Di cosa parla L’elogio dell’imperfezione di Rita Levi-Montalcini alla Maturità 2024 per il tema di attualità
Tra i temi scelti per l'esame di Maturità c'è anche un passaggio tratto da L'elogio dell'imperfezione di Rita Levi Montalcini in cui in maniera autobiografico la scienziata racconta l'importanza di non doversi sentire sempre e per forza perfetti. Il tema fa parte della Tipologia C, ovvero "Riflessione critica di carattere espositivo-argomentativo su tematiche di attualità" in cui lo studente, partendo dal brano e dalle sue esperienze personale, le sue letture, deve riflettere su quale significato poss aavere – nella società contemporanea – proprio questo elogio dell'imperfezione.
Il testo tratto da L'elogio dell'imperfezione di Rita Levi Montalcini
Questo è il testo scelto dal Ministero dell'Istruzione e del merito, tratto dal libro della scienziata Rita Levi Montalcini e pubblicato da Baldini + Castoldi:
“Considerando in retrospettiva il mio lungo percorso, quello di coetanei e colleghi e delle giovani reclute che si sono affiancate a noi, credo di poter affermare che nella ricerca scientifica, né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale. Nell'una e nell'altra contano maggiormente la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà: in tal modo possiamo affrontare problemi che altri, più critici e più acuti, non affronterebbero.
Senza seguire un piano prestabilito, ma guidata di volta in volta dalle mie inclinazioni e dal caso, ho tentato (…) di conciliare due aspirazioni inconciliabili, secondo il grande poeta Yeats: ‘Perfection of the life, or of the work'. Così facendo, e secondo le sue predizioni, ho realizzato quella che si può definire ‘Imperfection of the life and of the work'. Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione.”
Il significato del passo tratto da L'elogio dell'imperfezione
Rita Levi Montalcini è una delle Scienziate più importanti al mondo, laureata in medicina a Torino con il famoso istologo Giuseppe Levi fu costretta a lasciare l'università a causa delle Leggi razziali, ma nel 1986 fu insignita del premio Nobel per la medicina. La sua riflessione è importante perché contrasta l'idea di un certo mondo contemporaneo che vuole che tutti siano perfetti, questo continua ricerca di perfezione che limita tantissime persone. Per questo Montalcini sottolinea come "nella ricerca scientifica, né il grado di intelligenza né la capacità di eseguire e portare a termine con esattezza il compito intrapreso, siano i fattori essenziali per la riuscita e la soddisfazione personale" perché quello che conta è "la totale dedizione e il chiudere gli occhi davanti alle difficoltà".
Il metodo scientifico, poi, ha nell'errore una risorsa, vivendo di tentativi ed errori che permettono, man mano, di avvicinarsi, come dice il Fisico Carlo Rovelli, "è il continuo tentativo di conoscenza che procede per errori, per piccoli passi, aumentando di volta in volta la possibilità di imparare cose nuove sulla realtà che ci circonda". Montalcini, quindi è partita da una suggestione di Yeats per capovolgere il significato, passando dalla "perfezione della vita e del lavoro" all' "Imperfezione della vita o del lavoro" sottolineando quanto l'imperfezione, addirittura, sia "fonte inesauribile di gioia" e sicuramente "più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione".