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È morto Luca Di Meo, alias Wu Ming 3: il ricordo del collettivo di cui fu fondatore

È morto Luca Di Meo, alias Wu Ming 3, fondatore del collettivo bolognese e prima ancora di Luther Blisset.
A cura di Redazione Cultura
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Nella sera del 30 luglio, su Twitter ha cominciato a rincorrersi la notizia della morte di Luca Di Meo, che molti avevano conoscevano come Wu Ming 3, parte del collettivo letterario che derivava da Luther Blissett di cui pure faceva parte. La notizia era vera e in molti hanno voluto ricordarlo con affetto, anche i Wu Ming che hanno dedicato all'ex componente del gruppo un post su Giap in cui raccontano la sua vita e da cui si intuisce che Di Meo era malato di cancro: "Luca muore il 30 luglio, una domenica. Muore nel suo appartamento di Bologna, nove giorni dopo aver compiuto 59 anni, quindici anni dopo aver lasciato Wu Ming, quattro anni dopo l’ultimo evento insieme, quasi sei mesi dopo l’ultima seduta di chemio, ché tanto non serviva più a niente. Antidolorifici, e via andare".

Chi era Luca Di Meo

Era una notizia attesa, quindi, ma questo non allevia il dolore anche di coloro che sapevano quello che Di Meo stava attraversando. Wu Ming 3 è stato tra i fondatori di quel progetto che è Wu Ming, che ha avuto un impatto profondo sulla Letteratura contemporanea italiana e prima ancora del Luther Blisset project – anch'esso un collettivo formato da vari artisti – che pubblicò il romanzo storico "Q": "Nella seconda metà dei Novanta Luca fu, tra le altre cose, Luther Blissett, il cui nome era legione. In quel periodo scrivemmo il romanzo che ci avrebbe cambiato la vita" scrivono i Wu Ming dal cui progetto Di Meo uscì ne 2008, dopo la pubblicazione di Manituana.

Perché uscì dal collettivo

Sebbene all'epoca il collettivo scelse di non spiegare quale fosse la ragione di quella uscita, per ragioni di privacy, fu lo stesso Di Meo a parlare di una dipendenza dal gioco: "Sono stato uno sfigatissimo giocatore d’azzardo. Per questo motivo ho distrutto pressocchè tutto ciò che avevo. Vita, relazioni, progetti, lavoro, amore, sogni, soldi (…). Sono stato un giocatore patologico. La Sfortuna non c’entra niente. Ne ho avuta tanta, ma è matematica. E’ la tossicità, la dipendenza, l’inadeguatezza, il non aver lavorato sul sè, l’aver rimosso tutto il rimuovibile" scrisse lui stesso sempre su Giap, svelando, così, quei motivi, togliendo un peso a se stesso e a tutti, come scrisse Wu Ming 1.

E Wu Ming ripercorre un po' questo trovarsi, perdersi, ritrovarsi e riperdersi: "Nel frattempo c’eravamo persi di vista, e ritrovati, e ci saremmo ripersi e di nuovo incontrati. Ogni tanto abbiamo fatto la reunion, come ogni band che si rispetti. La prima volta nel 2011. L’ultima nel 2019: la sala Stabat Mater dell’Archiginnasio stracolma per il ventennale di Q. Chi c’era la ricorderà finché campa. Poi ci siamo ripersi. Per l’ennesima volta. Stavolta l’ultima. Stavolta indietro non siamo riusciti a tornare (…). Quel che abbiamo fatto insieme è stato importante, e rimane. Il resto lo teniamo per noi. Il resto è il rispetto che dobbiamo alla nostra storia comune".

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