Danza: 50 anni fa Maurice Bejart coreografò il suo sessantottino “Romeo e Giulietta”
Per tutto l'anno si è scritto e parlato di William Shakespeare a tutto tondo, ivi comprese le incursioni nella danza e nel balletto dei suoi titoli più significativi. Sono passati quattrocento anni dalla scomparsa del Bardo ma una delle celebrazioni più interessanti è stata rappresentata in tempi non sospetti, esattamente cinquant'anni fa, dal coreografo Maurice Bejart con una rivisitazione del "Romeo e Giulietta". Il soggetto shakespeariano con Maurice Bejart si è dissociato dallo spartito simil-romantico di Serge Prokofiev con la scelta a sorpresa delle musiche del compositore francese Hector Berlioz, ben più scapigliato e passionale del primo. E così il coreografo marsigliese non solo ha manipolato il libretto nel 1966 ma ne ha anche rimodulato l'appeal musicale, rientrando a pieno regime in quegli anni Sessanta di contestazioni in cui si biasimavano le guerre con la voce grossa del "make love not war" tipico delle università statunitensi. Del resto Maurice Bejart non poteva non ascoltare quelle voci in anticipo di un paio di anni rispetto al 1968, istrione qual'era nella danza nella sua attualità ed il "Romeo e Giulietta" che ha coreografato si è legato indissolubilmente al clima di quei giorni.
Balletto in un prologo, due atti ed un epilogo
Rispetto al "Romeo e Giulietta" di Vanja Psota del 1938 e Leonid Lavroskij del 1940, entrambi sullo spartito di Serge Prokofiev, coreografato in un prologo, tre atti, ben tredici scene ed un epilogo, il titolo di Maurice Bejart si ridimensiona di un atto e di tutte le tredici scene! Un canovaccio non proprio messo a soqquadro ma quasi, soprattutto perché il soggetto dei Montecchi e dei Capuleti resta pressoché invariato. Le grandi novità sono presenti proprio nel prologo e nell'epilogo, quasi a voler spiegare le proprie ragioni del cambio di passo, figlie peraltro del nobile proposito di Maurice Bejart stesso di rintracciare il riscatto del mondo attraverso l'amore. Le contestazioni giovanili, il pacifismo, lo spirito comunitario ed il giovanilismo di quegli anni animava il suo "Romeo e Giulietta", nuovo vessillo del balletto che andava a braccetto con l'umanità. Qui il coreografo inquadrava la tragedia shakespeariana in una società moderna, come simboli di comportamento da non imitare. Ma quali sono le grandi novità apportate da Maurice Bejart sul palcoscenico alla coreografia originale? Scrivevamo del prologo e dell'epilogo. Nel prologo i ballerini salgono sul palcoscenico per cominciare le prove. Nel frattempo si riempiono tutti gli spazi della scena fino ad animarsi in una rissa violenta sedata a stento dal maestro di danza che raccoglie tutti intorno a sé per raccontargli la triste storia di Romeo e Giulietta intrisa di amore, odio e morte. Il resto del libretto è più o meno fedele all'originale fino al nuovo epilogo dove tornano i ballerini sul palcoscenico, ancora per le prove, ma stavolta l'euforia prende il sopravvento sulla rissa. E la conclusione non poteva che prevedere il motto "make love not war" quasi a rileggere i protagonisti Romeo e Giulietta in una veste da figli dei fiori ma sicuramente da figli degni del genio di Maurice Bejart. Figli tra i quali non si possono omettere Suzanne Farrell e Jorge Donn per una rappresentazione registrata di cui è peraltro in vendita il DVD per gli appassionati di tutte le età.