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Demagogia vs politica, la differenza c’è e si vede

La nostra situazione politica attuale è determinata dalla demagogia, una tecnica che tradisce la politica, il cui fine è solo il consenso. Cerchiamo di capire in che cosa consiste la demagogia e come sono fatti i discorsi dei demagoghi, perché già saperli riconoscere sarebbe un grande passo avanti.
A cura di Giorgio Moretti
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Il taglio dei parlamentari. Si tratta dell'unico atto politico attualmente in pubblica discussione fra Lega, PD, M5S. Ma a che cosa servirebbe, adesso? A risparmiare 500 milioni  nei prossimi anni, quando di qui a pochi mesi dobbiamo trovarne 23.000? Pare sia un ‘segnale importante', una ‘questione di principio'. E quando si sentono discorsi del genere deve suonarci un campanello: se in una situazione grave l'atto politico non serve praticamente a niente e anzi è per tanti versi controproducente, ma di principio o idealmente serve a qualcosa, siamo già a rischio demagogia.

La demagogia è la tecnica politica della conduzione delle masse: con promesse e lusinghe vicine ai miei e ai tuoi desideri, il politico raccoglie il nostro consenso. Anche se sono desideri incompatibili col bene comune, che non ci possiamo permettere, che richiedono di essere stemperati o su cui si deve riflettere perché sono falsati o vani. No: il demagogo ti dà tutto. Ti promette di dartelo. Sei arrabbiato coi politici? Allora meno politici. Soddisfatti all'idea di meno ‘poltrone', non ci fermiamo a riflettere: una politica che funziona bene richiede spese come un motore potente richiede energia. Non ci soffermiamo a riflettere che stiamo vivendo un cataclisma climatico e che letteralmente qualunque altra preoccupazione deve mettersi in coda. Non ci soffermiamo a riflettere che la demagogia è estinzionista.

S'impone la revoca delle concessioni ai Benetton (mentre magari si cercava di vendergli Alitalia, vabbè…). Certo, perché la tragedia del Ponte Morandi ci fa arrabbiare, e quelli là si arricchiscono su qualcosa che noi usiamo, paghiamo e però non funziona e causa perfino morti. Adesso s'impone? Ora questa è una priorità oppure è una soddisfazione (anche antigiuridica, secondo alcuni) per una rabbia? Ci sono pochi politici e poche proposte che (pare) cercano di portare il discorso su una convergenza di governo sui temi ambientali, che per i cretini sono punti costosi e spiacevoli, se non fanfaluche. La maggior parte dei politici frulla a vuoto senza prendersi responsabilità perché al cambiamento climatico ci penseranno i giovani poi e nessuno si vuole sedere sulla sedia da cui verrà stabilito il rincaro dell'IVA, che pagherai tu con ogni tuo acquisto per finanziare le misure demagogiche che erano il contratto di governo. Non c'è alcuna infrastruttura che renda il Reddito di Cittadinanza lontanamente paragonabile a quello che doveva essere? Intanto si inizia a pagare. Poco, ma a tanti. Il sistema pensionistico è terrificante e le conseguenze le pagheranno tutte i giovani? Intanto una mandata di sessantenni in pensione la spediamo. E non parliamo della flat tax. Demagogia.

Quando qualcuno promette di esaudire in un sol colpo i tuoi desideri più profondi, di dare soddisfazione alle tue passioni più sfrenate, alza la guardia. Egli è un demagogo. Perché il mondo è grande e vario e ciascuno vuole qualcosa di diverso, quindi simili realizzazioni non saranno possibili, sono possibili solo difficili mediazioni; vivere costa sudore, anche non estinguersi costa sudore, e chi promette la soluzione ideale e facile a un problema difficile e reale non sta facendo politica ma demagogia. Una parola da tenere a mente, demagogia. Viene dal greco. Derivata di demagogós, composto di dêmos ‘popolo' e agogós ‘conduttore'. E il demagogo, più che condurti a un futuro migliore, ti mena per il naso.

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Nato nel 1989, fiorentino. Giurista e scrittore gioviale. Co-fondatore del sito “Una parola al giorno”, dal 2010 faccio divulgazione linguistica online. Con Edoardo Lombardi Vallauri ho pubblicato il libro “Parole di giornata” (Il Mulino, 2015).
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