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È morto Alberto Cavallari, l’artista che ritrasse l’orrore dei lager nazisti

L’artista Alberto Cavallari si è spento a Carpi alla vigilia del 25 aprile, aveva 91 anni. Sarà sempre ricordato per aver ritratto l’orrore dei campi di concentramento, dove fu internato. Una vita fortemente intrecciata con la storia della Liberazione in campo di concentramento e la sua storia si intrecciò profondamente con quella della Liberazione. Cavallari donò alla città di Carpi ben 56 opere, che oggi appartengono alle collezioni dei Musei di Palazzo dei Pio – nucleo del Museo Monumento al Deportato. Il sindaco di Carpi Alberto Bellelli: “Sono uomini e artisti come lui che ci consentono di riflettere e comprendere l’orrore di quegli anni di follia anche di scoprire quanta forza di volontà e voglia di farcela possono nascere dall’odio”.
A cura di Silvia Buffo
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L'arte di Cavallari, Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Carpi
L'arte di Cavallari, Museo Monumento al Deportato politico e razziale di Carpi

L'artista Alberto Cavallari si è spento a Carpi alla vigilia del 25 aprile, aveva 91 anni. Sarà sempre ricordato per aver ritratto l'orrore dei campi di concentramento, dove fu internato. Una vita fortemente intrecciata con la storia della Liberazione in campo di concentramento e la sua storia si intrecciò profondamente con quella della Liberazione. Cavallari donò alla città di Carpi ben 56  opere, che oggi appartengono alle collezioni dei Musei di Palazzo dei Pio – nucleo del Museo Monumento al Deportato. Il sindaco di Carpi Alberto Bellelli: "Sono uomini e artisti come lui che ci consentono di riflettere e comprendere l'orrore di quegli anni di follia anche di scoprire quanta forza di volontà e voglia di farcela possono nascere dall'odio".

Alberto Cavallari, classe 1924, pittore ferrarese di Bondeno ma modenese d'adozione, trascorse dal 1943 al 1945, trascorsi nei campi di concentramento. I due anni più lunghi della sua vita nei campi di Neubranderburg, Uttingen, Trier, Crewtzwald, Sarreguemines, Limburg e Buchenwald, proprio qui ritrasse gli orrori dei lager, raccontati sui volti di chi li subiva quotidianamente. L'artista li ritraeva su qualsiasi superficie possibile.

La formazione di Cavallari, fra pittura e grafica, si edificò negli anni della giovinezza quando studiava all'Istituto d'Arte Dosso Dossi di Ferrara. Ma è in prigionia nei Lager tedeschi che cominciò a disegnare. Il 1960 fu un anno particolare poiché si trasferì a Modena dedicandosi totalmente alla pittura. Collaborò per alcuni anni con Carlo Rambaldi e, trascorrendo molto tempo sulle sponde del Po, eseguì oltre trecento disegni. Nel 1974 Modena e Ferrara lo invitarono ad allestire l'esposizione antologica Dai Lager tedeschi al delta del Po.

Partecipò ad oltre 200 collettive, allestì molte mostre personali e conseguì numerosi premi nazionali. Espose tanto anche in Francia, Spagna, Svezia, Inghilterra e Russia. La sua produzione elaborò temi di figura, natura morta e paesaggio, filtrati dal suo tipico realismo introspettivo e accentuati da uno spiccato senso decorativo. La sua arte è una ricorrenza di sentimenti umani, dal disegno fermo e incisivo, come indagine delle interiorità individuali.

L’arte lo ha salvato dalle atrocità dei campi di concentramento tedeschi, durante la seconda guerra mondiale. Anche gli aguzzini amavano farsi ritrarre, magari affidandosi a un giovane talento in grado di produrre disegni anche su ‘carta da pacchi'. Pennini e matite salvarono Cavallari dalla disperazione.

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