Cresce l’Italia dei Musei (anche all’estero): il caso vincente del Museo Egizio di Torino
Sempre più italiani visitano i musei nazionali e sempre più stranieri visitano le mostre allestite dagli stessi musei nostrani all'estero. È questo il trend, confermato dai dati del Mibact, che si è andato rafforzando sempre di più negli ultimi anni: nel 2017, secondo l'ultimo report disponibile, è stata superata la soglia dei 50 milioni di visitatori da un angolo all'altro della Penisola, per incassi che hanno sfiorato i 200 milioni di euro, con un incremento di 20 milioni rispetto al 2016. Numeri che fanno ben sperare, dunque, e che non è esagerato credere che possano essere ancora migliorati. A guidare la classifica dei musei in crescita è la Galleria degli Uffizi di Firenze, con ben 4 milioni di ingressi soltanto lo scorso anno, seguita immediatamente dopo dalla Pinacoteca di Brera di Milano, che ha fatto registrare in media 35mila nuovi visitatori ogni mese nel 2018, mentre il Colosseo resta la meta turistica più visitata del Belpaese con 7,6 milioni di visitatori.
Bene anche il Museo Egizio di Torino, il più importante per dimensione e collezione dopo quello del Cairo, che ha chiuso lo scorso anno con 850mila visitatori, in linea con il 2017, quando era risultato il settimo più visitato in Italia, che negli ultimi anni è rinato a vita nuova anche grazie ai finanziamenti della politica di coesione europea. Il suo successo è stato confermato anche dalla seconda posizione ottenuta ai Travelers' Choise Musei 2018, i riconoscimenti di TripAdvisor, il noto di sito per la pianificazione e prenotazione di viaggi. Quello del Museo Egizio di Torino è un caso particolarmente significativo: non va dimenticato, infatti, che le tante mostre che l'Egizio allestisce in giro per il mondo, e che al momento sono in corso in Cina, Canada e Stati Uniti, hanno portato 4 milioni e 100 mila visitatori, che hanno potuto ammirare le collezioni dell’Egizio di Torino dall'altro capo del Pianeta.
La ricetta del successo del Museo Egizio di Torino? A svelarla è la presidente Evelina Christillin: "Un museo è oggi una parte integrante della città in cui si trova e del paese in cui vive. Non può essere soltanto una semplice esposizione di oggetti inanimati e non contestualizzati. Quello che noi facciamo è proprio produrre integrazione e condivisione", ha sottolineato, aggiungendo che la loro vera missione, oltre ai numeri di pubblico, "è fare ricerca e questo evidentemente ha dilatato l'attività del museo con collaborazioni internazionali con i principali musei e università del mondo". Gli fa eco il direttore del Museo, Christian Greco, per il quale "se partiamo da concetto che ci dobbiamo prendere cura del patrimonio culturale, per prima cosa lo dobbiamo conoscere, quindi la ricerca scientifica al centro. Senza la conoscenza non possiamo intraprendere nessuna attività di conservazione e promozione. Anche se in questo Paese chi tenta di rinnovare, di cambiare, viene fatto oggetto di critiche. Però ci sono dei dati Ocse che ci inchiodano: 26 italiani su 100 dicono di andare in un museo una volta all'anno, molto di più del 90% dei paesi scandinavi. Quando andiamo però a vedere la frequenza con cui le collezioni permanenti nei paesi scandinavi cambiano, ovvero in media ogni 12 anni, e in Italia in media ogni 83,5 anni, forse lì troviamo una risposta".