondo.
A cura di Francesco Raiola
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Maurizio Pollini (Getty Images)
Maurizio Pollini (Getty Images)

Maurizio Pollini è morto a 82 anni, lo scrive il Teatro alla Scala di Milano, che in una nota stampa "piange" la sua scomparsa, e lo definisce come "uno dei grandi musicisti del nostro tempo e un riferimento fondamentale nella vita artistica del Teatro per oltre cinquant'anni. Il Sovrintendente Dominique Meyer, il Direttore Musicale Riccardo Chailly, i professori dell'Orchestra e i lavoratori scaligeri sono accanto alla moglie Marilisa, al figlio Daniele e a tutta la famiglia. La camera ardente del Maestro POLLINI si terrà al Teatro alla Scala. I dettagli saranno comunicati prossimamente", conclude la nota. Il pianista italiano, che era considerato uno dei più grandi artisti al mondo, era nato nel 1942 e pare che fosse malato da tempo, per motivi di salute aveva cancellato gli ultimi concerti in programma

Il Maestro Pollini era una vera e propria star della musica mondiale, vincitore, tra le altre cose, di un Grammy Awards nel 2006 come Best Instrumental Soloist Performance (Without Orchestra) per la sua interpretazione dei Notturni di Chopin, e proprio le composizioni del pianista polacco lo portarono alla ribalta mondiale, quando nel 1960, appena diciottenne il concorso Chopin di Varsavia – primo pianista non slavo a ottenere il riconoscimento – stupendo un artista come Arthur Rubinstein, mentre già a 14 ne suonò le opere in un concerto, spinto da uno dei suoi Maestri, ovvero Carlo Visusso. Nella sua lunga carriera Pollini, che fu anche allievo di Arturo Benedetti Michelangeli, si è confrontato nell'interpretazione di opere di musicisti come Beethoven, Schubert, Schumann, ma le sue opere hanno toccato anche Bach, Mozart e Debussy.

Nel suo saggio Musica ai limiti, lo studioso Edward Said lo descrive come "un pianista che senza dubbio svetta sulla folla di ottimi pianisti che pure riempiono l’agenda concertistica newyorkese (…). La sua tecnica è tanto raffinata da farsi dimenticare completamente – continua lo studioso -. D’altra parte, una sua interpretazione non vi costringe mai a concludere che quello è l’unico modo in cui si debba suonare Chopin, Schubert o Schumann. Quello che emerge è piuttosto un certo approccio alla musica, un approccio di aristocratica chiarezza, generoso e articolato insieme".

In un'intervista al Corriere della Sera raccontava: "Gli insegnanti di formazione sono stati Carlo Lonati e Carlo Vidusso. Tra i pianisti, Rubinstein e Benedetti Michelangeli, che ho incontrato più volte" per far capire quali erano i suoi riferimenti. Figlio della borghesia milanese, Pollini era figlio di un architetto razionalista che partecipò al movimento per l'architettura moderna degli anni '30, mentre suo zio era Fausto Melotti, importante scultore, e nonostante ciò la sua formazione era stata di Sinistra ("Presi una certa aderenza al Partito Comunista italiano, soprattutto perché condannò l'invasione di Praga, dei Sovietici, cambiò attitudine e si volse alla democrazia" disse in un'intervista a Bruno Monsaingeon), non nascondendo mai il suo impegno civile, che lo portò a suonare nelle fabbriche e nelle scuole o a criticare la guerra in Vietnam e i Governi Berlusconi.

Lo studio era continuo e anche durante il Covid, spiegò sempre al Corriere, la sua ricerca non si fermò, in quel momento, anzi approfondì "il Secondo libro del clavicembalo ben temperato, due ore e mezza di musica eccelsa", ma sebbene sia stato uno dei più geniali interpreti dei Classici, Pollini guardava con enorme interesse anche ai contemporanei, come Berio e Nono che era un suo amico personale: "Gigi (Noto, ndr) ha composto ‘Sofferte onde serene' nel 76 in un momento cupo per entrambi, l'ha dedicato a mia moglie Marlisa e a me. Lo suono da oltre 40 anni e ogni volta mi sorprende. La musica ormai ha preso il sopravvento su quell'antica tristezza".

Ospite più volte anche di Fabio Fazio a Che tempo che fa, la sua vita è legata al teatro alla Scala "dove debuttò sedicenne nel 1958 eseguendo in prima assoluta la Fantasia per pianoforte e strumenti a corda di Ghedini diretto da Thomas Schippers e dove tornò due anni più tardi, reduce dalla vittoria a Varsavia, con il Primo Concerto di Chopin diretto da Celibidache, e poi costantemente per oltre 150 tra recital e concerti da solista o coi direttori più importanti, a cominciare dall'amico Abbado" come ricorda Ansa. "Accanto alla sua grandezza di strumentista resta fondamentale la sua testimonianza sul ruolo stesso della musica, intesa come componente essenziale della cultura e della vita civile e come strumento di trasformazione della società" scrive il Teatro alla Scala.

Impossibile riassumere le sue registrazioni, la maggior parte per la Deutsche Grammophon per cui ha inciso, tra le altre cose "le Sonate per pianoforte di Beethoven, op. 109–111", i Notturni Op.55, Mazurche Op.56, Berceuse Op.57 e Sonata per pianoforte in si minore Op.58, fino a Maurizio Pollini – Complete Recordings su Deutsche Grammophon, un'edizione speciale composta da 55 CD e 3 DVD.

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