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Dopo 400 anni svelato il significato della “Lettera del diavolo”

La lettera che nel 1676 Suor Maria Crocifissa avrebbe scritto sotto la dettatura di Belzebù ha appassionato scrittori come Tomasi di Lampedusa e Andrea Camilleri. Dopo oltre quattro secoli, un gruppo di scienziati catanesi ha individuato l’algoritmo per tradurne il significato.
A cura di Redazione Cultura
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Un algoritmo riesce laddove studiosi di ogni epoca non ce l'hanno fatta. La famigerata e terribile "Lettera del diavolo", avvolte nel mistero e nel silenzio per oltre quattro secoli, finalmente oggi svela il suo atroce significato, grazie a un gruppo di fisici e informatici del Ludum Science Center di Catania. La lettera fu scritta l'11 agosto del 1676, nella notte da Isabella Tommasi, così si chiamava la donna che prima di diventare suora, raccontò alle consorelle del monastero di Palma di Montechiaro, in provincia di Agrigento, che una notte era stata visitata da un gruppo di demoni e, dopo una lunga lotta, avrebbe vergato quelle parole.

Così vuole la storia. O leggenda, se preferita. Ma la lettera del diavolo è un fatto molto più serio e curioso di quanto si pensi. Perché il mistero su come fosse stato possibile che una suorina (Isabella prese i voti e coi voti il nome di suor Maria Crocifissa) avesse scritto una lettera combinando elementi di diversi alfabeti, da quello greco a latino a quello runico e degli yazidi. E così, seguendo la pista degli alfabeti potenzialmente alla portata della suora, il gruppo di studiosi catanesi è riuscito a creare un algoritmo che oggi ci svela il significato della lettera:

Abbiamo inserito nel programma l’alfabeto greco, quello latino, quello runico (delle antiche popolazioni germaniche) e quello degli yazidi, il popolo considerato adoratore del diavolo che abitò il Sinjar iracheno prima della comparsa dell’Islam, tutti alfabeti che suor Maria Crocifissa poteva avere visto o conosciuto. L’algoritmo prima individua i caratteri che si ripetono uguali, poi li compara con i segni alfabetici più simili nelle varie lingue.

Ma cosa c'è scritto nelle poche righe della lettera che sarebbe frutto dello scontro tra Suor Maria Crocifissa e Belzebù in quella fatale notte siciliana del 1676? Poche frasi, al momento, ma significative:

"Forse ormai certo Stige", dove lo Stige è uno dei fiumi degli Inferi. Altra frase tradotta: "Poiché Dio Cristo Zoroastro seguono le vie antiche e sarte cucite dagli uomini, Ohimé". E ancora: "Un Dio che sento liberare i mortali".

Per gli esperti del centro catanese, in ogni caso, la risposta al mistero della lettera del diavolo sarebbe molto meno complessa di quanto finora tutti avevano ipotizzato. Probabilmente il contenuto della lettera è frutto della fantasia della suora, forse non così convinta di prendere i voti, che si sarebbe divertita a creare un alfabeto "mischiando simboli che conosceva" perché "la donna potrebbe avere sofferto di un disturbo bipolare, allora non c’erano farmaci né diagnosi psichiatriche. Certamente c’era il diavolo nella sua testa".

Bisognerebbe avvertire il Vaticano, perché la Chiesa intanto aveva già fatto Suor Maria beata per lo scontro avuto col diavolo. Secondo la versione canonica, la lettera sarebbe il frutto di una lotta contro il maligno che aveva l'intenzione di lasciare un messaggio a Dio per indurlo ad abbandonare gli uomini ai loro peccati e al suo abbraccio mortale.

Un'ultima curiosità. Negli anni, il mistero della lettera ha appassionato scrittori come Tomasi di Lampedusa, pronipote della suora, e Andrea Camilleri, oltre ad aver indotto La Domenica del Corriere a bandire tra serio e faceto un concorso, negli anni Sessanta, promettendo un soggiorno di un mese ad Agrigento per chi riuscisse a tradurre la lettera.

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