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Da Cinico TV a “È stato il figlio”: Daniele Ciprì si racconta

Intervista a Daniele Ciprì, sceneggiatore, regista, montatore e direttore della fotografia tra i più stimati in Italia. Ciprì ci ha raccontato la sua singolare esperienza di cineasta iniziata nel 1992 con Cinico Tv.
A cura di Andrea Esposito
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Daniele Ciprì è uno delle figure più atipiche del panorama cinematografico italiano: palermitano doc classe 1962, anche se a vederlo non gli dareste più di 40 anni, Ciprì è un regista, sceneggiatore, direttore della fotografia e montatore. Noto nell’ambiente del cinema per i suoi strepitosi bianco e nero, Ciprì si è cimentato da alcuni anni anche col colore in film come “Vincere” e “La Bella Addormentata”. Lo abbiamo incontrato nel corso di un seminario che il regista palermitano ha tenuto a Napoli nell’ambito di “AltaAttenzione”, un ciclo di incontri di formazione organizzato dal gruppo “Manovalanza”.

Gli esordi con Cinico TV

Da “Lo zio di Brooklyn” a “Il ritorno di Cagliostro”

Lo scandalo di “Totò che visse due volte”

La separazione di Ciprì e Maresco

La carriera come regista

Gli esordi con Cinico TV

La fama leggendaria di Daniele Ciprì è legata ai primi quindici anni della sua carriera quando, per intenderci, faceva coppia con Franco Maresco formando il formidabile duo “Ciprì e Maresco”. Dal 1992, infatti, la coppia palermitana è entrata come un virus nelle case italiane con un progetto assolutamente sconvolgente per l’epoca e per questo ospitato in programmi come “Fuori orario”, “Avanzi” e “Blob”: il nome del programma era “Cinico TV”. Cliccatissimi ancora oggi su youtube gli sketch di Cinico proponevano le interviste che i due registi realizzavano a personaggi alienati e folli, dei veri e proprio freak, sullo sfondo di una Sicilia desolata e anonima. Tra i personaggi più importanti, passati alla storia, si ricordano: il ciclista Francesco Tirone, il grassoccio Giuseppe Paviglianiti, il cui video in cui mangia pasta e fagioli e al contempo si produce in non ben identificati effetti sonori è stato uno dei video “virali” ante-litteram; le “schifezze umane” Carlo e Pietro Giordano, il “terribile” Rocco Cane, i ridicoli fratelli Franco e Rosolino Abbate, il triste e afono Marcello Miranda, lo sconclusionato Giuseppe Filangeri, l'incomprensibile Fortunato Cirrincione che racconta, in modo molto colorito, dell’esperienza non proprio “poetica” su un set di Pasolini.

Da “Lo zio di Brooklyn” a “Il ritorno di Cagliostro”

Nel 1995 avviene il loro esordio al cinema con il film “Lo zio di Brooklyn”. Una delle caratteristiche principali del film, a parte il proverbiale bianco e nero, è l’assenza di donne, i cui ruoli sono interpretati da uomini travestiti. La storia è a dir poco folle: ambientato nella solita Palermo post-apocalittica in cui gli unici abitanti sono dei folli che si aggirano in mutande, i quattro fratelli gemelli protagonisti sono costretti da dei nani mafiosi ad ospitare un personaggio chiamato appunto “lo zio d’America” che non proferisce parola fino alla fine del film, quando esclama: “Permettete che mi presenti. Io sono…” ma il nome viene coperto da un lungo peto. Dopo questo primo folle film, Ciprì e Maresco realizzano moltissimi documentari e altre pellicole tra cui: Il Manocchio (1996), “Totò che visse due volte” (1998), Noi e il Duca – quando Duke Ellington suonò a Palermo (1999), fino ad arrivare a “Il ritorno di Cagliostro” (2003), film che segna un cambio di rotta decisivo nella loro poetica e preannuncia la rottura del leggendario duo. Ultimo film realizzato insieme da Daniele Ciprì e Franco Maresco è un omaggio a Franco e Ciccio presentato nel 2004 alla Mostra del cinema di Venezia dal titolo: “Come inguaiammo il cinema italiano – La vera storia di Franco e Ciccio.

Lo scandalo di “Totò che visse due volte”

Discorso a parte merita il film “Totò che visse due volte” (1998) che generò grandi polemiche per i suoi contenuti ritenuti dalla commissione censura “degradanti per la dignità del popolo siciliano, del mondo italiano e dell’umanità” e quindi “vietato a tutti” nonostante fosse stato in parte finanziato con contributi pubblici. Il film è diviso in tre episodi, numerati e senza titolo, che raccontano un’umanità al solito mostruosa e degradata: il tema che unisce i tre episodi è la morte di Dio. Tra le scene più forti ricordiamo, quella del boss mafioso che fa sciogliere il profeta in una vasca di acido, quella dell’angelo a cui vengono strappate le ali e infine violentato, e quella di un povero minorato psichico colto nell’atto di accoppiarsi con una statua della Vergine Maria mentre implora il suo amore.

La separazione di Ciprì e Maresco

La notizia “Ciprì e Maresco si sono separati” (litigio, separazione consensuale non si è mai capito bene) fu accolta dai cinefili di tutta Italia come l’evento che poneva fine a un’epoca. In effetti i due dichiararono in più circostanze che ormai il percorso inaugurato da Cinico TV e proseguito poi al cinema, se prima aveva generato scandalo e indignazione, oggi era stato superato dalla realtà: le notizie dei festini di Arcore e altri eventi simili ponevano da un lato le loro invenzioni in un orizzonte profetico, dall’altro imponevano un cambio di rotta. “Nella rassegna ‘Pubblimania’ del 1993, – affermò nel 2009 Maresco -, presentammo un corto in cui uno dei due fratelli Abbate (altri nostri personaggi-simbolo) descriveva ampiamente l’insaziabile voracità sessuale di Berlusconi, ma ormai lui ci ha superato”.

La carriera come regista

Nel 2012, Daniele Ciprì presenta alla 69esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia il film “È stato il figlio”, con cui ha inizio la sua carriera da regista “solista”. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Roberto Alajmo, è interpretata nel ruolo di protagonista da Toni Servillo. Un uomo seduto in un ufficio postale racconta le vicende di una famiglia sconvolta da un evento tragico, la morte di Serenella, una bambina colpita da un proiettile vagante. A seguito di questa tragedia la famiglia riceve un cospicuo risarcimento in denaro riservato alle vittime della mafia che anziché migliorare la loro misera esistenza finisce col generare una serie di eventi rovinosi. Ma Ciprì nel corso degli ultimi anni ha anche lavorato come direttore della fotografia per il regista Marco Bellocchio con cui ha realizzato “Vincere” e “La bella addormentata” e per l’opera prima di Ascanio Celestini “La pecora nera”. Il suo prossimo film come regista uscirà alla fine di quest’anno ed è intitolato “La buca”.

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