David Bowie e l’amore per l’arte
David Bowie è stato un artista poliedrico e questa sua versatilità si evinceva da ogni aspetto del suo look e dalle sue mode, qualunque cosa toccasse diventava arte, iniziatore di tendenza con la sua immagine iconizzata per i suoi cappelli biondi. L'artista inglese Helen Green ha ricordato il grande cantautore con una speciale gif illustrata dei suoi "mille volti". Bowie è stato infatti un artista camaleontico, non solo musicista ma anche attore e mimo, sarebbe restrittivo definirlo una rockstar, sarebbe limitante poiché è stato un artista a trecentosessanta gradi, con la sua visione della vita, eccentrica e stravagante, ha attraversato diversi mondi, che ha sublimato nell'unicità delle sue melodie.
David Bowie non amava solo la musica, aveva molti amori, fra questi l'arte, come testimoniano i suoi studi alla Bromley Technical High School e una sua mostra di dipinti esposti alla The Gallery in Cork Street a Londra nel 1995. L'artista britannico non solo adorava dipingere ma anche collezionare capolavori dei grandi maestri, da Rubens e Tintoretto a Graham Sutherland, Stanley Spencer, Balthus, Gilbert & George, ne era così appassionato scriveva d'arte e nel 1997 prese parte al comitato editoriale di «Modern Painters», contribuendo regolarmente alla rivista con suoi articoli.
Il 1996 fu l'anno dell'editoriale di Bowie dedicato a Jean-Michel Basquiat, accanto al biopic dedicato al graffitista statunitense scomparso a soli 28 anni, aveva interpretato il ruolo di Andy Warhol.
In un tweet, Tracey Emin, che nel 1997 fu intervistata da Bowie per la rivista «Modern Painters» nel ha scritto: «Ciao amico mio. Grazie per la colonna sonora della mia vita #DavidBowie». Al Victoria & Albert Museum nel 2013 la Emin aveva appena inaugurato ufficialmente la retrospettiva per omaggiare Bowie.
In un altro pezzo scritto per «Modern Painters» nel 1996, Bowie dialogava con Damien Hirst alla vigilia di una personale dell'artista britannico alla Gagosian Gallery di New York e scriveva:
A definire la tua opera, parlando con Hirst della condizione mortale dell'essere umano, e a farla sembrare così diversa da quella dei tuoi coetanei è una dose di gran lunga più grande di passione. Un forte rancore verso l'idea della morte. Di certo mi colpisce perché emotiva, in quanto eco di sorti diverse, laddove nell'opera di tuoi amici, come Gavin Turk o Sarah Lucas, per esempio, il fondamento sembra essere un cinismo terra terra, forse una presa di posizione ironica, di un'ironia nera.
La retrospettiva «David Bowie Is» è allestita fino al 13 marzo nel Groninger Museum, una mostra che riconosce il valore dell'artista britannico anche nel mondo dell'arte che lo omaggia in questa bellissima esposizione, promossa dal V&A, che dopo aver visto ben sette sedi museali nei Paesi Bassi, ora è in attesa per la conferma di una tappa giapponese prevista per la primavera del 2017. La mostra comprende oltre 300 oggetti selezionati dai curatori come emblematici dell'opera di Bowie, in qualità di modello influente verso i più ampi movimenti dell'arte, del design, del teatro e della cultura contemporanea.