Da Duchamp a Cattelan, l’arte contemporanea “invade” il Palatino
Una riflessione che analizza la relazione tra antico e contemporaneo e vuole essere un invito a riflettere sulla memoria, il significato delle rovine e le visioni della modernità. L’arte contemporanea torna a confrontarsi con l’archeologia, nella mostra "Da Duchamp a Cattelan. Arte contemporanea sul Palatino" a cura di Alberto Fiz. Ben 100 opere tra installazioni, sculture, dipinti, fotografie e opere su carta di artisti provenienti da 25 diverse nazioni.
Una mostra che mescola passato, presente e futuro dell'arte contemporanea. Accanto a grandi maestri dell'arte come Marina Abramović, Gino De Dominicis, Marcel Duchamp, Gilbert & George, Joseph Kousth, Barbara Kruger, Richard Long, Allan McCollum, Vettor Pisani, Michelangelo Pistoletto, Remo Salvadori, Mario Schifano, Mauro Staccioli, saranno visibili anche i lavori realizzati da alcuni tra i più importanti artisti delle ultime generazioni come Mario Airò, Maurizio Cattelan, Anya Gallaccio, Cai Guo-Qiang, Claudia Losi, Paul McCarthy, Sisley Xhafa, Vedovamazzei e Luca Vitone.
Non finisce qui. Dopo la messa in scena del rapporto tra archeologia e arte, non manca una serie di lavori realizzati da designer e architetti come Ugo La Pietra, Gianni Pettena e Denis Santachiara.
I lavori provengono dal museo ALT creato dall’architetto Tullio Leggeri, tra i più significativi collezionisti italiani che ha da sempre ha caratterizzato il suo rapporto con gli artisti sviluppando i loro progetti e suggerendo soluzioni tecniche e creative. Tra le monumentali rovine, viene esposta una significativa selezione delle oltre 2000 opere che costituiscono la raccolta.
All’interno dello Stadio Palatino e del peristilio inferiore della Domus Augustana, con le terrazze e le Arcate Severiane, la mostra articola le sue tematiche essenziali: le "Installazioni architettoniche" in situ, efficace accostamento tra archeologia e arte contemporanea; le "Mani", disegnate, fotografate, dipinte, scolpite, simbolo comunicativo e forza creatrice, i "Ritratti", traccia identitaria per eccellenza e genere artistico dove gli antichi romani hanno primeggiato.