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Danimarca, l’artista Weiwei chiude la mostra in protesta per i diritti dei rifugiati

L’artista cinese Ai Weiwei, noto attivista per i diritti umani, ha interrotto la sua mostra “Ruptures” in Danimarca, in segno di protesta contro la confisca dei beni ai richiedenti asilo da parte di Copenaghen. Ha voluto annunciarlo su Instagram, ma è stato confermato anche dalla Fondazione Faurschou nella capitale danese.
A cura di Silvia Buffo
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artista cinese Weiwei
Un' opera dedicata all'artista cinese Weiwei.

L'artista Weiwei protesta chiudendo la sua mostra contro il provvedimento approvato il 25 gennaio dal Parlamento, in base al quale la polizia danese potrà confiscare ai rifugiati beni dal valore superiore alle somma di 10mila corone, ossia 1340 euro, l'utile stimato a garanzia di vitto e alloggio. Questa è la cifra che comunque resterà esente da confisca.

La mostra inaugurata a marzo del 2015 sarebbe dovuta rimanere aperta al pubblico fino ad aprile 2016. Anche il gallerista Jens Faurschou approva la decisione dell'artista, affiancandosi alla contrarietà e al disappunto per le ultime scelte governative che ritiene contribuiscano a dare un'immagine terribile dei Danesi e della Danimarca. Sarebbe stato il gallerista ad informare Weiwei che quando ha appreso la notizia si trovava nell'isola greca di Lesbos, lì ha aperto uno studio dedicato al miglioramento della condizione dei rifugiati attraverso l'arte.

Ma la storia dell'attivismo di Weiwei è davvero fitta: per la sua opposizione al regime è stato recluso per 81 giorni, dal 2 aprile al 22 giugno 2011. L'artista è stato confinato in una località segreta e delle sue condizioni nulla è stato trasmesso dai media. Durante la detenzione, i più importanti musei del mondo, come la Galleria Tate Modern di Londra, hanno lanciato una petizione a suo favore, la cui causa ha unito migliaia di persone indignate nel vedere minacciati i diritti e la libertà di espressione in Cina e per sollecitare la liberazione dell'artista.

In Italia, l'Associazione Pulitzer ha lanciato un appello per raccogliere 5 000 firme per Ai Weiwei, che ha chiesto aiuto anche al Presidente della Repubblica Italiana per interagire sul governo di Pechino per l'immediatezza della sua liberazione. Solo il 15 maggio 2011 l'artista è stato autorizzato a vedere la moglie Lu Qiong, così la coniuge è stata condotta nel luogo di detenzione del marito. Il 22 giugno, a distanza di 81 giorni dall'arresto, l'artista è stato rilasciato con saldo di debita cauzione, da allora è in costante controllo con il divieto di espatriare.

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