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Da Leonardo a Van Eyck: simboli e messaggi nascosti nei grandi classici dell’arte

La storia dell’arte è ricca di opere tanto affascinanti quanto misteriose: simboli nascosti messaggi ambigui si nascondono dietro i capolavori più noti.
A cura di Federica D'Alfonso
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Ultima Cena, Leonardo
Ultima Cena, Leonardo

Dall'antichità fino all'epoca moderna l'arte ha avuto come scopo quello di rappresentare la realtà. Un artista è tanto abile quanto è capace di riprodurre fedelmente la realtà, ma il vero fascino delle grandi opere d’arte è spesso legata, nella storia, alle controversie generate da un dettaglio sfuggente nascosto da qualche parte all'interno di essi. Molti dei capolavori artistici più famosi di tutti i tempi, dall’Ultima Cena di Leonardo ai tanti simboli racchiusi nel Giudizio Universale di Michelangelo, passando per l’arte fiamminga, trascinano con sé suggestioni e ambiguità: ecco cinque opere piene di significati controversi, e nella maggior parte dei casi, nascosti.

Matrimonio o adulterio?

Ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan Van Eyck (1434)
Ritratto dei coniugi Arnolfini, Jan Van Eyck (1434)

Il "Ritratto dei coniugi Arnolfini", dipinto da Jan van Eyck nel 1434 e conservato nella National Gallery di Londra, è uno dei dipinti più significativi della pittura fiamminga. Un’aura complessa ed enigmatica lo circonda, dandogli una fama misteriosa, che i numerosi studi e le domande ancora irrisolte hanno alimentato. Oggetto della raffigurazione è una coppia in piedi, riccamente abbigliata, dentro una stanza da letto:  l'uomo fa un gesto  interpretato in vari modi, dalla benedizione, al saluto, al giuramento. La moglie gli offre la sua mano destra, mentre appoggia la sinistra sul proprio ventre, con un gesto che ha fatto pensare a un'allusione alla gravidanza.

Ancora a distanza di secoli, gli storici discutono sul significato e lo scopo dell'opera: la tesi proposta da Erwin Panofsky nel 1934 è che si tratti della rappresentazione del matrimonio della coppia e di un'allegoria della maternità, a cui alluderebbero i numerosi simboli sparsi nella stanza. Varie altre interpretazioni hanno, tuttavia, permesso di elaborare punti di vista differenti, che hanno messo in dubbio la tesi stessa di Panofsky. Si è parlato anche di un possibile esorcismo o cerimonia per recuperare la fertilità poiché Arnolfini e sua  moglie non ebbero in realtà figli. La fama dell’Arnolfini inoltre era quella di un marito infedele e brutale: le arance poste sullo sfondo, che nei paesi del Nord Europa venvano chiamate "mele di Adamo", hanno proprio il compito di evocare il frutto proibito del peccato originale.

Un tesoro di simboli

Ultima Cena, Leonardo
Ultima Cena, Leonardo

L’Ultima Cena”, così come molte delle opere di Leonardo, è stata per secoli oggetto di fascinose teorie interpretative. In questo senso, è forse uno dei quadri più ricchi di simbologia: Slavisa Pesci, un tecnologo informatico, ha creato un interessante effetto visivo sovrapponendo una versione semitrasparente e rispecchiata del dipinto sopra l’originale. Il risultato è stato l’apparire di due figure che sembrano dei Templari, alle estremità del tavolo, mentre un altro personaggio con in braccio un bambino appare sulla destra. Giovanni Maria Pala, un musicista italiano, ha addirittura indicato che le posizioni delle mani e delle pagnotte di pane possono essere interpretate come note su un pentagramma, e se lette da destra a sinistra, caratteristica della scrittura di Leonardo, formano una composizione musicale.

Una moderna Persefone?

American Gothic, Grant Wood (1930)
American Gothic, Grant Wood (1930)

"American Gothic" raffigura un agricoltore che regge un forcone, con accanto sua figlia, dinanzi ad una casa di legno in stile rurale. È una delle immagini più riconoscibili dell'arte americana nel XX secolo, una delle più famose, che almeno una volta tutti hanno visto: ma c’è un particolare, nel quadro, che non balza subito agli occhi. La donna, in piedi alla destra del padre, indossa una spilla con la raffigurazione di Persefone. Un piccolo dettaglio, che nel rievocare la mitologica storia di stupro della dea da parte di Ade, getta un’ombra inquietante sul significato complessivo dell’opera. L ‘uomo brandisce una forca, simbolo del lavoro manuale e dunque maschile, e rafforza un messaggio forse celato dall’autore: che dietro le due più celebri figure americane si celi un delitto, o un incesto?

L'erotismo nascosto nel sacro

Gian Lorenzo Bernini, L'Estasi di Santa Teresa
Gian Lorenzo Bernini, L'Estasi di Santa Teresa

L’Estasi di santa Teresa è una delle sculture più famose di Gian Lorenzo Bernini. È custodita nella chiesa di Santa Maria della Vittoria a Roma, nella cappella Cornaro, realizzata per la famiglia omonima. La scena raffigura, in modo teatrale, l’estasi mistica di santa Teresa, in base al racconto che lei stessa fa nei suoi diari. Si tratta di uno dei temi più cari all’arte barocca, quello del misticismo: ma anche uno dei più controversi e misteriosi. Occhi al cielo, sangue e carne in fiamme, cuore in fibrillazione: l’opera di Bernini riproduce quasi cinematograficamente questo fenomeno affascinante, dando vita ad un’ambiguità concettuale nascosta. Quella ovvero che dietro la tensione mistica sia celata una pulsione sessuale: un’ipotesi avvalorata dalle numerose letture psicanalitiche che si sono susseguite negli anni, in primis quella di Jaques Lacan: “elle jouit, ça ne fait pas de doute”.

La Kabbalah nel libro del cristianesimo

Davide e Golia (particolare dal Giudizio Universale), Michelangelo
Davide e Golia (particolare dal Giudizio Universale), Michelangelo

Il soffitto della Cappella Sistina è una delle opere più strabilianti per i particolari che arricchiscono la narrazione del Giudizio Universale, affrescato da Michelangelo all’inizio del sedicesimo secolo. Secondo molti studiosi alcuni particolari di questo splendido tesoro custodito nel cuore del cattolicesimo sarebbero in realtà un ponte fra la religione romana e quella ebraica: molte delle figure dipinte sarebbero rappresentazioni di lettere dell’alfabeto ebraico, come ad esempio ‘Davide e Golia‘, le cui sagome formerebbero la lettera “gimel” che nella tradizione della Kabbalah simboleggia la forza.
 

 

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