Don Carlo alla prima della Scala: la trama dell’opera di Giuseppe Verdi
Questa sera andrà in scena, per la prima della Scala, l'opera di Giuseppe Verdi "Don Carlo" diretto dal Maestro Riccardo Chailly che dirigerà "il superbo dramma politico schilleriano composto per Parigi e riadattato per la Scala da Verdi" come si legge nella nota del Teatro milanese che sottolinea come l'opera sia stata un appuntamento immancabile per i Maestri scaligeri, da Tullio Serafin ad Arturo Toscanini fino a Claudio Abbado, che lo diresse due volte per il 7 dicembre nel 1968 e 1977, e Riccardo Muti. L'opera si muove su tre linee, il contrasto tra oadre e figlio, ovvero Filippo II di Spagna, il padre, e Don Carlo, quello tra due concezioni politiche diverse che si materializza nel confronto tra Rodrigo, il Marchese di Posa e Filippo II e infine il contrasto Stato-Chiesa. L'opera sarà visibile in diretta su Rai1 a partire dalle 17.45 e su Raiplay, in replica, per 15 giorni oltre a poterla ascoltare su Radio Tre e in uno speciale su raiNews 24.
La trama di Don Carlo, l'opera di Giuseppe Verdi
Atto primo – Parte prima
Questa prima parte del primo atto si apre al chiostro del convento di San Giusto dove Don Carlo, infante di Spagna ricorda l’amata Elisabetta di Valois, che fu sua promessa sposa e adesso è moglie del padre, Filippo II e quindi Regina di Spagna. Don Carlo incontra Rodrigo, marchese di Posa, che è di ritorno dalle Fiandre, dove la popolazione si è sollevata contro la Spagna, per la felicità di Don Carlo che, intanto, confida all'amico le sue pene d'amore e in risposta ha l'invito a recarsi nelle Fiandre per placare le persecuzioni religiose. Alla fine delle confidenze i due si promettono reciproca amicizia, proprio mentre la coppia reale fa il suo ingresso per entrare al convento
Atto primo – Parte seconda
Alle porte del chiostro di San Giusto le dame di corte attendono la regina che, quando arriva, incontra il Marchese di Posa che le dà una lettera inviatale dalla madre e, di nascosto, un biglietto in cui Carlo la prega di affidarsi a Rodrigo che la invita "a incontrare il figlio e a perorarne la causa presso il re". Intanto la principessa d'Eboli, che l'aveva accolta cantando "crede di riconoscere nell’agitato stato d’animo di Carlo ‘che ella segretamente ama' una prova d’amore nei suoi confronti". A quel punto Don Carlo chiede a Elisabetta di intercedere col Re per mandarlo nelle Fiandre, richiesta che diventa una dichiarazione d'amore, interrotta, però, dalla Regina. Don Carlo va via disperato ed Elisabetta implora l'aiuto divino, a quel punto, però, arriva il Re che, trovata la moglie senza seguito reale bandisce la contessa d’Aremberg, rea di essersi allontanata dalla sovrana, e ordina a Rodrigo di restare con lui. Quest'ultimo coglie l'occasione per raccontargli la situazione delle Fiandre, chiedendo di concedere l'autonomia a quei territori, ma la richiesta cade nel vuoto, anche perché gli ricorda il terribile potere del Grande inquisitore. In quel momento, però, Filippo si confida al marchese, dicendogli di essere consapevole del legame tra il figlio e la moglie e gli chiede di sorvegliarli, richiesta accolta con gioia
Atto secondo – Parte prima
Il secondo atto comincia nei giardini della regina a Madrid, quando durante il ballo della regina, Elisabetta, affaticata, chiede a Eboli di prendere il suo posto, travestendosi da lei. Eboli coglie l'occasione per inviare un biglietto galante a Carlo invitandolo a un appuntamento a cui l'uomo si presenta, pensando di trovare Elisabetta. Quando Carlo si ritrova la principessa, che gli dichiara il proprio amore, resta stupito e Eboli capisce che esiste un rapporto che lega la regina a Carlo e, colta dalla gelosia, promette vendetta. Benché Rodrigo provi a dissuaderla, giustificando l'amico e minacciandola di morte, non riesce nell'intento e contestualmente invita Carlo a consegnargli i documenti provenienti dalle Fiandre, che tiene presso di sé.
Atto secondo – Parte seconda
Nella piazza dinanzi alla Basilica Reale di Nuestra Señora de Atocha il popolo canta la propria gioia, mentre i frati conducono al rogo i condannati dal Santo Uffizio. Dopo l’ingresso della corte, un gruppo di fiamminghi guidati da Carlo si getta ai piedi del sovrano, invocando giustizia per la propria patria. Filippo II però non gli dà udienza e ordina di allontanare i ribelli. Carlo chiede invano di essere inviato nelle Fiandre e il rifiuto lo porta a sguainare la spada al fianco dei ribelli e del popolo fiammingo, ma viene disarmato. Solo l'intervento di Rodrigo riesce a evitare uno scontro diretto, togliendo la spada all'amico e consegnandola al Re e permettendo che il corteo continui il suo cammino per assistere al supplizio degli eretici.
Atto terzo – Parte prima
Questo terzo atto si apre nel gabinetto del re a Madrid, mentre Filippo medita sulle difficoltà della vita di un sovrano e richiede una punizione per il figlio al Grande inquisitore che, a sua volta, propone la condanna di Rodrigo, colpevole della ribellione di Carlo. Questa controproposta porta allo scontro tra i due, perché il Re non vuole la punizione di Rodrigo e si ritrova nuovamente solo. La Regina, intanto, denuncia la scomparsa di uno scrigno che conteneva un ritratto di Carlo e che la principessa di Eboli aveva consegnato di nascosto al Re per ottenere la propria vendetta: Filippo accusa Elisabetta di adulterio. A quel punto arrivano Eboli, distrutta dai rimorsi e Rodrigo che pensa che solo a costo della propria vita potrà risolvere la situazione, intanto la Regina caccia Eboli che si ripromette di salvare Carlo dal pericolo che lo minaccia.
Atto terzo – Parte seconda
Siamo nella prigione dove è stato rinchiuso Don Carlo a cui Rodrigo annuncia che presto sarà libero: per scagionarlo da ogni colpa, egli si è fatto trovare in possesso dei documenti che l’infante gli aveva affidato. Rodrigo muore colpito da un colpo d’archibugio ma riesce ad annunciare a Carlo il prossimo incontro con Elisabetta nel convento di San Giusto e gli raccomanda la causa fiamminga. Quando il Re arriva in carcere per liberare il figlio, viene accusato da quest'ultimo di essere stato il mandante dell'omicidio, dicendogli che Rodrigo si era sacrificato per lui, ma anche il Re piange la morte del Marchese di Posa. La folla, riunitasi fuori dalla prigione, indignata per gli orrori del regno di Spagna irrompe nella prigione e solo "l’improvvisa apparizione del Grande inquisitore riesce a domare la rabbia del popolo, che si inginocchia dinnanzi al sovrano".
Atto quarto
Siamo di nuovo nel chiostro del convento di San Giusto con Elisabetta che evoca le gioie della fanciullezza e il suo amore per Carlo a cui dà l'ultimo addio, visto che Carlo è pronto a recarsi nelle Fiandre dove combatterà per la libertà. Un addio, però, interrotto dall'arrivo di Filippo, del Grande inquisitore e delle guardie del Santo Uffizio, ma quando Carlo sta per essere tratto in arresto arriverà Carlo V che, tra il terrore dei presenti afferra il nipote e lo trascina con sé.
I personaggi presenti nell'opera
I protagonisti di quest'opera sono:
- Filippo II, Re di Spagna – Michele Pertusi
- Don Carlo, Infante di Spagna – Francesco Meli
- Rodrigo, Marchese di Posa – Luca Salsi
- Il Grande Inquisitore – Jongmin Park
- Un Frate – Jongmin Park
- Il Frate (Carlo Quinto) – Huanhong Li
- Elisabetta di Valois Anna Netrebko (10, 13, 16, 19, 22 dic.) e Maria José Siri (30 dic., 2 gen.)
- La Principessa d’Eboli Elīna Garanča (10, 13, 16, 19, 22 dic.) e Veronica Simeoni (30 dic., 2 gen.)
- Tebaldo, paggio d’Elisabetta – Elisa Verzier
- Il conte di Lerma / Un araldo reale Jinxu Xiahou
- Una voce dal cielo Rosalia Cid
- Deputati fiamminghi – Chao Liu, Wonjun Jo, Huanhong Li, Giuseppe De Luca, Xhieldo Hyseni, Neven Crnić
Quale versione è stata scelta per la prima della Scala
Quella che andrà in scena al Teatro alla Scala di Milano per la Prima della stagione è il riadattamento di Verdi dell'opera di Schiller che rispetto all'opera originale eliminò il primo atto dai cinque originali e i ballabili. Con il titolo di "Don Carlo" quest'opera in quattro atti fu presentata alla Scala il 10 gennaio 1884 ed è, oggi, la versione più rappresentata.