Danza: al Carlo Felice di Genova apre al Bejart Ballet Lausanne dal 12 al 15 novembre
Era dal 2001 che non si respirava in Liguria l'aria innovativa del coreografo Maurice Bejart, ovvero da quando il guru marsigliese partecipò all'ultima edizione del prestigioso Festival Internazionale del Balletto di Nervi, uno dei pochi contenitori culturali ed artistici della danza davvero d'elite. Ed ovviamente in quella occasione non poteva mancare Maurice Bejart, santone del balletto del Novecento e prolifico coreografo ed autore di titoli entrati nel repertorio delle maggiori compagnie del mondo. E così, quasi quindici anni dopo quell'esperienza, e ad otto dalla scomparsa del maestro, Genova si riprende il suo passato coreutico proponendo in scena un trittico di ampio spettro per l'inaugurazione di questa nuova stagione. Una stagione anche stavolta fitta di compagnie ospiti, tra cui spicca senz'altro l'ensemble svizzera del Bejart Ballet Lausanne, ultimissima creatura di Maurice-Jean Berger, in arte Bejart. Dal 12 al 15 novembre, dunque, al Massimo genovese si alterneranno i migliori elementi della compagine bejartiana, nella ripresa dei due titoli del maestro francese Bolero ed Il Mandarino meraviglioso per poi, omaggio nell'omaggio, celebrare uno dei pupilli più fortunati del prolifico talent scout, quell'attuale direttore della compagnia svizzera Gil Roman, per altro autore del Syncope di questi giorni. Ma il Teatro Carlo Felice si prepara anche al migliore Natale possibile per i propri abbonati ed appassionati di danza, portando in scena dal 3 al 6 dicembre Lo Schiaccianoci di Piotr Ilich Ciajkovskj, nell'allestimento del Balletto dell'Opera Nazionale di Riga con le coreografie di Aivars Leimanis. Il giro di boa verso il 2016 prevede un titolo esotico, molto più di altri dei consueti circuiti internazionali, spingendosi fino alla Mongolia del celeberrimo Gengis Khan, l'imperatore tartaro del XIII secolo. In questa occasione, e precisamente dal 15 al 17 gennaio 2016, andrà in scena il Gengis Khan della Compagnia Accademica di Danza Nazionale della Mongolia, con le coreografie di Sevijdin Sukbaatar, penultimo appuntamento in vista di un altro amatissimo titolo del repertorio letterario e coreografico quale il Romeo et Juliette del franco-albanese Angelin Preljocaj, in scena dal 12 al 16 febbraio prossimi, arricchendo di fatto il San Valentino genovese con la storia drammatica più conosciuta di tutti i tempi. Per avere maggiori informazioni sul cartellone di balletto del Teatro Carlo Felice di Genova, vi proponiamo qui come consuetudine un comodo excursus sulle date dei balletti in scena, cast e disquisizioni varie.
Di seguito le proposte genovesi del Bejart Ballet Lausanne
Nel 1987 la compagnia diretta da Maurice Bejart cambiava per la terza volta i propri connotati, passando dall'ormai consolidato Ballet du XXéme Siécle al più intimo Bejart Ballet Lausanne. Qui si susseguono da subito successi a ripetizione, fino al Mandarino meraviglioso del 1992, sullo storico spartito di Béla Bartòk, di cui lo stesso Bejart scrisse in quegli anni:
Nell’ideazione della coreografia de Il Mandarino meraviglioso ho seguito fedelmente la partitura, la storia e la struttura dell’opera di Béla Bartòk. Ho scoperto con i film di Fritz Lang, uno dei miei più grandi maestri, l’universo ispirato ai bassifondi della Mitteleuropa dei primi anni ‘30, grazie a un film in particolare: «M» il Mostro di Düsseldorf, che ha luogo nello stesso contesto storico di quello del balletto di Bartòk. Tra le tre vittime che cadono sotto l’incantesimo della ragazza sfruttata dai banditi, ho notato un altro personaggio ideato da Fritz Lang – Siegfried – eroe e vittima, simbolo e allo stesso tempo fallimento di un ideale. La ragazza artificiale, come il robot di Metropolis, enfatizza l’ambiguità sessuale imperante nell’affascinante periodo tra i due conflitti mondiali.
A seguire c'è Syncope, titolo di Gil Roman sulla musica sincopata scritta da Citypercussion, per rielaborare coreograficamente l'arresto cardiaco o un rallentamento dei battiti. Ovvero quei dieci secondi circa di perdita della conoscenza durante i quali il cervello può immaginare, inventare e coreografare l'impossibile. Un pò quel che è accaduto in un'intera storia di vita al maestro Maurice e, forse, all'allievo Gil in un immaginifico passaggio del testimone dove, in quel di Genova, il divino Maurice è stato davvero osannato. Infine il titolo dei titoli, uno di quelle partiture e di quelle coreografie nate per essere scritte immediatamente nelle pagine più importanti della storia della musica e del balletto: il Bolero di Ravel. Eh sì, perché nel caso del Bolero si può serenamente scrivere il solo cognome del compositore, tanta la fama senza tempo dell'accoppiata inchiostro-rappresentazione. In questo caso il connubio tra la musica e la coreografia porta pure lo stesso nome proprio di persona, quel Maurice di Ravel e di Bejart che evidentemente funziona a menadito. Che dire del Bolero? Che forse a Genova sono parecchio fortunati a goderne di uno firmato da Bejart e, per giunta, interpretato alla sua maniera dalla sua compagine. Giusto il tempo per esaltare la melodia attraverso un'interprete, nel caso specifico del 14 novembre sarà la meravigliosa etoile del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e dell'American Ballet Theatre Diana Vishneva, lasciando il ritmo all'ensemble di casa Bejart. E chi più ne ha, più ne scriva.