“Cristo di piscio” censurato: Sgarbi vs Bonito Oliva, opinioni a confronto (INTERVISTA)
Abbiamo chiesto a due tra i più noti critici d'arte italiani Achille Bonito Oliva e Vittorio Sgarbi di commentare il caso di censura del "Cristo di piscio" (Piss Christ) del fotografo statunitense Andres Serrano che non sarà esposto al Festival della fotografia di Lucca il prossimo 21 novembre. Due personalità molto diverse con due opinioni altrettanto divergenti.
L'opinione di Vittorio Sgarbi, "È solo uno spot"
Secondo Vittorio Sgarbi l’aver annunciato da parte del direttore Enrico Stefanelli di non esporre più il "Cristo di piscio" è una grande mossa di comunicazione che garantisce al Festival di Lucca una visibilità altrimenti impossibile: “Quando un’artista viene censurato, vince! Perché la realtà dà senso di verità alla sua opera”. Sgarbi ha poi citato alcuni esempi molto noti come i pupazzi di bambini impiccati all'albero a Milano di Maurizio Cattelan che nonostante le autorizzazioni furono fatti cadere e diventarono così un simbolo: "Il direttore del Festival in questo caso è stato geniale perché ha accettato la censura ma l'ha messa in evidenza, è un elemento di comunicazione, non c'è da preoccuparsi della censura, poiché nell'arte la vera censura è il silenzio. Se di un'opera nessuno ne parla, quella è la vera censura. Ora quest'opera non sarà alla mostra ma se ne sta parlando al punto che moltissimi vorranno vederla e sapranno che esiste".
L'opinione di Achille Bonito Oliva, "La censura è segno di ottusità"
Achille Bonito Oliva invece parla di "ottusità completa da parte di chi – i due consiglieri leghisti che hanno dato il la alla polemica – ha fatto sì che un'opera di Serrano non venisse esposta. Io conosco bene Serrano – prosegue Bonito Oliva – e anzi sono stato il primo critico a portarlo in Italia alla Biennale di Venezia del 1993 e ritengo che sia un artista di rilievo, un artista radicale, non scandaloso, né scandalistico. L'opera di Serrano ribadisce la forza del Cristo di trasfigurare qualsiasi materia, qualunque elemento, persino il più basso, il più putrido, come appunto l'urina, con un segno miracoloso. Infatti guardando l'opera è evidente a tutti che essa non produce alcun raccapriccio anzi vince la trasparenza, vince il segno del Cristo immerso in un colore quasi dorato". È grave, secondo Bonito Oliva, che l'opera non venga esposta e che la si dia vinta a dei "bottegai retrogradi come sono i leghisti" ed è grave che il direttore non abbia avuto il coraggio culturale di affrontare simili polemiche ed esporre comunque l'opera.