Giusi Marchetta è una scrittrice e un'insegnante. Classe 1982, vive a Torino, dove insegna lettere in una scuola media e si dedica ai suoi romanzi. In passato ha pubblicato "L'iguana non vuole" (Rizzoli), "Dai un bacio a chi vuoi tu" (Terre di mezzo, vincitore del premio Calvino) e "Napoli ore 11" (Terre di mezzo). Più recentemente, per Einaudi, ha dato alle stampe "Lettori si cresce", saggio dedicato alla lettura e ai modi per avvicinare i più giovani ai libri. Sul tema, dunque, possiamo definirla un'esperta.
"Il primo criterio a cui mi attengo per scegliere i libri da consigliare ai miei allievi durante l'anno è il seguente: ogni classe è diversa dalla precedente. La prima media di quest'anno non è la stessa dell'anno scorso, così come la seconda di quest'anno è diversa da se stessa, quando era ancora una prima… Spesso gli insegnanti commettono l'errore di partire da un'idea preconcetta di chi avranno davanti e invece non può e non deve essere così.
Questo significa che un elenco di libri da leggere non può darcelo visto che la scuola è appena iniziata?
Naturalmente ho già in mente diversi titoli, prima però bisogna partire da un'analisi reale della loro situazione.
E dopo questo screening, come riesce a convincere i suoi allievi a leggere?
Bisogna conquistarsi la fiducia dei ragazzi, all'inizio propongo sempre storie che siano alla loro portata, quindi avvincenti per contenuto e genere.
Bisogna compiacere i gusti dei ragazzi?
No, però non bisogna nemmeno avvilirli proponendogli letture che non potrebbero sostenere. Solo dopo aver conquistato la fiducia dell'allievo, dopo averlo portato dentro il recinto dei lettori, si può iniziare a sfidarlo, ad alzare l'asticella…
E vai di Tolstoj e di Joyce.
Non alle scuole medie. Nella scuola secondaria di primo grado è fondamentale stabilire una dimensione di complicità con l'alunno, è in questa fase della vita che si inizia a leggere da soli, a maturare un'esperienza personale della lettura. Alle elementari c'è sempre qualcuno che legge per te o con te – la maestra, i genitori – ma dalle medie in poi la lettura diventa un'esperienza che in un certo senso ti costringe a confrontarti con te stesso. Leggere è un po' come andare in montagna.
In montagna si rischia la vita, si soffre…
Il compito dell'insegnante è anche questo, provare a eliminare (o almeno a ridurre) la sofferenza del giovane lettore dalle prime armi.
Eppure la lettura è anche sofferenza, o mi sbaglio? Con "L'uomo senza qualità" e "I fratelli Karamazov" c'è da combattere.
Ammetto che in proposito c'è un problema. Da un lato bisogna accogliere dei nuovi lettori, avvincerli, allo stesso tempo non si può ingannarli con l'idea che leggere sia sempre una passeggiata. Al momento non mi pare che nessuno sia riuscito a risolvere ancora questo dissidio. Quello che so, da un punto di vista empirico, è che se leggere viene presentata a dei non-lettori come un'attività faticosa, nella maggior parte dei casi il giovane lettore lo perderemo ancor prima di averlo formato.
Torniamo ai modi di come può riuscire l'insegnante (o l'adulto) a cancellare l'aura di fatica che circonda la lettura.
Dalla mia esperienza, ho maturato una doppia via. La prima consiste nel riportare la lettura, il tempo della lettura, all'interno dell'orario scolastico. Oggi a scuola si legge poco e invece bisognerebbe farlo di più. C'è poi un altro modo, forse un po' furbo ma efficace, di riuscire a coinvolgere i giovani lettori. Se uno prova a farsi un giro sulle bacheche dei ragazzi, si renderà subito conto che amano condividere frasi, immagini, citazioni di grandi classici. A volte si tratta di un mare di banalità o di riferimenti di cui hanno poca o nessuna cognizione, eppure questo ci dice che c'è un bisogno di condivisione di ‘contenuti' a cui, in qualche modo, la letteratura e la lettura possono rispondere. Così li spingo a condividere con gli altri frasi, pezzi o aneddoti riguardanti i libri che leggiamo durante l'anno…
Ma un ragazzino delle medie, a meno che non abbia già compiuto sedici anni, non può essere iscritto a Facebook.
Eppure loro ce l'hanno lo stesso. Che si fa? Aspettiamo che compiano sedici anni per spronarli alla lettura?
Prima ha accennato ad alzare l'asticella, ai libri che sfidano il giovane lettore.
Il libro che sfida, per me, soprattutto con i più piccoli, è quello che presenta al suo interno scene più complesse, buie, a volte scabrose.
I genitori potrebbero non prendere bene quest'idea…
Ogni giorno i nostri ragazzini sono sottoposti a un attacco massiccio e congiunto della scabrosità. Ovunque. Sui social, su internet, in tivù. Eppure, quando si parla di libri e di lettura, la maggior parte della gente, soprattutto gli adulti, si aspetta che debba esserci la parte edificante della realtà, ma non è così. Ed è per questo, a mio avviso, che molti ragazzi non leggono. Perché si annoiano, si sentono trattati da deficienti. La playstation non li tratta così. Per questo, dico: la lettura non può essere un'esperienza accomodante come guardare una puntata di Don Matteo, nemmeno a dodici anni.
Mi ha promesso dei consigli di lettura. Cosa consiglierà ai suoi alunni quest'anno?
Tra i libri già testati, a parte alcune perle di Roald Dahl, e Neil Gaiman che da sempre sono i miei cavalli di battaglia, penso di riproporre "Il mistero del London Eye" di Siobhan Dowd (un giallo ambientato a Londra con protagonista un bambino autistico) e "Io non ho paura" di Nicolò Ammanniti. Recente di Ammanniti ci sarebbe anche "Anna", romanzo distopico molto avvincente che però consiglierei per un lettore di terza media o più grande. C'è poi in arrivo il nuovo romanzo di Nadia Terranova che penso di proporre alla classe, ma anche Sabrina Rondinelli con il suo "Camminare, correre, volare" mi è stata molto utile per agganciare potenziali lettori attratti dalla componente emotiva di storie che sentono molto vicine alla loro realtà. Come ogni anno avrò timore di consigliare "Sette minuti dopo mezzanotte" di Patrick Ness, ma poi alla fine cederò, destinandolo a qualche lettore più navigato: la storia è molto forte e, se pure adatta da leggere in terza, affrontando temi come il lutto e il senso di colpa, potrebbe turbare qualcuno. L’equivalente potrebbe essere "Bunker Diary" di Kevin Brook, un libro agghiacciante e molto amato dagli adolescenti di mezzo mondo (dai sedici anni in su) che racchiude il segreto della letteratura: è una storia affascinante perché affronta il male. Se si vuole provare a consigliarlo a scuola, è bene assicurarsi di avere davanti la classe adatta. Infine, a differenza degli anni precedenti, consiglierò anche qualche libro che non sia strettamente di narrativa come "I 7 colori per 7 pittori" di Marta Barone, autrice di romanzi per ragazzi, che racconta sette artisti attraverso altrettanti colori che li hanno contraddistinti. O ancora, con la collega di francese proporremo un bellissimo graphic novel in lingua ambientato nella seconda guerra mondiale, "Un sacchetto di biglie", tratto dal romanzo di Joseph Joffo e a cui è ispirato anche un film che si potrebbe vedere tutti insieme. In fondo, una storia si può raccontare in tanti modi.