Danza: 115 anni fa morì a San Pietroburgo Lev Ivanov, l’eterno secondo
Era l'anima della danza russa eppure nessuno osava ammetterlo, soprattutto perché prima e durante la sua celebre vita artistica era stato sempre l'allievo o il secondo. Una vita da comprimario, si direbbe, eppure non possiamo assolutamente dimenticare Lev Ivanov, l'anima della danza russa ma soprattutto degli atti bianchi de "Il Lago dei cigni". Eh sì, ad una prima rilettura della storia del balletto il coreografo moscovita ha soltanto dovuto sostituire il malato Marius Petipa per la realizzazione de "Lo Schiaccianoci" nel 1892 sullo spartito di Piotr Ilich Ciaikovskij, seguendo a menadito le indicazioni ed il libretto del suo celebre collega. E poi ha potuto collaborare con il coreografo marsigliese alla realizzazione degli atti bianchi lacustri del 1895, ancora sulle musiche di Piotr Ilich Ciaikovskij, suggellando il titolo con i quattro cignetti, i grandi cigni e tutto lo stuolo di cigni che hanno appassionato il mondo intero. Sarebbe bastato questo ad un qualsiasi coreografo per poter dirigere la compagnia del Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, la città ed il teatro che l'hanno accolto prima come allievo (nella classe di Jean-Antoine Petipa, padre del grande coreografo Marius) e poi come maitre de ballet ma la storia di quegli anni ha anche scritto che si credeva che nessun artista russo avrebbe mai potuto dirigere l'ensemble pietroburghese. Eppure Lev Ivanov era stato apprezzato in tempi non sospetti da August Bournonville come danzatore di carattere e da Enrico Cecchetti come coreografo a quattro mani di una pioniera "Cenerentola" del 1893, dunque proprio nel bel mezzo de "Lo Schiaccianoci" e de "Il lago dei cigni".
Lev Ivanov: in debito con le mogli, in credito con la danza
La vita di Lev Ivanov fu costernata di mogli, figli e balletti a ripetizione ma fu anche sommersa dai debiti contratti proprio con le sue famiglie. Nacque nell'inverno moscovita del 1834 e morì nella sua città d'adozione San Pietroburgo a sessantasette anni proprio durante le prove di un ennesimo balletto, la "Sylvia" di Leo Delibes con Pavel Gerdt. Cominciò a coreografare nel 1885 con una nuova versione de "La fille mal gardée" sulle musiche di Johann Wilhelm Hertel, seguito da "La foresta incantata" sullo spartito di Riccardo Drigo e "Il Tulipano di Harlem" musicato da autori vari, prima de "Il flauto magico" ancora di Riccardo Drigo e dei già citati "Lo Schiaccianoci", "Cenerentola" ed "Il lago dei cigni". Tuttavia lo storico Yuri Slonimsky ha individuato più di tutti la centralità del coreografo e dell'uomo Lev Ivanov nel suo tempo e nell'intera storia del balletto, collocandolo ai piedi di un ideale podio di fine Ottocento dopo le figure emblematiche del repertorio tardo-romantico Marius Petipa e Piotr Ilich Ciaikovskij. La figura di Lev Ivanov ha saputo impreziosire oltremodo la caratura dei balletti di quel tempo, migliorandone a dismisura la qualità musicale fino a diventare di diritto il primo mentore dei balletti sinfonici con l'idea e la messinscena degli atti bianchi de "Il lago dei cigni". Sarà pure stato un comprimario, dunque, o anche l'eterno secondo dei Balletti Imperiali ma il suo lascito coreutico è di gran lunga superiore a quanto si possa superficialmente immaginare.