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Diddy avrebbe “pagato i detenuti in carcere” e starebbe cercando di “manipolare le testimonianze o ostruire le indagini”

È stato depositata nelle scorse ore una mozione nei confronti di Diddy, nel tentativo di non accordare una cifra per la cauzione del nativo del Bronx, da oltre 50 milioni di dollari. I procuratori federali hanno evidenziato il tentativo di manipolare le testimonianze, dal carcere, di Diddy.
A cura di Vincenzo Nasto
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Diddy, via Getty Images
Diddy, via Getty Images

La Corte Federale di Manhattan ha deciso di presentare nuove accuse nei confronti di Diddy, legate al tentativo del rapper 55enne di influenzare l'opinione pubblica prima del suo processo, che si terrà il prossimo 5 maggio 2025. Secondo i procuratori, l'uomo avrebbe messo in moto un sistema di comunicazioni con l'esterno, anche per influenzare le testimonianze nei suoi confronti. Un atteggiamento che allontanerebbe lo stesso Diddy dalla possibilità di avere una cauzione da 50 milioni di dollari, cifra proposta dai suoi avvocati nell'ultima udienza. Nella relazione presentata dai procuratori federali, si scoprono anche le numerose chiamate fatte da Combs ai familiari per poter contattare le potenziali vittime e le testimoni che interverranno al processo: "L'imputato ha dimostrato ripetutamente, anche durante la custodia, che infrangerà palesemente e ripetutamente le regole per influenzare in modo improprio l'esito del suo caso. L'imputato ha dimostrato, in altre parole, che non ci si può fidare che rispetti le regole o le condizioni".

Diddy avrebbe pagato gli altri detenuti e cercato di manipolare le testimonianze dal carcere

Tutto ciò sarebbe cominciato solo dopo poche ore dal suo ingresso al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, New York City. Il sito NBC News, che riporta frammenti della deposizione fatta dai procuratori federali, una mozione contro l'istituzione di una cauzione per il nativo del Bronx, afferma che Combs avrebbe pagato i detenuti, nella sua cella, per utilizzare le loro chiamate, "nel tentativo di manipolare le testimonianze dei testimoni e di contaminare la potenziale giuria nel suo caso". Una strategia che non solo va a toccare la narrazione principale, in sede legale, dell'autore, ma che cerca, anche attraverso l'aiuto della famiglia, di ribaltare l'opinione pubblica in vista del prossimo 5 maggio. Perché se da una parte, i suoi avvocati avevano espresso forte dissenso sulla diffusione pubblica dei video dell'autore, dall'aggressione all'ex partner in hotel Cassie Ventura alle indagini nelle sue abitazioni, secondo i procuratori federali Diddy sta provando una nuova strategia.

Cosa c'entrano le foto di famiglia con la strategia difensiva nel suo processo

Nelle chiamate con la famiglia infatti, come riportato dalla mozione, Combs avrebbe chiesto ai figli di realizzare una campagna sui social media per il suo compleanno. Lo scorso 16 ottobre pubblicava la sua prima foto su Instagram post-arresto, a un mese di distanza: gli auguri per sua figlia Sean Love Combs. Tra le immagini, anche alcune risalenti a servizi fotografici che li vedevano assieme divertirsi al mare. Sei giorni dopo invece, i figli Quincy Brown, 33 anni, Justin, 30 anni, Christian, 26 anni, Chance, 18, e le gemelle di 17 anni Jessie e D'Lila hanno pubblicato una foto che li ritrae insieme al padre, la nonna Janice Combs e Dana Tarn con la figlia Love. Nella didascalia, scrivevano: "L'ultimo mese ha devastato la nostra famiglia. Molti hanno giudicato sia lui che noi sulla base di accuse, teorie del complotto e false narrazioni che sono sfociate in assurdità sui social media. Siamo uniti, ti sosterremo in ogni fase del percorso. Ci aggrappiamo alla verità, sapendo che prevarrà e nulla spezzerà la forza della nostra famiglia. Ci manchi e ti amiamo papà".

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