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Danza: non c’è Natale al mondo senza uno Schiaccianoci

Ogni anno la tradizione natalizia prevede la rilettura del racconto di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann Lo schiaccianoci e il re dei topi del 1816. Ecco il motivo di questa tradizione.
A cura di Massimiliano Craus
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Lo Schiaccianoci - Teatro dell'Opera di Roma, ph. Yasuko Kageyama
Lo Schiaccianoci – Teatro dell'Opera di Roma, ph. Yasuko Kageyama

Ci risiamo. Come in ogni Natale che si rispetti, non può mancare l'appuntamento con Lo Schiaccianoci, racconto scritto da E.T.A. Hoffmann nel 1816 e pubblicato nel 1819 nella raccolta I fratelli di San Serapione. Questo brano non era affatto gradevolmente familiare, ovvero non adatto al clima festoso del Natale, tant'è che E.T.A. Hoffmann era considerato dai suoi contemporanei il tormentato capostipite del Romanticismo tedesco e, soprattutto, di quel filone fantastico-grottesco che successivamente trovò in Edgar Allan Poe il proprio successore in America. Eppure ogni Natale degli ultimi due secoli non ha potuto fare a meno della storia de Lo Schiaccianoci, ambientata nel bel mezzo delle feste di un Natale senza tempo, con tanto di albero, regali e convivialità tipica della festa. Questa è infatti la storia di una bimba che riceve tra i tanti doni uno schiaccianoci con il grottesco aspetto di un uomo-soldato di cui la protagonista ne è fatalmente attratta. La notte porta lo scompiglio nel sonno della bimbetta che sogna il proprio schiaccianoci minacciato da una moltitudine di topi agguerriti. Nella guerra in corso, la protagonista si schiera al fianco del suo schiaccianoci che, una volta sconfitto il nemico, diventa un principe e se la porta via verso paesi incantati. All'alba il sogno svanisce e la bimba si sveglia con lo schiaccianoci tra le braccia. Qui E.T.A. Hoffmann ce la mette proprio tutta a deludere le aspettative dell'adolescente, sottolineando la duplice paura della vita e dell'amore di ogni fanciulla, di ogni tempo e di ogni dove. E lo schiaccianoci ha l'opportunità di diventarne il principe azzurro al cospetto delle forze ostili rappresentate dai topi che anticipano il triste epilogo del risveglio. In queste pagine la bontà ed i buoni propositi tipici del Natale fanno da contraltare alla più oscura opera romantica di E.T.A. Hoffmann.

Il balletto Lo Schiaccianoci tradisce il libretto di E.T.A. Hoffmann a vantaggio di Dumas padre

Lo Schiaccianoci, ph. Alessio Buccafusca
Lo Schiaccianoci, ph. Alessio Buccafusca

La triste vicenda di E.T.A. Hoffmann non poteva piacere a Marius Petipa, il padre padrone del repertorio di balletto della seconda metà dell'Ottocento. Eh sì, perché sin dal 1861 con La Figlia del Faraone e fino alla Raymonda  del 1898, il sommo coreografo non ha mai pensato a simili oscuri libretti per cui, senza scomporsi, ha optato saggiamente alla versione più rassicurante di Dumas padre. La scelta fu dettata dalla lettura della rivisitazione di Dumas padre stesso a poco più di un bel racconto natalizio, anche per l'enfasi data ai molti punti suscettibili di effetti spettacolari: la festa di Natale, la battaglia ed il lunghissimo e meraviglioso viaggio dei due protagonisti, dal valzer dei Fiocchi di neve a tutto il sogno dell'atto bianco del regno dei Dolciumi. La coreografia del 1892 fu avviata da Marius Petipa stesso ma presto abbandonata, prima di cederla al più stretto collaboratore Lev Ivanov. La musica di Piotr Ilich Ciaikovsky ne fu la degna cornice, a compimento di un incredibile lavoro d'equipe nella trilogia più significativa dell'intero repertorio, eppure così manipolata negli anni a venire. Soprattutto in Occidente, dal momento che la linea conservatrice russa ne ha salvaguardato la tradizione musicale e coreografica. Da questo punto di vista i contenuti delle pagine di Dumas padre, messe in scena da Marius Petipa e Lev Ivanov, si arricchiscono di danza e personaggi nuovi, utili essenzialmente allo sviluppo narrativo del libretto rappresentato per la prima volta al Teatro Marinskij di San Pietroburgo nel 1892. Basti pensare alla guerra tra i topi ed i soldatini del primo atto, alle danze nazionali del secondo atto, con la danza dei flauti, la tarantella, il valzer dei Fiori ed il magico pas de deux.  Da lì tuttavia non si contano le nuove versioni del balletto, inevitabili storpiature di un soggetto divenuto suo malgrado un ballettone buono per tutte le feste. Soprattutto quelle natalizie!

Lo Schiaccianoci - Vittorio Galloro ed Arianne Lafita Gonzalvez
Lo Schiaccianoci – Vittorio Galloro ed Arianne Lafita Gonzalvez
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