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Covid 19

Roberto Burioni in libreria con Virus: “Tra dieci giorni i primi risultati”

“Siamo in un situazione totalmente inedita, che non ha paragoni con la Sars del 2003. L’unico modo per fermare il contagio è non uscire di casa”. Il virologo Roberto Burioni, autore di “Virus. La grande sfida. Dal coronavirus alla peste: come la scienza può salvare l’umanità” (Rizzoli) spiega perché è fondamentale l’impegno di tutti per bloccare il virus.
A cura di Francesca Parlato
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Roberto Burioni
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“Fate finta che fuori casa ci sia una bestia pronta a sbranarvi. Anche se il virus è di dimensioni microscopiche è più feroce di un leone. Non uscite”. Mercoledì sera intorno alle 22, l’annuncio di nuove misure finalizzate al contenimento del virus. Tutta Italia è in lockdown. Roberto Burioni, virologo e autore di “Virus. La grande sfida. Dal coronavirus alla peste: come la scienza può salvare l’umanità” appena uscito per Rizzoli, i cui proventi saranno tutti devoluti alla ricerca per il Coronavirus, sin dai primi casi in Cina aveva intuito la portata e l’altissimo rischio di contagio a cui si stava andando incontro.

Professor Burioni, lo aveva già consigliato nei suoi tweet e nelle sue dichiarazioni, e l'altra sera è arrivato l’annuncio: chiudere tutto.

Queste misure sono necessarie, ma è altrettanto necessario che ogni singolo cittadino faccia il suo dovere. Il controllo del virus è possibile ma passa per ognuno di noi. Impegnandoci in prima linea riusciremo a risolvere il problema. Le misure sono giuste, ma la cooperazione, l’impegno di ogni singolo cittadino è ancora più importante.

Lei è stato uno dei primi ad intuire la portata del virus.

Speravo di sbagliarmi. Le minimizzazioni hanno fatto dei danni gravissimi. Raccontare che si trattava solo di un’influenza ha indotto le persone a tenere dei comportamenti pericolosi e oggi ne paghiamo le conseguenze.

L’OMS ieri ha dichiarato pandemia, cosa cambierà?

In realtà cambia pochissimo, abbiamo un’epidemia in corso e dobbiamo fare di tutto per fermare il virus. Altrimenti il nostro sistema sanitario non sarà in grado di curare tutti i malati. L’annuncio dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è importante, ma è ancora più importante mettere in sicurezza il nostro paese.

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Nel suo libro si parla anche della Sars del 2003. Che portata ha avuto rispetto al Covid-19?

Completamente diversa, non ci sono paragoni. La Sars è stata irrilevante rispetto alla gravità di questo virus. Non è paragonabile. Era un virus molto meno diffuso.

Durante i bollettini sentiamo fare la differenza tra morto per coronavirus e morto di coronavirus. Ha senso questa distinzione?

Vorrei conoscere i dati che consentono di fare quest’affermazione. Non posso dire che è vera o che è falsa. Ma i dati sono incompleti, non si capisce su quali elementi si facciano queste dichiarazioni. Prendiamo due persone di 80 anni, una con diabete e una leggera ipertensione, un’altra con un tumore a uno stadio avanzato. Se il primo muore dopo aver contratto il coronavirus possiamo dire che è morto a causa del coronavirus. Nel secondo caso invece no. Mi piacerebbe per questo conoscere i dati.

Lo scenario attuale è assolutamente inedito. Nel suo libro scrive “Le epidemie non si limitano ad uccidere le persone, hanno conseguenze profonde su una società e la sua storia”. 

Stiamo vivendo qualcosa che non ha paragoni con la seconda guerra mondiale. Trump ha bloccato i voli con tutta l’Europa per 30 giorni. Si tratta di qualcosa mai accaduta prima che ci cambierà profondamente.

Ha definito questo virus un dittatore.

È proprio così. Ci sta tenendo chiusi in casa, sta cambiando la nostra vita e soprattutto sta limitando la nostra libertà.

Tra quanto tempo riusciremo a vedere i primi miglioramenti?

Se seguiamo le indicazioni del Governo, con l’impegno di tutti già tra dieci giorni potremmo vedere i primi risultati. Come è successo a Codogno.

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