Da “sfigati” a modelli di vita: come i nerd hanno conquistato il mondo
Un tempo eravamo piccoli, pochi, sporchi, con le braghe sempre calate, brufoli ovunque (che negli anni '80 erano una piaga insieme alla scoliosi), ci nascondevamo nel buio delle nostre camerette, prima di entrare in una delle pochissime fumetterie ci guardavamo intorno per non lasciare traccia di noi, ed eravamo contenti di essere una nicchia eletta, una setta insomma: eravamo delle felici teste di nicchia.
Poi qualcosa, inaspettatamente, è cambiato e oggi i nerd governano il mondo: Bill Gates, Elon Musk, i guru della moda, persino le star di Hollywood e quello che era appannaggio di pochi è diventata cultura di massa. La cultura nerd è diventata inesorabilmente mainstream e in fondo ai nostri cuori, il nostro io adolescente pieno di brufoli, rifiuta tutto ciò e ne soffre. Ma come e quando tutto questo è accaduto e perché.
La risposta è molto semplice: da sempre il mainstream si affida alla cultura della strada, dal basso, per ricevere ispirazioni ed essere sempre attuale o all'avanguardia. I grandi nomi della musica, di notte in incognito, ascoltavano i suoni delle piccole band per trovare ispirazione, per cambiare, per evolversi e non morire. Così anche la moda si rifà di continuo all'uomo o alla donna della strada – come si usa dire per indicare una persona mediamente normale (anche se poi la definizione di normale è tutta da rivedere) – e quelli che un tempo, più di trenta anni fa, erano solo pantaloni strappati e consunti dall'uso quotidiano e indossati da chi non poteva permettersi di comprarne altri o da giovani che volevano esternare così il proprio malessere come faceva la scena grunge, diventano moda ed oggi è quasi impossibile trovare un jeans griffato che non sia strappato o scolorito.
"Quel che ora è di moda, viene di certo da un passato vissuto da quei pochi che hanno voluto osare e fare quello che prima non c'era" diceva mio zio Vito, che non era un luminare della filosofia ma ogni tanto ne diceva una giusta e questa frase lo era.
Nerd: "Giovane di modesta prestanza fisica e dall'aspetto insignificante, che compensa la scarsa avvenenza e le frustrazioni che ne derivano con una passione ossessiva e una notevole inclinazione per le nuove tecnologie". Questo è il primo risultato che si ottiene da Google, mentre su wikipedia leggiamo: "È un termine della lingua inglese americana con cui viene definito chi ha una certa predisposizione per la tecnologia e le attività che richiedono un certo impegno ed è al contempo tendenzialmente solitario e con una ridotta propensione alla socializzazione. Il termine è nato come dispregiativo, ma in seguito è stato reclamato in alcuni ambiti per definire una sorta di orgoglio e di identità di gruppo".
In entrambi i casi si parla di giovani con forti disagi che è proprio il pre-concetto e pregiudizio con il quale noi bambini degli anni '80 e adolescenti dei '90 siamo cresciuti, circondati da persone che non comprendevano quel che amavamo ed ovviamente seguivano, come è buona consuetudine italiana , il dogma dell'italiano medio "quello che non capisco, lo schifo!". Poi, per fortuna, siamo cresciuti e non abbiamo dimenticato – a differenza di quello che accadeva nelle generazioni precedenti – o peggio, abbandonato le nostre passioni e così tutto un mondo sotterraneo, off, nerd, è riuscito ad emergere e la contro-cultura è diventata semplicemente cultura. La qual cosa ha di certo degli aspetti positivi, perché è più diffusa, più accessibile, più accettata, più alla portata di tutti, e quindi inevitabilmente – ed ecco gli aspetti negativi – meno dirompente, meno rivoluzionaria, meno sovversiva. Ma d'altronde è nella natura stessa dell'essere umano, crescere e cambiare.
Che oggi la cultura nerd sia ormai un fenomeno di massa è inequivocabile, basta fare un salto a Lucca durante i giorni del festival – tempio dei nerd – Lucca Comics & games, per accorgersi che il pubblico è così vario e soprattutto vasto (circa 400.000 presenze in cinque giorni) da non essere assolutamente di nicchia, anzi. Quello che piaceva a pochi ora piace a tantissimi: i film del Marvel Cinematic Universe hanno aperto, anzi sfondato, una porta per entrare in un mondo che era appannaggio solo dei fan e degli appassionati. Oggi chiunque conosce Spiderman (un tempo noto come Uomo Ragno) che proprio nel 2022 ha festeggiato i suoi primi sessant'anni e in questi giorni è fuori con il millesimo numero di Amazing Fantasy la rivista che le 1962 aveva pubblicato la sua prima avventura; moltissime persone sanno cosa sia un universo parallelo o un futuro alternativo; si può citare la fisica quantistica senza essere presi per pazzi; parlare di elfi, folletti draghi e sacri monti da conquistare come fosse una cosa scontata e si può ammettere liberamente di essere un giocatore incallito o lettore feroce di fumetti senza per questo essere giudicati in modo sprezzante.
Ma quali sono poi più specificatamente gli oggetti del desiderio a cui da sempre si dedica il mondo nerd?
Stando alla raccolta di saggi Nerdopoli (edizioni Effequ), scorrendo l'indice troveremmo fantasy, fantascienza, giochi di ruolo, serie tv, videogame, fumetti e anime giapponesi. Tutte espressioni di una cultura che per anni è stata considerata di second'ordine, sotto-cultura.
Umberto Eco, con coraggio, fu il primo a parlare in modo serio dei fumetti e si espresse in maniera altrettanto categorica: “Quando ho voglia di rilassarmi leggo un saggio di Engels, se invece desidero impegnarmi leggo Corto Maltese” . D'altronde lui per primo era forse uno dei nostri: amante dei fumetti, delle letterature "secondarie", collezionista di figurine, nonché seguace di svariate forme di cultura grafica popolare che avevano in parte nutrito i suoi sogni. Svariati capolavori della letteratura cosiddetta di genere, dei manga, del fumetto che va di gran moda definire graphic novel – come a voler rimarcare che non si tratta di un semplice fumetto (mai sia) ma di un romanzo grafico -, finanche il fumetto super-eroistico popolare, hanno dimostrato negli ultimi trent'anni che si può unire intrattenimento e profonda riflessione sulla natura dell'essere umano. Molte serie tv, sit-com, moltissimi manga hanno cambiato la nostra percezione di vedere le cose, di accettare i mondi diversi dal nostro: c'è un "prima e dopo" Friends, Whatchmen, One Piece.
I nomi da fare sarebbero tantissimi e citarne solo alcuni sarebbe pretestuoso, soggettivo nonché ingiusto nei confronti delle opere che non conosco, ma di certo le librerie di oggi non sono più quelle di una volta, popolate di immensi reparti dedicati alla cultura nerd in ogni sua forma. Finalmente: d'altro canto Dickens era considerato uno scrittore commerciale e la critica contemporanea lo reputava "lettura da donne", i Beatles erano considerati degli urlatori, il Don Giovanni di Mozart ritenuto fin troppo popolare, ovvero che concedeva troppe lusinghe alla plebe e addirittura veniva messo in scena con pubblico non soltanto aristocratico, Shakespeare faceva spettacoli nelle bettole (ma non solo) e le sue opere erano percepite come noi accogliamo oggi alcuni blockbuster al cinema, qualcuno aveva detto che la Rhapsody in blue di Gershwin fosse rumore, buono solo a far male alle orecchie.
Basterebbe, alle volte, non giudicare solo in base a quel che noi reputiamo giusto e buono, basterebbe vestirsi dei panni degli altri per comprendere cosa si provi ad essere un altro o altra, basterebbe lasciare che ogni persona possa esprimere il proprio punto di vista (a meno che esso non pregiudichi la libertà altrui) senza volerlo necessariamente distruggere solo perché diverso dal proprio, basterebbe smettere di possedere La Verità, perché tanto, prima o poi, saranno i fatti a incaricarsi di dar ragione alla verità, quale essa sia. Quindi sì, direi proprio che si può ancora essere nerd al tempo dei nerd: basta conservare passione, meraviglia, apertura mentale, instancabile voglia di scoprire, la giusta dose di fanciullezza e non stancarsi mai e ripeto mai di vedere e rivedere Star Wars. Dopotutto, come diceva Woody Allen, "basta che funzioni".