Ditonellapiaga: “Sono una cantautrice che fa pop ed elettronica, ma alcuni ancora non capiscono”

Ditonellapiaga ha pubblicato il suo secondo album, Flash, che porta avanti il suo progetto cantautorale esploso con Sanremo e consolidato dalla Targa Tenco per il primo lavoro.
A cura di Francesco Raiola
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Ditonellapiaga (Francesco Galgano x Fanpage)
Ditonellapiaga (Francesco Galgano x Fanpage)

Ditonellapiaga ha trovato popolarità grazie al Festival di Sanremo e alla partecipazione con Donatella Rettore con Chimica. Eppure la cantautrice già da anni scriveva e componeva mescolando il pop all'elettronica e alla dance e l'album Camouflage servì proprio a dimostrare cosa poteva fare e le valse la Targa Tenco come migliore opera prima. Due anni dopo quell'album la cantautrice ha pubblicato Flash, un album in cui spazia ancora di più a livello sonoro, e facendosi accompagnare anche da alcuni colleghi, da ComaCose a Fulminacci, Gaia e Whitemary.

Qualcuno ha detto che sei scomparsa, mi pare, piuttosto, che ti sia presa il tempo normale tra la fine di un album, il tour, la scrittura, no?

Penso che fosse un tempo necessario per me. Ogni tanto penso anche al fatto che siccome è tutto molto veloce, bisogna semplicemente, strategicamente, portarsi avanti, quindi quando fai un disco c'è un momento in cui scrivi e devi dilazionare meglio le uscite senza avere l'ansia di dover per forza far uscire qualcosa. Il punto, per me, è che se non hai niente da fare uscire è meglio stare zitto e io in quel momento non avevo niente da pubblicare perché non avevo niente da dire, non avevo avuto il tempo di pensare a cosa stavo vivendo e quindi ho preferito starmene zitta e solo successivamente elaborare tutto quello che mi era successo e scrivere da me un nuovo disco. Anche perché le canzoni me le scrivono da sola, quindi ovviamente ho bisogno anche di tempo per scrivere, appunto, e per metabolizzare le cose che succedono.

Alcuni tuoi colleghi dicono di scrivere mentre sono in tour, tu invece hai bisogno di tranquillità?

Sì, sono un po' pigra, ho bisogno delle mie comfort zone, tra l'altro una cosa che mi caratterizza come persona è il fatto che nonostante la mia vita sia molto come quella di ogni cantante e artista – quindi un po' scombinata perché sei sempre in giro – io sono tipo un cane, cioè ho bisogno delle mie certezze. Poi ci sono dei pezzi che scrivo anche in tour, ogni tanto, perché casomai mi viene in mente un'idea, però poi quando sviluppo tutto il progetto ho bisogno di un po' di calma.

E quindi Flash come comincia? Quando hai pensato che stesse nascendo qualcosa?

Quando è finito il tour a metà ottobre. Dopo Sanremo, infatti, ho fatto una quarantina di date, che sono bellissime ma sono anche molto impegnative, poi io non mi risparmio, quindi il tempo per fare le cose è sempre poco e sinceramente da metà ottobre fino a fine febbraio ho fatto tutt'altro: il trasloco, ho cambiato casa, ho girato per mercatini, ho letto, sono un po' partita, ho ascoltato tanta musica, cosa che magari non faccio quando scrivo perché voglio avere l'orecchio un po' più libero. Mi sono presa proprio del tempo per ricaricarmi e poi da marzo ho iniziato a raccogliere tutte queste cose che mi erano successe, sia emotivamente che a livello di ispirazione artistiche, nel disco.

Qual è stato il primo pezzo che hai chiuso?

Penso che uno dei primi pezzi che ho scritto è "Tu con me hai chiuso", che è una sorta di revenge song dal sound pop-rock teen e forse è quello il primo che mi ha fatto dire "Ah, forse sono queste le sonorità che cerco". Poi sono nati altri pezzi molto più rock rispetto a quello che avevo fatto prima e secondo me un po' questo pezzo ha dato il là a tutto il resto del disco a livello di suono.

Quel pezzo mi ha ricordato un po’ Levante, in particolare Memo dove canta “Ritrovarsi abbracciati per anni e odiarsi all'improvviso, ed io ti amavo poco fa pochi minuti fa ti avevo qui vicino a me poi siamo stati l'incrocio di due sguardi perfetti e sconosciuti. L'amore ci ha cambiati, l'amore ci ha lasciati”.

Sì, a volte le cose si trasformano in pochissimo tempo e quelle che ti facevano stare bene a un certo punto ti fanno stare malissimo, però è difficile tagliare la corda. È un po' anche un incentivo alle persone che la ascoltano ad aprire gli occhi. Tra l'altro questa canzone non è su di me, ma è la storia di una mia amica, però è una cosa che comunque abbiamo vissuto tutti, quindi quando l'ho scritta mi ci sono immedesimata anche perché l'ho vissuto molto anch'io quando ero più giovane.

Da una parte riprende il Camouflage, però è un album, come dicevi tu, variegato. Tu hai una serie di produttori, quanto ti piace lavorare con loro e quanto incidi materialmente su queste produzioni?

Purtroppo per loro sono una rompiballe, una grandissima rompiballe. Tendenzialmente lo faccio perché le cose che canto devono rispecchiarmi a livello sonoro in tutto, do delle direttive molto precise su tante cose, quindi è, sì, un lavoro molto di squadra, però io ci sono sempre, è raro, forse è impossibile, che io non ci sia quando lavoriamo alla produzione, anche se non devo fare materialmente niente.

Quanto il passaggio post Sanremo ha inciso su quello che si è diventata?

Tanto, nel senso che prima la musica era una passione e basta, anche a livello di tempo, era una cosa che potevo concedermi quando non dovevo fare altro, tipo lavoricchiare per mantenermi un po' e soprattutto era una cosa che facevo quando ero ispirata, quindi mi succedeva una cosa e scrivevo una canzone. O vivi la vita di Hemingway, oppure se vivi una vita tipo la mia, che è una vita abbastanza normale, devi un po' andartela a ricercare. Quando la musica diventa un lavoro è proprio questo, secondo me, la cosa che bisogna imparare e che io ho imparato anche con grande gioia: devi stimolarti costantemente con storie che non sono tue, con ricerca di nuove sonorità, questo è cambiato molto, ma ci sono anche degli aspetti negativi, come le pressioni. A cambiare soprattutto, però, è stato il mio rapporto con il giudizio degli altri, tutti i messaggi che ti arrivano, o il percepito, tipo quando ti chiedi: cosa penseranno gli altri di me? Il rapporto con l'ego va un po' ad alti e bassi, un momento ti senti fighissima, quello dopo ti senti da buttare, però vabbè è così…

I tuoi come l’hanno preso "È tutto vero" in cui citi tua madre, tuo padre e tua sorella?

Mia sorella non esiste, partiamo da qua. Io non ho una sorella, però nella frase mi funzionava tantissimo metterla, alla fine, magari, sono le mie amiche. Dalla parte di mio padre c'è una famiglia molto accogliente, mentre da parte di mia madre è accogliente però anche molto critica, per il mio bene, sostengono. Quindi il rapporto con il giudizio mi accompagna da quando sono piccola e ogni tanto quando sto in ansia mi viene il bolo isterico, sai cos'è?

No.

È tipo il nodo alla gola, quindi quando devi cantare è difficilissimo perché ti stringe sempre. Però a un certo punto mi sono detta: "Oh, mi viene, ci devo convivere".

Insomma, ti sei scelta il lavoro giusto. Quando ci approcciamo a un album, c'è l'io che racconta la storia e poi c'è l'artista: quanto queste due cose coincidono?

Ci sono dei brani che sono molto molto personali, tipo Fossi come te, Come prima, anche Non resisto è un brano autobiografico perché quell'ossessione per la persona che ti piace ce l'ho, ce l'ho avuta, e ce l'ho tutt'ora, quindi ogni brano, anche se ha delle storie non legate alla mia vita ha sempre molto di me, non solo nella creatività, ma anche delle immagini che, sebbene la storia non sia mia, infilo. Credo che in questo disco ci sia più verità rispetto a quello precedente perché è un po' meno teatrale, ho scelto di fare delle canzoni un po' più canzoni sincere, meno storie raccontate; mi piace moltissimo l'aspetto teatrale, l'ho un po' ripreso, lo riprenderò sicuramente però ho voluto sperimentare anche una cosa un po' diversa.

Tu hai fatto il DAMS, no?

Sì, ho fatto il DAMS e mi è servito a fare tutto tranne che l'attrice.

Ti è servito sul palco questa cosa?

Tantissimo, devo dire, è stata una scuola che mi ha dato tantissimo perché era una specie di DAMS, ma anche Accademia di recitazione, facevamo tantissime cose e questo studio mi ha aiutato a essere un po' più capace di avere una visione un po' più trasversale, non soltanto musicale.

Questione featuring: tutti fanno sempre gli stessi featuring e tutti se li scambiano. Tu hai scelto artisti che non sempre troviamo, penso a Whitemary, neanche i Coma_Cose, c'è La rappresentazione di lista che non figura come featuring ma ha scritto insieme a te Mary, poi ci sono Fulminacci e Gaia…

Diciamo che per i feat ho scelto tutte persone che stimavo molto musicalmente come credo facciano tutte le persone che scelgono di fare un feat con qualcuno…

Mmm…

Dici di no? Io perlomeno ho scelto tutte le persone che stimavo molto e soprattutto il brano mi chiamava proprio quel tipo di vocalità, scrittura, approccio al beat. Per esempio, nel caso di Gaia ricordo che il suono è proprio quello, cioè l'ho proprio vista ballare – spesso dico che l'ho visto twerkare, perché lei è bravissima a twerkare – e su quel pezzo è perfetta. Pure Filippo (Fulminacci, ndr), il pezzo è intimo, molto toccante e quindi lo volevo affidare a qualcuno che avrebbe sicuramente maneggiato questa cosa con cura, perché lui ha una penna delicatissima, ha scritto proprio una poesia. Coma_Cose vabbè, a me sembrava più un pezzo loro che un pezzo mio, inizialmente, quando l'ho scritto, quindi ho detto "Perfetti!" e poi abbiamo Bianca (Whitemary, ndr) che spacca, è fortissima. Lei è stata forse la persona che ha messo più mano al pezzo quando l'abbiamo scritto: con gli altri ho lavorato sulla loro strofa, l'hanno scritta e poi si sono aggiunti, lei ha fatto la produzione e il fatto che lei abbia aggiunto delle cose alla produzione ha cambiato tantissimo.

Tipo?

Per esempio, ha aggiunto una linea di basso che quando l'abbiamo sentita abbiamo detto che era una bomba atomica, era bellissimo. E lo ha fatto con questo suo modo di scrivere molto intrigante, sempre con questo lessico molto ricercato, evocativo, secondo me ha un testo fichissimo e soprattutto ha fatto una strumentale che è una bomba.

In questi ultimi anni, nella discografia italiana, siamo tornati a parlare di cantautrici…

Io mi sento veramente fortunata a vivere in un momento storico che secondo me è in crescita a livello di esposizione della musica al femminile. Mi sento di dire che ci stiamo finalmente facendo valere. Per quanto riguarda il cantautorato, quando dico che sono una cantautrice la gente si immagina soltanto la chitarrina o l'ukulele, e va benissimo! Però il fatto che io faccia pop e della musica un po' più elettronica e dance non svaluta il fatto che io mi scriva le canzoni da sola, che i testi sono miei, che ci metto il mio in questa roba qui, non lo so, a volte la cantautrice se lo scordano perché è pop e quindi non conta, a volte vorrei che fosse un po' più riconosciuto perché ci sono un sacco di cantautrici fortissime che però hanno un progetto che non prevede per forza l'ukulele.

Come è cambiata la vita del tour dopo Sanremo, lo stare sul palco, il fare anche posti più grandi?

Io mi sono fatta tanta gavetta, quando ero più pischella, in duo, andavo anche negli autogrill, quindi insomma è cambiato tanto.

Cos'è questa cosa degli autogrill?

Mi è successo di suonare alle tre di notte a questa festa in un Autogrill, quindi insomma un po' di cose così le ho fatte ai tempi. Adesso mi sento di dire che se potessi farei sempre di più, purtroppo è difficile perché i budget sono quelli che sono, la mia realtà è comunque una realtà ancora emergente, però se potessi vorrei spaccare tutto: boom, fuochi, ballerini… anche perché sono una gran lavoratrice, da questo punto di vista, mi ci impegno tantissimo, per me il live è una cosa fondamentale, deve essere uno spettacolo a tutto tondo, quindi do tutto. Di base credo che il tour sia il momento in cui un artista scopre chi ascolta le proprie canzoni, che è una cosa interessante se ti va bene.

Il tuo che pubblico è?

Io ho un pubblico stupendo, cioè sono proprio contenta perché sono persone innamorate della musica, hanno gli occhi a cuore quando facciamo i concerti e quindi è sempre un momento bello. A me ha dato tantissimo vedere in faccia le persone che mi ascoltano, forse è la cosa che è cambiata di più, perché prima erano persone a caso che passavano di lì e mi ascoltavano, adesso invece sono persone che sanno perfettamente chi sono.

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