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David Quammen: “Attenzione all’influenza aviaria: ecco da dove può arrivare la prossima pandemia”

David Quammen è il divulgatore che ha anticipato cosa sarebbe successo col Covid. E proprio le origini di quest’ultimo è al centro del nuovo libro.
Intervista a David Quammen
saggista e divulgatore scientifico, autore di Spillover e Senza respiro
A cura di Francesco Raiola
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Il saggista e divulgatore David Quammen a Fanpage.it
Il saggista e divulgatore David Quammen a Fanpage.it
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David Quammen è diventato l'uomo che ha predetto il Covid. Autore di Spillover, best seller in tutto il mondo, in Italia pubblicato da Adelphi, lo scrittore e divulgatore statunitense aveva spiegato come si diffondessero i virus e come proprio questo sarebbe stato la prossima piaga che avrebbe colpito il pianeta. Pochi anni dopo il Sars-cov-2 gli ha dato ragione. Quammen ha sempre ritenuto che tra scienziati questa era un'ovvietà, il problema non era se ma quando sarebbe successo che uno spillover, ovvero il passaggio di un virus da un animale selvatico a un uomo avrebbe causato un'epidemia, e se questa avrebbe poi potuto trasformarsi in pandemia. Se in quel libro Quammen faceva tanti esempi di come i virus si siano modificati e abbiano infettato gli uomini, in "Senza respiro" lo scrittore racconta le origini di questo spillover preciso e lo fa con la precisione che lo ha reso il massimo divulgatore del Covid. Perché Whuan? Cosa c'entrano i pangolini? E i pipistrelli? Quammen accompagna il lettore nelle pieghe di questa storia, con uno stile sempre puntuale ma di facile accesso, affrontando anche tutte le problematiche che questo virus ha portato con sé, comprese le diatribe anche tra scienziati sulle sue origini. Come nasce il libro, quali sono le origini del virus, cosa dobbiamo aspettarci in futuro, perché non è credibile che ci sia stata una fuga dai laboratori, perché i vaccini sono sicuri e perché bisogna aiutare anche i Paesi meno ricchi a svilupparli sono alcuni degli argomenti che lo scrittore – in Italia per aprire Più libri più liberi e promuovere il libro -, ha spiegato a Fanpage.it.

Quali difficoltà ha dovuto affrontare per scrivere questo libro?

Quando è iniziata la pandemia, o quando abbiamo sentito parlare per la prima volta di questo nuovo virus, tra la fine di dicembre del 2019 e l'inizio del 2020, stavo lavorando a un libro diverso per lo stesso editore, un libro sul cancro come fenomeno evolutivo. A quel punto, però, ho cominciato a sentire parlare di questo nuovo virus a Wuhan. Sono andato in Australia nel febbraio del 2020, per fare ricerche sul diavolo della Tasmania, che ha una strana forma di cancro, ero lì quando questo virus ha iniziato a esplodere e ho iniziato a ricevere chiamate ed e-mail da tutto il mondo che mi chiedevano: "Ne parleresti con noi?", "Hai scritto Spillover, l'hai predetto, che ne pensi?". Quando sono tornato a casa nel Montana, il 2 marzo 2020, il mio editore mi ha detto: "Scriveresti un libro sulla pandemia?" e ho pensato "Sì, devo farlo se vogliono che lo faccia. È un dovere, non un'opportunità", così ho firmato un contratto per un libro sulla pandemia e poi ho dovuto pensare a come scrivere un libro su questa pandemia, su cui ci sarebbero stati centinaia di altri libri?

E come ha pensato a questa formula?

Mi sono chiesto: "Come faccio a scrivere un libro unico, prezioso e diverso, e come posso farlo senza poter viaggiare?". Sa, di solito viaggio, vado nei posti che mi interessano: sono stato in Congo per guardare gli scienziati che cercavano il virus Ebola, sono stato in Cina arrampicandomi in caverne con alcuni scienziati che catturavano pipistrelli e cercavano virus. Stavolta sapevo che non avrei potuto viaggiare, quindi ci ho pensato per il resto del 2020, ho fatto altre cose, pensando sempre a come fare questo libro. E proprio alla fine del 2020, verso Natale, mi è venuta l'idea di come avrei potuto farlo, ovvero facendo del virus stesso il mio personaggio principale: "Scriverò delle origini e dell'evoluzione di questo virus e del suo primo viaggio attraverso la popolazione umana. E scriverò degli scienziati che lo studiano in tutto il mondo". Inizialmente avrebbero dovuto essere 60 o 70, e alla fine sono diventati 95 esperti in tutto il mondo. Ho parlato con tutti loro tramite Zoom, ho chiesto loro del virus e del loro lavoro sul virus, ma ho chiesto loro anche della vita durante la pandemia: la loro vita come insegnanti, la loro vita come genitori, la loro vita come coniugi. Così ho usato le loro voci per raccontare la storia del virus dall'inizio.

La storia del virus non è finita ma chi legge il suo libro legge un libro chiuso. Qualcosa può ancora succedere, ma sappiamo come è iniziato tutto ed è lì che lei si concentra.

A un certo punto dovevo consegnare il libro, ho dovuto terminarlo circa un anno fa: a dicembre del 2021, quella era la mia scadenza, dovevo smettere di scrivere. La variante Omicron era appena apparsa e stava iniziando a diffondersi, e sapevo che non potevo raccontare la storia. E molte cose sono successe con l'Omicron ma quello che spero di aver fatto nel libro, scrivendo della pandemia fino a quel punto, dicembre del 2021, è di aver fornito ai lettori gli strumenti per comprendere questo virus in tutto ciò che farà, così come in tutto ciò che ha fatto.

Come crede che la politica abbia affrontato questa pandemia?

All'inizio i politici erano impreparati, in particolare alcuni politici. Il presidente del mio paese, per esempio, non era preparato ad affrontare questa pandemia. Ma la scienza sapeva cosa sarebbe successo, la sanità pubblica sapeva cosa sarebbe successo, avevano lanciato avvertimenti, spiegato che ci sarebbe stata una pandemia di questo tipo. Ci hanno detto: "Non possiamo dire quando e non possiamo dire esattamente che tipo di virus, ma possiamo dire che sarà un virus a RNA che evolve rapidamente, come, ad esempio, un coronavirus". I leader politici avevano questi consiglieri che cercavano di spiegargli le cose ma non avevano l'immaginazione per prevedere quanto sarebbe stato brutto affrontare questa pandemia. Erano impreparati ad affrontarla, negandone la gravità. E così abbiamo avuto terribili sofferenze e una tremenda prima ondata: una tremenda prima ondata a New York, una tremenda prima ondata nel nord Italia, ma non necessariamente perché la leadership italiana sia stata così cattiva, anzi penso che la storia in Italia sia più complicata di così. Ma in America, in Brasile, nel Regno Unito, abbiamo avuto leadership non all'altezza.

Pensa che i politici abbiano acquisito gli strumenti per opporsi, in futuro, a questo virus?

Oggi in alcuni di quei paesi abbiamo nuovi leader che potrebbero essere migliori o peggiori, però abbiamo le informazioni e l'esperienza e dobbiamo essere meglio preparati per il prossimo virus, perché ce ne sarà un altro. Saremo meglio preparati? Lo spero. Questo è tutto ciò che posso dire e questo è tutto ciò che gli scienziati che ho intervistato potrebbero dire. Quando ad alcuni di loro ho chiesto se fossimo meglio preparati, alcuni mi hanno detto di no e altri mi hanno detto: "Lo spero".

Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Ci saranno più ricadute di virus provenienti da un animale selvatico che penetreranno in un essere umano, facendo ammalare una dozzina o due dozzine di persone. Sarà un focolaio, e se diventerà o meno una pandemia dipenderà da cosa facciamo e da quanto saremo preparati.

Quale crede che sarà la prossima minaccia?

Il prossimo focolaio potrebbe essere un altro coronavirus o potrebbe essere un virus dell'influenza, perché si evolvono rapidamente, si riversano dagli uccelli nei maiali e nelle persone. L'influenza aviaria H5N1, per esempio, è un virus che sta là fuori, gli scienziati lo stanno osservando, non è molto pericoloso perché può infettare solo occasionalmente gli umani e non si trasmette da uomo a uomo ma con poche mutazioni, pochi cambiamenti, potrebbe diventare capace di un'efficace infezione e trasmissione negli esseri umani, e a quel punto sarebbe molto pericoloso.

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I politici non erano pronti, ma la scienza sì: quanto è importante finanziare la ricerca, oggi? 

Per noi è assolutamente essenziale sostenere la ricerca sui nuovi virus pericolosi, quelli che chiamiamo virus emergenti, ovvero nuovi virus che escono dagli animali selvatici e penetrano nell'uomo. Dobbiamo studiarli e dobbiamo studiarli in natura. Dobbiamo inviare scienziati nelle foreste tropicali, nelle caverne e in altri luoghi dove gli animali selvatici portano strani virus che potrebbero diventare virus umani e soprattutto dobbiamo studiare quei virus nei laboratori. Lo so, è controverso, alcune persone ritengono che gli esperimenti nei laboratori siano troppo pericolosi: coloro che affermano che si tratta di un virus derivato da una fuga di laboratorio, sostengono anche che la ricerca su tali virus è troppo pericolosa.

Lei scrive, però, che non è così…

Per quanto riguarda questo virus non ci sono prove che si tratti di una fuga da un laboratorio, ma ci sono molte prove che sia stato uno spillover naturale. È importante studiare questi virus nei laboratori perché ci aiuta a prevedere cosa potrebbe succedere. L'influenza H5N1, per esempio, è un modo per aiutarci a comprendere a cosa dovremmo prestare attenzione in termini di evoluzione e di ciò che potrebbe renderla capace di trasmettersi tra gli esseri umani. È assolutamente importante che i governi nazionali sostengano la ricerca e la collaborazione internazionale tra ricercatori che svolgono quel lavoro.

In Senza respiro affronta la possibilità di un errore umano e della fuga dal laboratorio. Quanto è stato complesso gestire questa cosa nel libro?

La questione delle origini del virus è stato l'elefante nella stanza. Ci sono due principali scuole di pensiero, scuole di pensiero non uguali, ma opposte. Una che parla di un virus naturale che si è riversato da un animale selvatico agli esseri umani come è accaduto molte volte in passato, incluso Sars-Cov-1 nel 2003, un coronavirus arrivato dai pipistrelli. Sappiamo che questo accade e sappiamo che questo virus è molto simile a molti virus che sono stati trovati nei pipistrelli. Sappiamo come si evolve questo tipo di virus, come muta, che scambia anche segmenti con altri virus: se due virus infettano lo stesso animale contemporaneamente, i loro genomi possono scambiarsi sezioni. E questo spiega questo tipo di virus. Ma ci sono persone che vogliono credere che si sia trattato di un virus ingegnerizzato creato da scienziati malintenzionati in un laboratorio e rilasciato intenzionalmente. I migliori virologi evoluzionisti molecolari del mondo però, mi hanno detto che non è vero. Guardando questo virus possiamo dire che non è quello che è successo. Ci sono persone che voglio credere che non è ​​un virus selvaggio ma è stato portato in un laboratorio, manipolato e cambiato un po', e poi fatto fuoriuscire. Certo, questa è una storia più drammatica rispetto a quella naturale di uno spillover, ma non c'è alcuna prova in tal senso. Non ci sono prove che questo virus sia mai esistito in alcun laboratorio di cui siamo a conoscenza e se non è mai esistito in un laboratorio, non può fuoriuscire da un laboratorio. Ovviamente è difficile dimostrare il contrario, che non sia mai uscito da un laboratorio ma per affermare che questa è una possibilità uguale a quella naturale hai bisogno di prove che non esistono.

La coincidenza per cui a Wuhan ci sia stato il mercato e anche un laboratorio ha aiutata il diffondersi del complottismo, no?

La coincidenza di Wuhan, sì, il fatto che lì ci fosse sia il Wuhan Institute of Virology che il mercato è il genere di cose che questi critici usano come prova. Ma è molto debole e poco persuasiva, in parte perché il Wuhan Institute of Virology è a quindici chilometri dal mercato all'ingrosso di prodotti ittici dove sono stati tutti raggruppati i primi casi. Quindici chilometri. I casi sono raggruppati intorno al mercato ma non ce ne sono intorno all'Istituto di virologia, e non ce ne sono nel mezzo. Quindi, se pensi che la geografia sia importante, allora metti a fuoco il tuo microscopio e vedrai che anche la geografia dice che non è possibile.

La pandemia è stata anche una storia di disuguaglianze sociali: quanto conta combattere abbatterle per prevenirne un'altra?

È fondamentale. Disuguaglianza sociale, differenze nel livello di assistenza sanitaria, differenze nella disponibilità dei vaccini, un sistema sanitario per i ricchi in un paese, un sistema sanitario per i poveri in un altro sono cose che hanno avuto effetti terribili. Lo abbiamo visto nella quantità di persone morte: sono morti gli operatori sanitari, sono morte persone di colore in modo sproporzionato, i vaccini sono stati disponibili rapidamente nei paesi ricchi e non disponibili affatto o disponibili solo lentamente nei paesi a basso e medio reddito. Nessuno produce vaccini per questo virus in Africa e questo è un problema perché adesso gli africani – ne ho parlato con alcuni proprio a una conferenza sulla malattia proprio di recente – ci accusano: "Ci dite che non dovremmo avere paura dei vaccini, che ora che avete un eccesso di vaccini ce li invierete e noi dovremmo prendere questi vaccini senza possibilità di rifiutarci, eppure ci avete inviato molte cose nel corso degli anni: ci avete mandato il colonialismo, avete sfruttato i nostri corpi, perché adesso dovremmo fidarci dei vostri vaccini? Vogliamo sviluppare e produrre i nostri vaccini". Per vedere diminuire la resistenza ai vaccini dobbiamo contribuire a far sì che lo producano da sé.

Che ne pensa di chi, invece, continua a pensare che i vaccini non sono sicuri perché "sperimentali"?

Questi vaccini sono stati sviluppati molto rapidamente, compresi i vaccini a MRNA, quelli Moderna, Pfizer e Oxford AstraZeneca dal Regno Unito. Eppure, attraverso i test, è stato dimostrato che sono estremamente efficaci, sono efficaci quanto qualsiasi altro vaccino che sia mai stato prodotto. Oggi sappiamo come farlo rapidamente e chiunque ne capisca di scienza e guardi davvero a informazioni affidabili può vedere che questi vaccini salvano vite. Hanno già salvato milioni di vite.

Senta, quanto è complicato far comprendere una materia molto tecnica e scientifica a un pubblico vasto?

Io non mi sono formato come scienziato. Scrivo di scienza per il grande pubblico da 40 anni benché abbia iniziato la mia carriera come romanziere. Ho iniziato come persona di Lettere, praticamente senza alcuna formazione scientifica, ero estraneo alla scienza, e ricordo bene com'è non conoscere il linguaggio scientifico, non conoscerne il gergo tecnico e non conoscerne i concetti. Per questo motivo in ogni frase e in ogni paragrafo che scrivo penso al lettore. Sto pensando a te, lettore, e quello che ti sto dicendo è: "Fidati di me, vieni con me in questo viaggio". Se io posso capire questa cosa, anche tu puoi capirla. Quando il linguaggio si farà più complesso, te lo spiegherò. Forse userò una metafora, forse farò una battuta, racconterò una storia e tu potrai seguirla.

Lei si sente uno scrittore tout court e non solo uno scrittore scientifico, quindi?

Sì, mi considero uno scrittore, un autore, non solo uno scrittore di scienze. Scrivo di scienza per il grande pubblico da 40 anni ma la mia formazione è letteraria, la mia tesi è stata sui romanzi di William Faulkner, ho cominciato la mia carriera di scrittore scrivendo romanzi. Quindi sono sempre stato interessato a raccontare storie e creare un bel linguaggio, creare letteratura. Cerco di creare non solo scritti che spieghino la scienza, ma letteratura partendo dalla scienza: con ogni frase che scrivo, con ogni paragrafo che scrivo, penso al lettore e cerco di dare al lettore non solo una spiegazione scientifica, voglio creare un'opera letteraria che abbia al suo interno bellezza, suspense, che abbia personaggi strutturati, che invogli il lettore a voltare pagina. Questo è un libro su una cosa orribile, seria, una grande tragedia, ma si legge come un romanzo giallo o come un romanzo su una grande tragedia, è questa è la mia ambizione.

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