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Cosa sono i Centri di Produzione della Danza in Italia?

Scopriamo insieme come procedono le faccende coreutiche in seno ai tre Centri di Produzione della Danza di Roberto Zappalà, Virgilio Sieni e Cristina Bozzolini.
A cura di Massimiliano Craus
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Dario Franceschini, il ministro dei Beni Culturali che ha istituito i Centri della Produzione della Danza
Dario Franceschini, il ministro dei Beni Culturali che ha istituito i Centri della Produzione della Danza

Un annetto fa, proprio di questi tempi, si chiacchierava molto della nascita dei tre Centri di Produzione della Danza in Italia voluti fortemente dal ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini. Quell'idea aveva,  come del resto ce l'ha ancora oggi, l'obiettivo di regolamentare gli investimenti pubblici nel settore della danza, monitorando sulle scene d'Italia e del mondo la produzione dei tre centri di Roberto Zappalà, Virgilio Sieni e di Aterballetto. Sempre l'idea originaria era quella di distribuire lungo la penisola gli interventi, scegliendo i Centri di Produzione della Danza di Catania, Firenze e Reggio Emilia. Da sud a nord Tersicore deve imparare a viaggiare alla stessa velocità, esorcizzando una volta tanto le differenze, i pregiudizi e gli stereotipi che hanno regnato per tanto tempo da queste parti. E così un anno è già passato ed i tre Centri di Produzione della Danza, più o meno a braccetto, si sono avviati a tracciare un solco lungo il quale altri Centri di Produzione dovranno sapersi costruire altrettanti percorsi artistici e residenze creative.

Roberto Zappalà scrive della sua idea di Centro di Produzione

Roberto Zappala, ph. Hugh Fulton
Roberto Zappala, ph. Hugh Fulton

Chi meglio di Roberto Zappalà può raccontarci l'idea formativa e performante messa in scena?

Con grande gioia e senso di responsabilità ho appreso la notizia del riconoscimento di Scenario Pubblico a Centro di Produzione – scrive Roberto Zappalà – quale cambiamento significativo che merita la riconoscibilità consolidata nel tempo e va nella direzione opposta ai finanziamenti cosiddetti a pioggia. Nei termini previsti in soldoni spero che si possa insistere su residenze di più lunga durata per i coreografi ospiti e sul radicamento della danza sul territorio da intenderlo come opportunità ed emancipazione nella nostra casa, da qui il nome di ACASA, per consentirci finalmente residenze triennali ed a progetto. E così ho scelto di festeggiare con un libro e regalando alla mia città Catania degli alberi e delle performance site specific. Ormai da anni abbiamo deciso di dedicare ancor più tempo alla cura dei dettagli che la mia danza richiede nonché al mantenimento di quei principi di costruzione della danza che saranno sempre più concentrati sui corpi. Corpi che quindi continuano ad essere lo strumento principale della mia creatività, dove la potenza, la dinamica, la musicalità ed il rapporto che questi tre elementi hanno con la società si fa sempre più stretto. In questi termini il progetto MoDem è un linguaggio basato su semplici criteri legati a flussi ed armonie che il corpo esercita quotidianamente attraverso una metodologia che tende anche a favorire la contaminazione tra gli esponenti del gruppo-lavoro. Le giunture e le varie sezioni del corpo sono selezionate ed elaborate con un lavoro che noi chiamiamo esegesi, con il compito di manifestare tutte le infinite possibilità di escursione che gli arti possiedono al loro interno. Ma è probabilmente grazie al riconoscimento del Centro di Produzione che Scenario Pubblico può permettersi un significativo salto di qualità. L'opportunità triennale chi ci ha concesso il MIBACT è davvero propositiva nel senso che possiamo finalmente lavorare sulle residenze non più fini a se stesse. Purtroppo in Italia molti giovani coreografi hanno trovato ospitalità solo tecnica, noi vogliamo invece produrre sinergie di lavoro fortificanti per l'artista ed il territorio. Cercheremo una sinergia di vita vissuta, di co-partecipazione anche all'idea stessa di Sicilia e dei valori universali quali l'inclusione e l'ospitalità. Proprio in questi mesi di duro lavoro per l'accoglienza di migliaia di profughi, anche e soprattutto in Sicilia.

Virgilio Sieni dalla Biennale Danza di Venezia al CanGo di Firenze

Virgilio Sieni, ph. Marcello Norberth
Virgilio Sieni, ph. Marcello Norberth

Proprio quando Virgilio Sieni veniva indicato come assegnatario di uno dei neonati Centri di Produzione della Danza, le sue idee d'autore riempivano d'inchiostro le rassegne stampa dentro e fuori la Biennale Danza di Venezia. Il coinvolgimento delle persone di ogni età e di ogni provenienza è uno dei punti forti di Virgilio Sieni, coreografo del corpo e della mente dei nostri tempi. Quest'estate proprio l'ex direttore della Biennale Danza di Venezia ci spiegava la sua visione del mondo della danza, associata a CanGo (Centro di Produzione sui Linguaggi del Corpo e della Danza) ed al "Cantico dei Cantici" prossimamente sulle scene di Reggio Emilia con le musiche del contrabbassista Daniele Roccato. Aggiunge Virgilio  Sieni:

Credo che la danza sia ascolto del proprio corpo – aggiunge Virgilio Sieni – un ascolto assolutamente non estetico del corpo ma da associare alla sospensione ed al piacere. Esiste una memoria del corpo e noi dobbiamo confidare in questo, imparando a giocare come si fa da bambini. Noi siamo dei bambini cresciuti che dobbiamo continuare a giocare con i gesti del nostro corpo, mettendoci in gioco in prima persona.

Proprio come farà Viriglio Sieni con se stesso ed ospitando una nuova generazione di coreografi, a cominciare dalla nuova avventura con l'Opera di Pechino nella prossima primavera.

Cristina Bozzolini tra tradizione e modernità

Cristina Bozzolini
Cristina Bozzolini

Aterballetto è la realtà italiana più consolidata del panorama della coreografia contemporanea e, oggi più che mai, l'accezione contemporanea si addice perfettamente alla nova veste della compagnia diretta da Cristina Bozzolini. L'istituzione dei Centri di Produzione della Danza ha stretto ancor più il cerchio dei riconoscimenti piovuti dall'alto, centrando il punto di vista su Reggio Emilia e dintorni per la grande capacità attrattiva della compagnia fondata un bel po' di Anni fa da Vittorio Biagi. Ed oggi quella compagine d'avanguardia, di sperimentazione e di repertorio contemporaneo è diventata un nuovo punto di riferimento istituzionale, accentrando a sé nuovi poteri nell'ambito della formazione e delle residenze artistiche di nuovi talenti e soggetti soprattutto coreografici. Basti pensare alle proposte di questi ultimi scorci dell'anno in Fonderia, la casa reggiana dell'ensemble di Cristina Bozzolini, segnate dalla presenza di Michele Di Stefano, Philippe Kratz, Laccio, Enrico Morelli, Michele Merola, Valerio Longo, Simona Bertozzi, Giovanna Velardi e Joeri Dubbe. Un tourbillon di nomi e cognomi che rappresenta il futuro della coreografia italiana, soprattutto a riprendere le dichiarazioni dell'estate scorsa di Cristina Bozzolini stessa

impegnata in prima persona a creare un tessuto di collaborazioni attive e residenze artistiche capaci di formare davvero. Noi dobbiamo lavorare da tutor, impegnandoci in prima persona a creare nuovi uomini e donne e, soprattutto, nuovi soggetti di lavoro capaci di creare. Dobbiamo tutti metterci in testa l'utilità di queste iniziative che elargiscono soldi ma soprattutto stimoli a fare di più e meglio in lungo e largo per la penisola.

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