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Dantedì, intervista al primo firmatario della mozione On. Nitti: “Una giornata per Dante nel 2021”

Intervista all’onorevole Michele Nitti del M5S, primo firmatario della mozione in parlamento per l’istituzione nel 2021 di una giornata per Dante Alighieri. Tra due anni ricorrerà il 700 aniversario dalla morte dell’autore della Divina Commedia: “Dante è simbolo dell’unità d’Italia, rispetteremo i tempi”.
A cura di Redazione Cultura
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Michele Nitti, Commissione Cultura Camera de Deputati
Michele Nitti, Commissione Cultura Camera de Deputati

Strano a dirsi, infatti, ma nel Paese dove ogni anno si celebrano le giornate più bizzarre del mondo (come quella delle "zone umide" e del "cane in ufficio", tanto per dirne un paio) non era ancora previsto un giorno in cui celebrare Dante. Eppure "nell'opera dell'Alighieri è depositata la memoria culturale, storica, letteraria e civile del nostro Paese". Così lo scorso luglio  Michele Nitti, deputato del MoVimento 5 Stelle in commissione Cultura, ha presentato in Parlamento una mozione che si propone di riconoscere e celebrare il fondatore della lingua italiana e l'autore della Divina Commedia, uno dei simboli più rappresentativi della nostra cultura, riconosciuto tanto in Italia quanto all’estero. L'idea è quella di istituire il "Dantedì", una giornata dedicata alla celebrazione di Dante Alighieri da svolgersi nel 2021, quando cadrà il 700esimo anniversario della morte del Sommo poeta italiano.

Perché è importante l'istituzione del Dantedì?

La proposta di istituire una “giornata per Dante”, il Dantedì, lanciata dal giornalista Paolo Di Stefano, ha raccolto un'adesione impressionante: studiosi, intellettuali, professori universitari, l'Accademia della Crusca, la Società Dante, la Società dantesca, l'Associazione degli italianisti, il Ministro degli Affari Esteri Moavero, tutti uniti nel sottolineare l'importanza di fissare un momento nella memoria culturale della Nazione, per ribadire l'immenso contributo dato da Dante allo sviluppo della lingua italiana, alla storia politica e civile del nostro Paese, e stimolare una conoscenza più diffusa e profonda delle opere dantesche. René de Ceccatty ha auspicato, addirittura, l'estensione del Dantedì oltre i confini italiani. Stiamo parlando delle radici della nostra cultura: se non le conserviamo ben salde, se non le coltiviamo continuandole a studiare, con quali strumenti affrontiamo le sfide che abbiamo davanti?

Sulla data di questa giornata, vista l'incertezza e mancata unanimità degli studiosi riguardo al giorno preciso in cui Dante morì, ci sono già delle idee?

L'intenzione non è quella di calare dall'alto una data, ma di interloquire con i vari soggetti coinvolti, come peraltro auspica il testo della mozione parlamentare di cui sono primo firmatario. Ci sono molte possibilità. Il 25 marzo o l'8 aprile,  date a cui si fa risalire l'inizio del viaggio nell'aldilà di Dante. Oppure il 26 marzo, giorno del battesimo del poeta, o il 29 maggio, una delle possibili date di nascita di Dante. Il guaio è che abbiamo poche certezze sulla sua biografia. Le diverse associazioni e i tantissimi dantisti stanno avanzando tante proposte, ma sanno bene – lo dico con ironia ovviamente – che i seminatori di discordia occupano la IX bolgia dell'Inferno, quindi, alla fine, certamente si preferirà trovare un accordo.

Il nodo delle risorse. Quali potrebbero essere quelle stanziate dal governo e se c'è la possibilità di convogliare anche interessi privati sul Dantedì.

Per l'insieme delle celebrazioni dell'anniversario di Dante sono già previste delle dotazioni finanziarie, a cui mi auguro possano aggiungersene altre, magari anche da parte di enti locali o di privati capaci di intuire le grandi potenzialità di crescita e sviluppo (anche economico) offerte da queste occasioni. Il Comitato per le celebrazioni predisporrà un piano economico sulla base delle risorse finanziarie assegnate, che poi dovrà essere approvato dal Mibac. Mi auguro che il Dantedì trovi ufficialmente spazio anche in queste celebrazioni.

Dalla tomba di Ravenna ai manoscritti pregiati alla Biblioteca Nazionale di Napoli: la presenza di Dante nella cultura italiana è simbolica dell'unità del nostro Paese, oltre che dalla sua bellezza. Una giornata di questo tipo può servire a ribadire questo valore?

Dante ha fondato una visione di umanità e ha rappresentato un simbolo del mondo “italiano”, della cultura “italiana”, molto prima dell'unità politica dell'Italia. Si pensi che ci sono attualmente 1.540 saggi su Dante, contro i 347 su Manzoni e i 331 su Leopardi: anche ciò dimostra quanto Dante rappresenti la nostra identità.

In che modo il Dantedì può contribuire a rilanciare il tema delle competenze linguistiche e porsi anche motore di promozione della cultura italiana in generale?

La recente pubblicazione dei dati dei test Invalsi di quest’anno ha in effetti evidenziato delle criticità, soprattutto in alcune regione italiane, in merito alla comprensione dei testi. L’istituzione del Dantedì, oltre a ribadire il valore della cultura italiana, può offrire un’opportunità di riflessione, in particolare per chi opera nella scuola, sul livello di conoscenza della lingua da parte degli studenti, e diventare così uno stimolo alla creazione di attività che migliorino le competenze linguistiche. Inoltre, quando qualche anno fa fu proposta l'iniziativa Dante a mezzogiorno, in contemporanea, in tutta Italia furono letti canti del poema, furono presentate riscritture multimediali e si creò un grande ed appassionato senso di comunità. Da Nord a Sud ci fu la consapevolezza che lo studio di Dante e della sua poetica fossero un prezioso elemento di crescita culturale e linguistica. Una giornata dedicata a Dante, in vista delle prossime celebrazioni per il VII centenario della sua morte, sarà un'ulteriore occasione per far scoprire canti e testi che normalmente non si studiano o leggono a scuola, e certamente aumenterà le possibilità di rendere attrattivi tutti i territori coinvolti.

Spesso in passato le celebrazioni di questo genere si sono risolte in spartizione di prebende, aumentando il livello di conflitto tra i vari enti depositari della memoria del "santino" di turno. È successo per Leonardo da Vinci, ma anche per Ovidio a Sulmona, dove per il bimillenario del 2017  solo quest'anno si è riusciti a istituire un comitato. In che modo il Dantedì sarà diverso?

È già attivo il Comitato nazionale delle celebrazioni dei settecento anni dalla morte di Dante presieduto da Carlo Ossola. Ha avviato i suoi lavori e sta raccogliendo le proposte di progetto presentate da associazioni, enti locali, musei, istituti e realtà culturali. Dante è di tutti: ci sono decine di istituzioni dantesche che, pur con finalità diverse, custodiscono e promuovono una parte importante della memoria di Dante. Tutte avranno la possibilità e l'occasione di fare la loro parte, senza anteporre quelle finalità di lucro che spesso sono causa del fallimento anche dei progetti più belli. Noi ovviamente faremo la nostra parte per sostenere il Dantedì e le celebrazioni, anche stimolando, per quanto di nostra competenza, il rispetto dei tempi e l’uso corretto delle risorse.

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