video suggerito
video suggerito

Doisneau e Parigi alla Reggia di Caserta. Immagini e racconti del fotografo francese

Gli scatti di Robert Doisneau adornano le sale degli Appartamenti storici vanvitelliani fino al 23 settembre: un’occasione per guardare la Ville Lumière con gli occhi di chi l’ha esplorata, vissuta e amata.
A cura di Gabriella Valente
175 CONDIVISIONI
Immagine

È considerato il fotografo di Parigi per eccellenza, è noto agli esperti e ai profani, ai conoscitori ferrati e ai semplici appassionati. È Robert Doisneau (1912-1994), l’autore del celeberrimo Bacio dell'Hotel de Ville, lo scatto che ha emozionato e continua ad emozionare diverse generazioni di spettatori in tutto il mondo.

Selezione per il Concert Mayal, 1952_© atelier Robert Doisneau
Selezione per il Concert Mayal, 1952_© atelier Robert Doisneau

Quel Bacio dell'Hotel de Ville è ora esibito alla Reggia di Caserta nella mostra Robert Doisneau – Paris en liberté, che, dopo il successo ottenuto a Milano e Roma, è allestita negli Appartamenti storici del Palazzo Vanvitelliano fino al 23 settembre, a ravvivare uno dei siti culturali più importanti d’Italia. Esposte ci sono 200 fotografie originali, realizzate tra il 1934 e il 1991 e raccolte oggi grazie all’Atelier Doisneau, il ricchissimo archivio ufficiale del fotografo, gestito dalle sue due figlie a Montrouge, nell’Île-de-France, in quello che fu lo studio di Robert per oltre 50 anni.

Pont d'Iéna, 1945_© atelier Robert Doisneau
Pont d'Iéna, 1945_© atelier Robert Doisneau

Divise per nuclei tematici, le fotografie esposte conducono il visitatore per le strade di una Parigi oggi perduta, a scoprire scorci inediti, accadimenti originali e istanti irripetibili, in un tono che sa essere perdutamente romantico ma anche ironicamente irriverente. Le visioni composte ed eleganti, di lettura immediata, semplice e d’impatto, tali da coinvolgere anche il meno attento degli osservatori, sono il segreto del grande successo. Il bianco e nero è scelta esclusiva e rigorosa per Doisneau ed è anche lì che probabilmente risiede quel tocco poetico che tanto affascina gli estimatori del fotografo. Lungo la Senna, nei giardini, per le strade del centro, nella periferia, nei bistrot, negli atelier o nelle gallerie, il soggetto di Doisneau è la vita degli abitanti di Parigi, colta nella loro immediatezza o talvolta reinventata, proprio come nel caso della fotografia all’Hotel de Ville, per la quale l’autore, come un regista, ha preordinato quel bacio.

Autoportrait au Rolleiflex, 1947_© atelier Robert Doisneau
Autoportrait au Rolleiflex, 1947_© atelier Robert Doisneau

“Ho molto camminato per Parigi, prima sul pavè e poi sull’asfalto, solcando in lungo e in largo per mezzo secolo la città”, scrive il fotografo in un testo del 1984 dove spiega che la sua attività non ebbe mai una premeditata missione documentaristica, di testimonianza per le generazioni future, ma, au contraire, fu sempre guidata dall’istinto e dal piacere. “A mettermi in moto è sempre stata la luce del mattino, mai il ragionamento. D’altronde che c’era di ragionevole nell’essere innamorato di quello che vedevo?”. E aggiunge: “I gesti della vita vengono compiuti con semplicità e i volti di coloro che al mattino si alzano presto sono commoventi. Ti fanno squagliare di tenerezza”.

Con sorpresa e interesse scopriamo il lato ribelle di questo artista dall'animo romantico, che dichiara: “Disobbedire mi sembra una funzione vitale e devo dire che non me ne sono mai privato”. Prima di raggiungere la fama nel circuito delle gallerie d’arte, Robert lavorò per lo studio fotografico di una casa farmaceutica, in seguito per le officine Renault e poi per diverse riviste, ma la sua passione per la fotografia ‘umanista’ era già sviluppata e ampiamente coltivata, tanto che lui stesso dichiara di aver scattato molte fotografie durante le ore rubate ai suoi vari datori di lavoro, e non a caso in quegli anni fu licenziato da uno dei suoi impieghi per assenteismo.

“ La bellezza, per commuovere, dev’essere effimera. ”
Robert Doisneau
La fotografia come necessità, dunque: vedere, scoprire, immortalare la realtà erano per Doisneau esigenze irrinunciabili. E, come è evidente dai suoi scatti, quanto più il momento immortalato era fugace tanto più l’immagine per lui risultava bella. “Vedere, a volte, significa costruirsi, con i mezzi a disposizione, un teatrino e aspettare gli attori. […] Dopodiché la messa in scena viene improvvisata all’insegna della fugacità”. Una messinscena imprevista ed effimera può offrirsi all’occhio che attende pazientemente: “Bisogna avere il coraggio di piazzarsi in un punto e di restarci immobili: e non per qualche minuto, ma per un’ora buona, magari anche due”. Così, dalla ricerca, dal desiderio, dall’attesa e dalla concentrazione, nel tempo di uno scatto nascono capolavori.

175 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views