Da Bieber a Carter, come l’arresto di Diddy ha dato il via alle teorie su abusi nel mondo della musica
L'arresto, lo scorso 16 settembre, di Diddy a New York, ha dato il via a un processo di ricostruzione degli ultimi tre decenni del magnate dell'industria discografica. Un tentativo di ripercorrere non solo tutti gli avvenimenti diretti accaduti al produttore discografico originario di Harlem, le oltre 11 denunce depositate per violenza, abusi e traffico sessuale, ma anche tutte le side story e allusioni che si stanno susseguendo sui social. Queste, alcune volte legate a testimonianze dirette del passato, altre a intricati sistemi di specchio/realtà legati ad amicizie dirette dell'autore, stanno costruendo un contesto su cui si sta svolgendo il racconto del processo penale di Diddy, ancora in carcere al Metropolitan Detention Center di Brooklyn, l'unica prigione federale della città di New York.
Come i social stanno raccontando il passato di Diddy dopo l'arresto e i White Party
E se per alcune testimonianze, sembrano sterili le ricostruzioni fatte, per la maggior parte, da utenti sul web, per altre sembrano esserci dei fondamenti, legate anche a testimonianze durante i processi. L'impronta di Diddy nell'industria musicale e dell'intrattenimento statunitense lo hanno reso uno dei guru di Los Angeles, e i suoi famosi White Party, in cui partecipavano celebrità del calibro di Paris Hilton, Ashton Kutcher, Leonardo DiCaprio, Justin Bieber, Khloe Kardashian e Jennifer Lopez, sono diventate lo sfondo di un racconto in cui difficilmente si riesce a intravedere un confine tra il divertimento e la violenza, tra rapporti consenzienti e abusi sessuali, tra la legalità e l'illegalità.
Perché l'arresto di Diddy potrebbe portare a un #MeToo nel mondo della musica
In una narrazione che sembra ripercorrere le orme del #MeToo che ha investito l'industria cinematografica contro Harvey Weinstein e il mondo, anche della politica statunitense, contro Jeffrey Epstein, stiamo assistendo al ribaltamento dell'immagine di Diddy, auto-proclamatosi negli scorsi anni come il nuovo "Jay Gatsby", di chiara origine Fitzgeraldiana. Un'immagine che però, già nel 1999, appariva più complessa in un'intervista dello stesso Diddy a Entertainment Tonight, quando affermava: "Non mi daranno più nemmeno un permesso per le feste. Non vogliono più che organizzi feste, ma non ci fermeremo. Continueremo a divertirci riunendo persone di ogni estrazione sociale. Sentirete parlare delle mie feste. Le chiuderanno. Probabilmente mi arresteranno, faranno tutti i tipi di cose folli solo perché vogliamo divertirci".
Le teorie sulla morte di Tupac ordinata da Diddy
Tra le teorie che hanno assunto maggiore valore nel tempo, anche grazie a testimonianze di terzi durante il processo, ricostruzioni da parte degli investigatori e lavori giornalistici approfonditi, come quello di The U.S Sun, è quella che riguarda la morte di Tupac. Infatti, negli scorsi mesi, la testimonianza di una delle persone sospettate dell'omicidio del rapper statunitense, Duane "Keefe D" Davis, risalente a un'intervista secretata della polizia del 2008, legava la morte di Tupac proprio a Diddy. Nella conversazione registrata e ottenuta dal The U.S Sun, Diddy avrebbe promesso un milione di dollari a Keefe D per orchestrare l'omicidio del rapper e del suo manager Suge Knight, in quello che verrà ricordato tra gli atti finali del lungo confitto West/East Cost. A morire sarà il solo Tupac, il 13 settembre 1996, all'University Medical Center di Las Vegas.
La molotov contro l'auto di Kid Kudi e lo scontro con J Cole
Ma le controversie con artisti, soprattutto della scena hip hop statunitense, si sono susseguite negli anni, trovando anche riferimenti successivi nella musica degli stessi. Per esempio, ciò che è accaduto nel 2011 con Kid Cudi, quando la sua macchina venne fatta saltare con una molotov, dopo un avvicinamento della partner Cassie all'autore di Day n' Nite. Ma uno dei brani che sta accompagnando il racconto fictionale, almeno nelle ultime settimane, di Diddy è sicuramente She Knows di J.Cole. Il cantante, nel 2013, ha avuto uno scontro diretto con Diddy durante uno degli afterparty degli MTV VMA. L'episodio verrà riportato dallo stesso J Cole nel 2021 nel brano Let Go My Hand. Nella canzone She Knows, che potrebbe rappresentare in una visione d'insieme il racconto dell'infedeltà e dei rimorsi del protagonista, contiene in una parte del ritornello, un richiamo a due artiste: Aaliyah e Left Eye.
Perché una canzone di J Cole sembra raccontare la violenza di Diddy nei confronti di Aaliyah e Left Eye
Se nel brano si fa riferimento a come le due abbiano affrontato, in una metafora legata alle stelle che bruciano, due incidenti legati a incendi, c'è chi ha ipotizzato un riferimento a come essi furono provocati. Infatti le due artiste, legate a Diddy anche attraverso i White Party e le figure di R.Kelly e di Clive Davis, sono entrambe scomparse a causa di incidenti molto violenti. Per Aaliyah un incidente aereo di ritorno dalle Bahamas, mentre per Left Eye un incidente d'auto che vede il suo Suv capovolgersi più volte, provocandole ferite, soprattutto al collo, che portarono alla morte della donna. Come sottolineano alcune delle ricostruzioni degli utenti sul web, dopo lo scandalo del matrimonio di Aaliyah a 15 anni con R.Kelly, Diddy rimase uno dei produttori a collaborare con la giovane donna. Mentre per Left Eye, oltre alla comparsa in più White Party del magnate della musica statunitense, c'è la vicinanza con Clive Davis, storico socio di Diddy. La relazione tra Davis e Left Eye, raccontata negli anni anche dagli altri membri della TLC, formazione a cui apparteneva l'autrice, è apparsa evidentemente in maniera tossica e violenta. A rendere ancora più bui, secondo alcuni utenti su Reddit, il racconto degli ultimi momenti di vita di Left Eye è la corsa in auto, che ha portato tragicamente alla sua morte. Secondo Chili, altro componente della band, Left Eye stava correndo via proprio da Davis e da uomini vicini anche a Diddy.
Le analogie tra Usher e Justin Bieber e il video di Yummy
Con molte meno testimonianze invece, stanno riaffiorando teorie su Justin Bieber, Aaron Carter, ma anche Usher. Continuano a far discutere le immagini di un Bieber appena 14enne, affidato ad Usher ma che si preparava ad affrontare i festeggiamenti del suo 15° compleanno proprio insieme a Diddy: 48 ore in cui avrebbe potuto accedere a "ragazze", alludendo a fini sessuali. Un aspetto che sarebbe toccato, in passato, anche al 13enne Usher, come racconterà il cantante di Yeah più volte in alcuni podcast. L'uomo ha raccontato di aver visto cose "particolari" per un 13enne in un camp musicale con Diddy, che dava l'opportunità a giovani ragazzini di passare un anno con il produttore discografico. Un racconto che sembra imitare in maniera totale l'esperienza di Bieber, che nella sua discografia sembra aver cercato di raccontare quegli anni in Yummy. Nel video ufficiale del brano, infatti, appare tra le portate finali del pranzo un piatto in cui viene disegnato un giovane Bieber appena 16enne, offerto al mondo della discografia. In più momenti, Bieber ha segnalato Diddy come suo mentore discografico: non è impossibile trovare video, anche recenti, in cui i due parlano. Come, similmente, non è difficile trovare più racconti di Bieber in cui sottolinea gli abusi fisici subiti in passato, ma anche un grande consumo di sostanze stupefacenti, legati al suo periodo a Los Angeles.
La morte di Aaron Carter e le citazioni in Fuel di Eminem e Famous di Kanye West
C'è chi ha invece sospettato sulla scomparsa di Aaron Carter, sottolineando come la sua etichetta, la Sony Music Entertainment è parent company dell’etichetta di Combs, la Bad Boy Records. L'uomo, secondo le teorie, avrebbe partecipato ad alcuni White Party di Diddy e successivamente agli incontri definiti "Freak Off", in cui avrebbe subito violenza sessuale. I Freak Off, secondo le ricostruzioni della polizia, sarebbero stati utilizzati come metodo di estorsione agli artisti partecipanti, ma anche un processo sistemico di abusi fisici e di somministrazione di sostanze stupefacenti a cui alcuni protagonisti sarebbero stati costretti a partecipare. L'ondata di testimonianze contro Diddy, arrivate ormai a 50 persone, stanno esplorando il comportamento avuto dall'uomo negli ultimi 30 anni, cominciando a mostrare un pattern di violenza e abusi che potrebbe esser stato nascosto dall'uomo originario di Harlem. E appaiono in maniera ancora più chiari alcuni messaggi criptati in brani come Fuel di Eminem, o la famosa copertina di Famous di Kanye West, che ritrae alcuni protagonisti del mondo dello spettacolo americano in un gigantesco letto bianco. Nello stesso album, Kanye West, nell'unico featuring della sua discografia con Kendrick Lamar, registra No More Parties in LA, quella che potrebbe sembrare una cronaca di un White Party. Nelle scorse ore, 50Cent, in collaborazione con Netflix, ha annunciato un documentario sugli abusi perpertrati da Diddy negli ultimi 30 anni.