Da Turner a Gauguin, cinque bellissime opere d’arte ispirate al mare
Il mare: profondità inquiete e superficie cristallina, forza incontenibile e calma prima della tempesta. Tutte queste immagini del mare hanno caratterizzato la pittura dal Romanticismo fino agli inizi del Novecento, divenendo volta per volta metafora di qualcosa di più: ecco 5 delle opere più emblematiche sul mare e i suoi segreti.
Van Gogh, un mare di colori
Vincent Van Gogh rimase nel piccolo villaggio di Saintes Maries de la Mer solo per pochi giorni, nell'estate del 1888, prima di recarsi ad Arles. Ma pochi giorni bastarono per cambiare radicalmente il suo modo d’intendere la pittura: "Adesso che ho visto il mare, sento l’importanza di spingere oltre il colore", scrisse in una lettera al fratello Theo.
E in effetti, nei numerosi schizzi di questo periodo s’intravede già quello stile unico che lo contraddistinguerà nelle vedute della Provenza: colori in contrasto e pennellate larghe, indistinguibili in certi punti, proprio come l’acqua del mare quando si confonde con la riva.
Turner: il mare in tempesta
William Turner è considerato uno dei pittori di paesaggi più significativi del Romanticismo inglese: uno degli elementi centrali in molti suoi capolavori fu proprio il mare, come nell'opera “Il naufragio” del 1805 e oggi conservata alla Tate Britain di Londra.
Un mare tutt'altro che amico, quello di Turner: acque in tempesta, violente, che incarnano perfettamente l’ideale romantico del sublime e che nel maestro inglese assumono una valenza quasi fatale. Nonostante i marinai si affannino sulle loro piccole imbarcazioni, la forza della natura, del colore e dell’espressività di Turner non hanno limiti.
La Nona onda di Aivazonvsky
Sulla stessa scia di Turner ma molto meno caotico ed oscuro, “il più bel dipinto russo”, realizzato nel 1850 da Ivan Aivazonvsky e conservato nel Museo di Stato di San Pietroburgo. Ricalcando la poetica del sublime, il pittore raffigura sei naufraghi che attendono la terribile “nona onda”: le leggende marinaresche sostengono che le onde si ripetono a gruppi di nove, e che l’ultima, quella più grande e potente, sia qualcosa contro la quale l’uomo non può nulla. Simbolo del fato ineluttabile, il quadro di Aivazonvsky lascia però una speranza, a differenza di quello di Turner, nella luce maestosa che si erge al di sopra delle acque.
Il mare orientale di Hokusai
Katsushika Hokusai fu uno degli artisti giapponesi più rappresentativi della sua epoca e la sua fortuna, soprattutto in Occidente, è legata alla celeberrima “Grande Onda di Kanagawa”. Come in tutte le sue opere, la natura ha per Hokusai un valore fortemente simbolico che travalica il semplice fenomeno: in questo caso la terribile onda si contrappone alla fragilità effimera dell’uomo, mentre sullo sfondo il Monte Fuji, simbolo di immortalità, resta inarrivabile. Che sia anch’esso minacciato dalla forza oceanica, e con lui la speranza di una vita eterna, non è dato saperlo.
Il mare di emozioni di Gauguin
Un filo rosso invisibile lega l’Onda di Hokusai ad una delle opere di Paul Gauguin: l’artista infatti si avvicinò ben presto all'arte orientale riproponendone non solo le tecniche, ma anche le tematiche profondamente spirituali ed introspettive. Come nel caso de “L’Onda” del 1888, in cui Gauguin abbraccia definitivamente il cloisonnisme: figure ben delimitate, contorni molto marcati e colori in contrapposizione simboleggiano l’estrema valenza emozionale che il pittore racchiudeva nei suoi quadri. Nemmeno il mare di Gauguin è sereno, anzi è inquieto e violento, così come violenta è la spiaggia rosso sangue che s’intravede in alto.