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È morto David Johansen, cantante dei New York Dolls: fu un’icona punk prima del punk

È morto a 73 anni David Johansen, cantante e fondatore dei New York Dolls, band che anticipò il punk.
A cura di Redazione Music
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David Johansen (Richard Creamer:Michael Ochs Archives:Getty Images)
David Johansen (Richard Creamer:Michael Ochs Archives:Getty Images)

I New York Dolls sono state una delle band rock più importanti degli anni 70, seminali rispetto al punk e al Glam Rock. E oggi nessuno dei suoi membri è più in vita, dopo la scomparsa del cantante David Johansen – morto a 75 anni – che ne fu fondatore e successivamente inventore del suo alter ego kitsch e pompadour, Buster Poindexter. Il cantante e pioniere è morto venerdì scorso nella sua casa di New York, stando a quanto  comunicato da portavoce della famiglia Jeff Kilgour: all'inizio del 2025 era stato rivelato che il cantante soffriva di un cancro allo stadio 4 e un tumore al cervello.

La band si fece conoscere per la sua musica che aveva anticipato il punk, riempiendo la New York di metà anni 70, come racconta perfettamente un libro come Please Kill me di Legs McNeil e Gillian McCain che fotografava quella scena nelle parole dei protagonisti. È proprio all'interno di questo libro che il cantante spiegava la nascita della band e soprattutto il modo originale di vestirsi, usando abiti femminili e usati, cotonandosi i capelli, truccandosi molto e usando molto glitter: "Non c’era dietro chissà quale processo intellettuale, quando fondammo i New York Dolls. Eravamo solo dei ragazzi che facevano le prove in un magazzino, e che avevano deciso di suonare insieme. Non so come cominciò la storia del glitter. Eravamo soltanto piuttosto ecologici, diciamo così, per quanto riguarda i vestiti. Eravamo sempre intenti a recuperare e indossare vecchi vestiti. Credo che lo avessero definito glitter rock perché alcuni dei ragazzini che venivano a vederci si mettevano del glitter sui capelli o sulla faccia". Dee Dee Ramone, dei Ramones disse: "Tutti gli altri cantanti del tempo copiavano David Johansen".

Riguardo la formazione della band, lo stesso Johansen disse: "Non c’era dietro chissà quale processo intellettuale, quando fondammo i New York Dolls. Eravamo solo dei ragazzi che facevano le prove in un magazzino, e che avevano deciso di suonare insieme. I Dolls erano formati dal sottoscritto alla voce, Johnny Thunders alla chitarra solista, Syl Sylvain alla chitarra ritmica, Arthur Kane al basso e Billy Murcia alle percussioni. Nessuno di noi disse agli altri: ‘Mettiti questo o fai quest’altro'". La band non era il massimo della tecnica, ma sono stati senza dubbio quella che si chiama una band seminale, in grado, appunto, di piantare i primi semi per quello che sarebbe successo subito dopo.

I New York Dolls, infatti, godettero quasi di un successo postumo, mentre i due album che pubblicarono (l'omonimo New York Dolls del 1973 e Too Much Too Soon dell'anno successivo) non ebbero un grande successo commerciale e in pochi anni nacquero e morirono a causa di conflitti interni e tossicodipendenza. Il fotografo e manager Leee Childers racconta che i concerti dei NYD erano un evento a se stante: "I Dolls crearono una grossa scena musicale e diventò molto di moda andarli a vedere. Non andavi solamente a vedere i Dolls – andavi a farti vedere, al concerto dei Dolls (…). Poi naturalmente c’erano David Bowie e Lou Reed, che guardavano e imparavano".

Negli anni 2000 fu Morrissey, ex cantante degli Smith a convincere la band a riorganizzarsi per il Meltdown Festival in Inghilterra, evento che portò alla pubblicazione di altri tre album. L'amore per l'arte nacque fin da piccolo, quando scriveva poesie e testi musicali, ascoltando di tutto, dall R&B a Janis Joplin e Otis Redding, fino alla formazione della band che prese il nome da un ospedale di giocattoli di Manhattan. Molti pensavano che avrebbero preso il posto dei Velvet Underground, ma così non fu. Negli anni 80, però, Johansen assunse il personaggio di Buster Poindexter, una lucertola da salotto in stile pompadour che ebbe successo con il singolo kitsch da festa "Hot, Hot, Hot" nel 1987.

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