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Di Maio: “Se Salvini abbia esagerato o meno non me ne frega niente”. Si può dire? No.

“Secondo lei Salvini ha esagerato?” “Sinceramente se abbia esagerato o meno non me ne frega niente.” Così risponde Di Maio ad Agorà, sulla televisione pubblica, un paio di giorni fa. Tacciano i professoroni, perché il congiuntivo è giusto. Ma facciamo una rapida riflessione sull’opportunità di usare il verbo ‘fregare’ in un contesto del genere.
A cura di Giorgio Moretti
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Primo punto: il vicepresidente del Consiglio Luigi Di Maio è spesso nel mirino dell'opinione pubblica per la sua disinvoltura riguardo ai congiuntivi e in generale per un atteggiamento sportivo verso la grammatica, ma in ogni caso è la sostanza che deve precedere la forma. Quindi nel fare questa riflessione dobbiamo affermare questo: prima ci deve essere la critica politica. Un Ministro e Vicepresidente del Consiglio (e capo politico di una delle due anime del governo) afferma di disinteressarsi nella maniera più recisa delle esagerazioni rumorose del suo omologo leghista, rimesso al suo posto solo da un serio intervento del Presidente Mattarella. Non è un atteggiamento normale. Spero che qualcuno più intelligente e dotto di me la porti avanti, questa analisi politica.

Ciò detto, arriviamo al cuore linguistico della faccenda: "non me ne frega niente". Palpeggiare le natiche di una persona o bere in scioltezza una bottiglia di vino non sono comportamenti in sé sbagliati. Dipende da quando si compiono, in che situazione, con chi. Nel momento di fuoco di una relazione amorosa salda e appassionata non palpeggiarsi il sedere può essere sbagliato, freddo, fuori luogo. Al matrimonio del proprio migliore amico non finire per bersi una bottiglia di vino è fuori dall'anima della festa. Ma ad esempio durante un'operazione chirurgica non posso fare (e si va nel penale eh) nessuna delle due cose. Perché c'è un momento e un luogo per tutto.

"Non me ne frega niente" è un'affermazione che posso pronunciare fra le mura di casa mia, con amici stretti, e anche nel più protetto e riservato dei contesti resta un'affermazione fortissima, difficilmente aggravabile senza aumentarne esponenzialmente la volgarità. Non è un'affermazione che si può rivolgere a un professore a scuola. Non si può rivolgere a persone anziane, non si può rivolgere ai genitori, a impiegati, a commessi, non si può pronunciare in occasioni formali. O meglio, puoi perché nessuno te lo impedisce, ma se lo fai ti stai comportando da bestia. Sarò un ragazzo provincialotto, ma a me di occasioni formali come un'intervista alla televisione pubblica ne vengono in mente poche. Sarebbe stato politicamente grave dire "Sinceramente se abbia esagerato o meno non m'importa". Ma dire "Sinceramente se abbia esagerato o meno non me ne frega niente" è grave umanamente, per una breve serie di motivi semplici.

Stai facendo fare una figura miserabile alla tua mamma, al tuo babbo, alle tue nonne e ai tuoi nonni. Non hai imparato che "Non me ne frega niente" non è una cosa che si può dire a tutti sempre, e parli in televisione in maniera sboccata, che vergogna. Sarebbe il mio primo cruccio: mia madre e mio padre si seppellirebbero, i miei nonni si rigirerebbero nelle urne. "Fregare", come si può verificare in qualunque dizionario, significa "fottere, scopare". Il problema di qualche congiuntivo che salta non è un problema, chi è senza peccato scagli la prima pietra. Ma un uomo nella sua posizione (Ministro, Vicepresidente del Consiglio, capo politico) che non è in grado di discernere un registro volgare da uno appropriato, e che intervistato in televisione usa espressioni che vanno usate con cautela anche al mercato, che cos'altro si crede che sia in grado di fare, oltre ad allacciarsi le scarpe? E no, non è "uno del popolo": i miei nonni erano operai e certe cose le sapevano benissimo, e chiunque abbia ricevuto un'educazione netta da persone umili e morali ha imparato a parlare con modo. Poi c'è chi traligna e non conserva questa educazione, e allora c'è solo imbarazzo. Altro che congiuntivi.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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