Dario Fo: il grande Maestro compie 90 anni
"Io temo il gratuito, quello che cioè viene offerto per se stesso come dilettazione personale o di fantasia intellettuale, e anch'io a suo tempo ho ceduto a questa tentazione, ma me ne sono subito allontanato perché mi sono reso conto che per quella via non soltanto non avrei progredito teatralmente ma sarei andato contro il mio modo di sentire e di vedere il pubblico. (…) Sempre mi sono posto come fine il raggiungimento del pubblico". Parlava così Dario Fo in un'intervista rilasciata per "Teatro per molti, teatro per pochi", nel 1967. In effetti il suo rapporto con il pubblico non si è mai interrotto, anche oggi che il premio Nobel festeggia i suoi magnifici 90 anni.
Dario Fo è ed è stato "il teatro": un teatro illustre, che vanta ispirazioni tratte dalla Commedia dell'arte e da quel mondo giullaresco di cui lui è il cantore senz'altro più affascinante e profondo. Attore, regista, scrittore, scenografo, costumista e impresario della sua stessa compagnia, Fo racchiude dentro di sé e dentro gli innumerevoli lavori che l'hanno visto protagonista, il simbolo di un'intellettuale che con forza e ironia è sempre stato fedele alla più importante regola del teatro: la verità.
“Con me hanno voluto premiare la gente di teatro”
Quello di Dario Fo è stato senza dubbio il premio più inaspettato e criticato della storia del Nobel italiano. Nel 1997 Fo riceve il premio "perché, seguendo la tradizione dei giullari medievali, ha dileggiato il potere restituendo la dignità agli oppressi". La scelta di Fo da parte dell'Accademia Svedese prese in contropiede i molti rappresentanti della cultura italiana che, da anni, patrocinavano la candidatura di Mario Luzi. Alcuni parlarono addirittura di un'offesa, e lo stesso Luzi, intervistato, affermò: "Come autore non lo conosco".
Ma Dario Fo se la rise anche in quell'occasione, accettando con infinita umiltà il riconoscimento e regalando all'Italia un pezzo indimenticabile di storia letteraria. Come sempre ironico, Dario Fo stemperò gli animi raccontando di un episodio avvenuto la sera della premiazione: “Si concluse con il secco richiamo all'ordine di mia moglie: "Come arriviamo a casa, ti ammollo un sonnifero che ti farà dormire per almeno un paio di giorni. Cammina, che la festa è finalmente terminata".
“Mistero Buffo”, ieri e oggi
Per noi recitare non è solo un mestiere, ma è anche e soprattutto un divertimento che raggiunge il massimo del piacere quando riusciamo a inventarci nuove situazioni e buttare all’aria convenzioni e regole. Speriamo di comunicarvi questo nostro spasso e di riuscire a sorprendervi, farvi ridere e magari pensare.
Il 1° ottobre 1969, a La Spezia, Fo portò per la prima volta in scena, con grande successo, la "giullarata" Mistero buffo: unico attore in scena, recitava una fantasiosa rielaborazione di testi antichi in “grammelot”, un linguaggio fatto di suoni che imitano il ritmo e l'intonazione di lingue reali, con intenti chiaramente parodici. Mistero Buffo, con il sottotitolo “Giullarata popolare del 400”, si colloca negli anni della contestazione (1968-69) e segna non solo una svolta nella carriera di Dario Fo e di Franca Rame, che abbandonarono i circuiti teatrali convenzionali per una compagnia-collettivo diventando da subito una pietra miliare nel panorama del teatro internazionale. Lo stesso titolo “Mistero Buffo”, per il grande e continuo successo in Italia e all’estero, è diventato una formula.
E oggi, a distanza di anni ma con un successo che non si è mai interrotto, Fo riproporrà in un'unica data in Italia, giovedì 16 giugno 2016 nella Cavea dell’Auditorium Parco della Musica, “Mistero Buffo” e “la Storia della tigre e altre storie”. Una nuova versione dello spettacolo, insieme ad altri due brani tratti da “Storia della tigre e altre storie”, del 1979.
Dario e la letteratura
Il 17 marzo è uscito, edito da Guanda, “Dario e Dio”. Con il sacro Dario Fo ha sempre avuto un rapporto molto particolare, e ha instaurato con esso un dialogo che dal suo capolavoro “Mistero buffo” non si è mai interrotto: il sacro, la Chiesa e i santi sono stati e rimangono non soltanto i suoi bersagli, ma i suoi interlocutori privilegiati. Dall’immenso patrimonio dei testi ufficiali e apocrifi, della cultura popolare, dell’arte visiva ha tratto spunto per riletture personalissime della Bibbia e dei Vangeli, della figura di Maria, del rapporto di Gesù con le donne, dell’invenzione della Chiesa e delle sue tante malefatte. Tutto questo con ironia provocatoria, mai blasfema o irrispettosa.
E ora, a 90 anni, Dario Fo decide di tirare le somme della sua lunga e avventurosa esplorazione nei misteri più o meno buffi della fede e della religiosità. Insieme a Giuseppina Manin, giornalista alla pagina degli Spettacoli del Corriere della Sera, si diverte a fare i conti a modo suo con Dio e quel che ne consegue: dalla Genesi all’Apocalisse, dall’Inferno al Paradiso, dal Regno dei Cieli a quello degli uomini.
Ironico e provocatorio, Fo nel libro invita a riflettere, a modo suo, sulle contraddizioni di questo Dio: "Crea un figlio e subito lo tratta male, pretende ubbidisca dopo aver dichiarato che c'è il libero arbitrio. Lo caccia dal Paradiso e lo avverte che soffrirà, patirà la fame, la sete. Farà insomma una vita di m… Ma perché lo hai creato allora, sapevi già tutto?" inveisce Fo. E poi riflette: "Dall'Inquisizione all'Isis… La logica è la stessa: io sono nel giusto, io ho la verità, e tu no. E allora per evitare il propagarsi di eresie, di punti di vista dissenzienti, si accendono roghi, si tagliano gole, si seminano bombe. Sempre in nome di Dio, si intende".
Lo scorso 14 gennaio è uscito, edito nella collana "Narrazioni" da Chiarelettere, "Razza di zingaro": Fo si cimenta con la tragica storia del pugile Johann Trollmann, campione di origine sinti perseguitato nella Germania nazista.
Il libro ripercorre la storia dimenticata di "Rukelie", nato nella Bassa Sassonia nel 1907 da una famiglia di etnia sinti: a causa delle sue origini, viene perseguitato dal regime e costretto al divorzio dalla moglie e alla sterilizzazione, e infine rinchiuso nel campo di concentramento di Neuengamme, dove morirà nel febbraio del '43. Per Chiarelettere, oltre che “Razza di zingaro”, Fo ha pubblicato anche “Nuovo manuale minimo dell'attore”, pensato da Dario Fo con la moglie Franca Rame, “Un uomo bruciato vivo”, “C'è un re pazzo in Danimarca”, “La figlia del papa” e “Il Grillo canta sempre al tramonto”.