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Diss Gacha: “Che orgoglio essere citato dalla Treccani e collaborare con Wiz Khalifa”

Diss Gacha, aka Gabriele Pastero, è una delle penne rap più riconoscibili in Italia. Lo scorso 31 maggio ha pubblicato il primo episodio del suo nuovo capitolo musicale Cultura italiana. Qui l’intervista.
A cura di Vincenzo Nasto
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Diss Gacha, 2024
Diss Gacha, 2024

Diss Gacha, aka Gabriele Pastero, ha pubblicato lo scorso 31 maggio il suo nuovo album Cultura Italiana pt.1. Il primo episodio di un nuovo capitolo musicale per il rapper torinese, che si fregia anche della presenza di Wiz Khalifa tra gli ospiti: si tratta della prima apparizione del rapper di Pittsburgh in un feat italiano, un richiamo alla California e alle "vibe della West Coast", uno dei tratti identitari della sua musica, prodotta da Sala. Diss Gacha è uscito anche dal contenitore della musica, grazie al dizionario Treccani, che ha citato il suo slang, il suo fonosimbolismo, come uno degli aspetti più evidenti nel cambio di registro linguistico, non solo musicale. Ma Cultura Italiana pt.1 è anche un momento di racconto personale, una novità nella narrazione musicale dell'autore: "Credo sia stato apprezzato anche il mio volermi aprire come persona. Ho portato qualcosa di nuovo che mi fa stare bene". Qui l'intervista a Diss Gacha.

Come stai vivendo l'uscita di Cultura Italiana pt.1?

Io sto benissimo, sono a Parigi perché volevo staccare per una settimana tra la lavorazione della prima parte del progetto. Mi sto godendo le cose molto bene, anche perché questa volta non mi sono dato aspettative. Abbiamo avuto i nostri piccoli risultati e significa che il nostro lavoro viene apprezzato.

C'è qualcosa che ti ha colpito dell'accoglienza del pubblico?

Sì, per esempio sotto qualsiasi post sull'album non ho trovato commenti negativi. Ed è molto difficile in Italia, soprattutto con chi legge solo gli articoli e magari non ascolta la musica. Credo sia stato apprezzato anche il mio volermi aprire come persona. Ho portato qualcosa di nuovo che mi fa stare bene.

Quanto conta l'aspetto della riconoscibilità, sia musicale che nel linguaggio utilizzato nella tua musica? Come siete riusciti con Sala a trovare questa dimensione?

Abbiamo deciso che avremmo voluto portare in Italia qualcosa che non c'era. Basta pensare all'utilizzo dei cori gospel che contraddistingue il progetto, ma anche sfumature diverse nel testo. Ho deciso semplicemente di raccontare me stesso e poi, nello slang, ho voluto utilizzare termini nuovi, anche perché le persone avrebbero potuto stancarsi di ascoltare sempre gli stessi.

Un progetto che raggiunge una certa solennità, anche grazie al gospel, ma rispetto a Cultura quali credi siano gli elementi che differenziano i due progetti?

Uno stato di tranquillità maggiore, anche perché le persone mi stanno capendo e si stanno riconoscendo nel mio viaggio.

In 2 minuti e 10 secondi canti: "Essere egoista alle volte è la cosa più giusta che puoi fare, ma non so dove mi porterà".

Sono sempre stato una persona che si spende per gli altri, che cerca di accontentarli più che accontentare sé stesso. Ho passato veramente tanto tempo così, ma mi sono accorto che l'egoismo, quello sano, mi aiuta a godere al massimo delle cose.

Ritornando al concetto di riconoscibilità, come hai preso la citazione del dizionario Treccani sull'importanza del fonosimbolismo nella tua musica?

Mi ha reso orgoglioso, mi ha fatto proprio stare bene. Poi mi ha anche aperto un punto di vista diverso, anche perché fino a quel momento avevo la sensazione di essere il solo a esser convinto di ciò che stavo facendo. La citazione mi ha convinto che è il percorso giusto quello che sto facendo ed è poi quel tipo di riconoscibilità che puoi utilizzare in situazioni lontane dalla tua zona di comfort.

Come ha pesato invece sul riconoscimento del tuo linguaggio?

Tutti vorrebbero aver a che fare con la Treccani, anche perché noi lavoriamo con le parole e questo riconoscimento è qualcosa di incredibile.

E invece cosa rappresenta, anche a livello simbolico, la presenza delle ad-lib nella tua musica?

Mi fanno sentire bene con me stesso, nella mia zona, nella mia vibe.

E invece come ti ha fatto sentire essere il primo artista che ha portato un artista come Wiz Khalifa in Italia? È anche un modo per riflettere le vibe californiane del disco?

Sì, anche se lui viene da Pittsburgh ma si è poi trasferito a LA e ha portato il suono West Coast. È un po' la cifra del nostro progetto, la musica che mi piace ascoltare. È anche un riconoscimento per il percorso, un segno del lavoro che sto facendo. Magari fino a 5/6 mesi fa, non avrei nemmeno sperato in una cosa del genere.

E poi com'è nata?

È stata una trafila lunga, anche perché avevamo dei contatti in comune ma non è sempre immediato. Poi ho ricevuto ottimi feedback da loro sul pezzo. Fa strano per me pensare a una cosa del genere, vengo da un paesino di 10mila persone.

E cosa bisogna attendersi di diverso dagli appuntamenti live?

L'obiettivo numero uno è sicuramente portare un format dal vivo, per esempio sarebbe bello inserire i cori gospel. Mentre per i miei dj set, con questo nuovo disco ho la possibilità di preparare sicuramente uno show più vasto rispetto a quello di prima. Sono alla ricerca di un equilibrio tra le hit e alcuni brani più lenti, più intimi.

Il tour estivo di Diss Gacha

  • 08/06 – Pattaya – Camposanto (MO)
  • 15/06 – Nameless Music Festival – Annone di Brianza (LC)
  • 20/06 – Lumen Festival – Vicenza
  • 22/06 – Zeta Festival – Montevarchi (AR)
  • 26/06 – Acque Minerali – Imola
  • 10/07 – Akua – San Benedetto del Tronto
  • 13/07 – Paradise Bissò – Montereale Valcellina
  • 17/07 – La Suerte – Laigueglia (SV)
  • 20/07 – Peter Pan – Riccione (RN)
  • 27/07 – Le Indie – Cervia (RA)
  • 02/08 – Granirò Beach Club – Nuoro
  • 07/08 – Follonica Summer Nights – Follonica (GR)
  • 10/08 – Le Gall – Porto San Giorgio (FM)
  • 16/08 – Riobo – Gallipoli (LE)
  • 17/08 – Red Valley – Olbia (SS)
  • 23/08 – Mizar Club – Badesi (SS)
  • 24/08 – Mamamia Festival – Senigallia (AN)
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