La rappresentazione dell’epidemia, dal Decameron di Boccaccio ai Promessi Sposi di Manzoni
La peste ha sempre ricoperto un ruolo importante nella storia della letteratura, come in quello dell'arte. La paura del contagio da Coronavirus dei nostri giorni è, in realtà, soltanto l'ennesima manifestazione di paure umane che da sempre vanno ben oltre il dato fisico e scientifico, sconfinando in campo sociale e psicologico, oltre che simbolico. Soprattutto quest'ultimo: la peste, in letteratura e nell'arte, è quasi sempre stata per l'appunto simbolica, orizzonte di un'umanità allo sfacelo. Ovviamente nessun paragone, storicamente e scientificamente, è possibile tra il coronavirus di oggi e la peste di manzoniana memoria, per esempio. Resta tuttavia il nodo cruciale dell'idea di apocalisse che ogni contagio si porta dietro con sé.
La peste ne I promessi Sposi di Alessandro Manzoni
Nella tradizione letteraria italiana l'epidemia più nota è la peste nei "Promessi sposi" di Alessandro Manzoni, il libro più letto nel nostro Paese. In cui, nei capitoli XXXI, XXXII e XXXIII viene raccontato il flagello che sconvolse la città di Milano nel 1630. Anche tra le memorabili pagine del Manzoni, vien fuori quasi subito l'idea che l'epidemia sia solo il sintomo di un decadimento morale e della logica razionale, dalla caccia all'untore, fino alla superstizione e alla manipolazione delle credenze religiose, per non parlare del lazzaretto.
Ma soprattutto, come ci insegna la vicenda di Don Rodrigo, a primeggiare è l'idea "egualitaria" del virus, della malattia: l'epidemia non risparmia nessuno, non fa differenza tra ricchi e poveri, buoni e cattivi. Naturalmente nella realtà non è così, perché si muore di più dove c'è miseria, nondimeno restano pagine insuperabili. Tra l'altro, paragonare il Coronavirus alla Peste è errato. I dati di cui disponiamo ci dicono che il tasso di mortalità della peste era del 60%, (più o meno come l'ebola) mentre per il Coronavirus è pari al 3%.
La peste nera di Boccaccio nel Decameron
Prima di Alessandro Manzoni c'è stata, in letteratura italiana, la peste nera di Boccaccio. Il motivo diegetico con cui nasce il Decameron, infatti, nasce come "distrazione" nella Firenze sconvolta dalla peste nera della metà del XIV secolo. Un gruppo di giovani fugge in campagna nell'attesa che la strage finisca e si intrattiene raccontando novelle.
La peste di Camus
Fondamentale nella storia letteraria mondiale è, invece, "La peste" di Albert Camus, ambientata ad Oran in Algeria. Qui sin dalle prime pagine da subito evidente che la metafora è di carattere morale e l'epidemia altro non è che la chiave di interpretazione di un'umanità ormai allo sbando.