Cusenza racconta la storia dell’avvocato antifascista che difese una delle voci di Mussolini
In "Giocatori d'azzardo", libro di Virman Cusenza, edito da Mondadori, il giornalista, ex Direttore de Mattino, racconta la storia dell'avvocato Enzo Paroli, socialista e antifascista, e di come decise di prendere le difese di Telesio Interlandi, che era stato accusato di collaborazionismo con l'invasore nazista, proprio lui che era stata una delle voci pubbliche di Benito Mussolini. Giornalista, fu direttore del quotidiano oltranzista Il Tevere e della Difesa della razza, ovvero la rivista che servì al Regime fascista per propagare il seme antisemita e condurre la campagna contro gli ebrei che portò, infine, alle leggi razziali. Cusenza affronta una storia che all'interno ha pieghe talvolta contraddittorie: come può un uomo fieramente antifascista difendere uno di coloro che, mai pentito, aveva contribuito a una delle pagine peggiori della Storia contemporanea del nostro Paese?
Cusenza spiega che la storia nasce da Sciascia che voleva scriverla ma non riuscì, lasciandone il testimone a Vincenzo Vitale. Ma Cusenza ha pensato che fosse bene tenere una luce accesa su questa storia: "L’innesco per accendere la ricerca l’ho avuto dalla famiglia di Leonardo Sciascia che mi ha consentito di consultare la cartella che lo scrittore nel suo ultimo anno di vita aveva cominciato a far lievitare. Lo scambio di lettere con Cesare Interlandi, Stefano Paroli e Giancarlo Candrilli (continuato da quest’ultimo con la vedova dello scrittore) è il nucleo di quel libro che purtroppo non prenderà mai forma. Ma ha fatto da base, per esplicita volontà di Sciascia, al racconto ‘In questa notte del tempo' che Enzo Vitale ha pubblicato dieci anni dopo la morte dell’amico Leonardo".
Lo scrive lo stesso giornalista alla fine di questo libro che racconta come l'avvocato Paroli si sia giocato quasi la carriera e la reputazione non solo per difendere un fascista, ma anche per nasconderne materialmente la latitanza quando Interlandi fu rocambolescamente scarcerato e nascosto per otto mesi nell'abitazione del suo avvocato, assieme alla sua famiglia. L'idea è che alla fine vada raccontata la storia di chi "si è ritrovato dalla parte sbagliata della Storia, ma che proprio per questo merita di essere difeso, e magari salvato dalle raffiche di mitra di qualche improvvisato giustiziere" come si legge nella nota stampa del libro. "Ho tentato però di andare oltre il sigillo sciasciano, raccontando l’avventura di Paroli e Interlandi. Da cronista mi sentivo moralmente obbligato all’accesso a tutte le fonti disponibili" scrive Cusenza che, in appendice, appunto, lascia anche una serie di fonti a cui attingere per approfondire la questione.