Duchamp ‘re-made’. I ready-made a Roma
È proprio lui, Marcel Duchamp, “quello della fontana-orinatoio”: l’artista più discusso del ‘900 e non solo, se ancora oggi di tanto in tanto si mette in dubbio, per esempio, il valore artistico e intellettuale di Fontana, quell’orinatoio rovesciato eletto ad opera d’arte nel 1917 dall’irrefrenabile genio francese.
La Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, da oggi fino al 9 febbraio, omaggia Duchamp con una grande mostra che celebra i 50 anni dal suo viaggio in Italia e soprattutto i 100 anni dalla creazione del primo ready-made, la Ruota di bicicletta poggiata su uno sgabello, diventata icona del XX secolo e della contemporaneità.
Parlare di un’antologica non sarebbe del tutto corretto, perché alla Gnam, pur esponendo lavori datati dal 1902 al 1968, ci si concentra su aspetti precisi della produzione di Duchamp, ovvero sul suo rapporto con l’Italia e con collezionisti, critici e artisti italiani. Lo spunto per fare ciò proviene dalla collezione stessa della Galleria di Roma che nel 1997 ricevette la preziosa Donazione Schwarz, collezione del mecenate, critico e gallerista italiano Arturo Schwarz che comprendeva, tra l’altro, una settantina di opere di Marcel Duchamp, ora eccezionalmente esposte tutte insieme.
A Schwarz va un ulteriore inestimabile merito, cui è legato il nucleo dell’esposizione romana: si tratta della riedizione di 14 ready-made, realizzata sotto la supervisione e l’autenticazione dell’artista tra il 1964 e il 1965. Questa operazione, seppur attuata con fini commerciali, ha avuto conseguenze culturali enormi, consentendo di far circolare nuove edizioni di opere già acquisite dai musei o riproducendone altre che invece erano andate perdute (non dimentichiamo che la Ruota di bicicletta e lo Scolabottiglie erano stati gettati da una allora inconsapevole Suzanne, sorella di Marcel).
Ed ecco spiegato il titolo della mostra alla Gnam, Re-made in Italy, espressione che gioca sul ready-made e sull’appena citato ri-facimento in Italia di quelle opere. Opere che hanno rivoluzionato la storia dell’arte e del pensiero, “oggetti di serie promossi dalla scelta dell’artista alla dignità di oggetti d’arte”, che hanno inaugurato il processo di trasformazione del prodotto quotidiano in opera, ponendo domande sulla natura dell’arte e dell’artista e aprendo la strada al pensiero contemporaneo con intelligenza e sarcasmo.
I 14 ready-made re-made vennero esposti nel giugno 1965 in quelli che erano gli uffici della Gavina s.p.a. in via Condotti: l’illuminato imprenditore Dino Gavina per inaugurare i nuovi spazi del suo studio di design aveva scelto: “Per una volta niente mobili, solo le sedie Wassily di Breuer e i Ready-made di Duchamp: la Fontana, il Portacappelli, il Portabottiglie, eccetera. Insomma i pezzi classici di quel genio che aveva sconvolto l’arte del secolo e che mi aveva affascinato in maniera totale”. “È la più bella mostra che abbia mai avuto”, disse poi Duchamp quando giunse negli uffici Gavina poco prima dell’inaugurazione. Quell’allestimento era stato curato infatti da Carlo Scarpa, “un altro uomo di genio”.
Come una metamostra, il fulcro dell’esposizione alla Gnam racconta proprio l’importante personale romana di Duchamp del 1965, con la rievocazione dell’allestimento di Scarpa che non è però ricostruzione filologica, dal momento che si è lavorato su disegni e bozzetti, ma non sulle irreperibili foto delle opere allestite in loco. Così, due file di poltrone Wassily al centro della stanza e tutto intorno i principali ready-made di Duchamp fanno di questa sala la più bella della mostra alla Gnam, dove riflettere e sorridere tra lavori come Air de Paris, Fresh Widow, In Advance of Broken Arm, Why Not Sneeze Rose Sélavy?.
Nelle altre sale video, collage, disegni (tra cui quelli legati all’elaborazione del Grande Vetro), molte opere dedicate all’amato gioco degli scacchi e la straordinaria Boîte-en-valise, il “museo portatile”, quasi un’autobiografia di Duchamp che racchiuse in una borsa Louis Vuitton miniaturizzazioni della sua opera omnia, oggi per l'occasione dispiegata in un’ampia teca che permette di vedere i prototipi dei ready-made e le mini-riproduzioni degli altri lavori.
Duchamp in Italia comportò anche influenze sugli artisti italiani: in mostra infatti ci sono Baj, Baruchello, Patella, Vaccari, tra coloro che durante il suo soggiorno nella penisola accolsero Marcel letteralmente (esposta c’è anche la sua valigia lasciata a Roma a casa di Baruchello) o che lo hanno poi ripreso e citato nelle proprie opere.
Chiunque venisse in contatto con l’opera di Duchamp modificava il proprio modus operandi. Lui ha scatenato un nuovo modo di guardare alle cose, capovolgendole, un nuovo modo di pensare, con arguzia, ironia, originalità, coraggio. Dopo di lui, nulla è stato più come prima: è iniziato il contemporaneo.
Immagine principale: Marcel Duchamp, Fountain , 1917 (1964) [Fontana] ready-made: orinatoio di porcellana, cm 36 x 48 x 61, Roma, Galleria nazionale dʼarte moderna, inv. 9738 – 1998, dono di Arturo Schwarz, © Succession Marcel Duchamp, by SIAE 2013