Depositi di Capodimonte: 1200 opere segrete raccontano il “sottosopra” del museo partenopeo
Come si decide il percorso espositivo di un museo? Perché certe scelte, effettuate in un dato momento storico, includono alcune opere e ne escludono altre? Questioni di gusto di chi ha deciso, probabilmente. Eppure quelle scelte possono escludere dall'immaginario comune, non solo da un museo, opere importanti, che meritavano di essere viste, studiate, ammirate. È per riscrivere altre nuove storie che al Museo di Capodimonte di Napoli va in scena il secondo atto di sfida alla collezione museale esistente. Dopo "Carta Bianca. Capodimonte Imaginaire" ecco dunque "Depositi di Capodimonte. Storie ancora da scrivere" che dal 21 dicembre al 15 maggio 2019 aprirà i cinque depositi del museo partenopeo al pubblico.
Nonostante la vastità dello spazio espositivo – 15.000 mq organizzati in 126 sale – anche il Museo di Capodimonte conserva parte della sua collezione in cinque depositi medi e grandi che conservano opere di ogni tipo, importanti, con attribuzione incerta, in condizioni conservative precarie. Tra queste vi sono, ad esempio, la collezione di oggetti esotici del Capitano James Cook donati da Lord Hamilton a Ferdinando IV di Borbone e i numerosi serviti da tavola in porcellana di Meissen, di Berlino, della Manifattura Richard Ginori, impossibili da esporre per la loro vastità, che testimoniano la necessità della corte sabauda, a ridosso dell'Unità d'Italia, di dotare le nuove residenze e sedi della corte in Italia di adeguati corredi da tavola.
In "Depositi di Capodimonte" saranno esposte 1220 opere tra dipinti, statue, arazzi, porcellane, armi, e oggetti di arti decorative provenienti unicamente dai cinque depositi di Capodimonte – Palazzotto, Deposito 131, Deposito 85, Farnesiano e GDS (Gabinetto dei Disegni e delle Stampe) – per raccontarne il ruolo e la storia tra scelte imposte dai dettami del gusto, dalla natura della collezione del museo o dallo stato conservativo delle opere.