Il mondo dello spettacolo a Franceschini: “Dichiarare stato di crisi per Covid-19”
Il mondo dello spettacolo insorge e, tramite le sue rappresentanze, chiede al ministro Dario Franceschini che si dichiari lo "stato di crisi" per il mondo dello spettacolo. Da quando l'epidemia di Coronavirus ha colpito il nostro Paese, in particolare il Nord Italia, con i conseguenti provvedimenti cautelativi messi in campo, tra cui la chiusura dei teatri e dei cinema, sono diverse le recite annullate in tutta Italia. Per C.Re.S.Co – coordinamento delle realtà della scena contemporanea – pur condividendo e sostenendo "le azioni adottate dal Governo per il contenimento del Codiv-19" è infatti necessario segnalare:
lo stato di impasse davanti al quale è venuto improvvisamente a trovarsi l’intero comparto dello spettacolo dal vivo, che trova nella mobilità e nella veicolazione di aggregazione due dei suoi valori fondativi. La cancellazione ufficiale delle repliche nelle regioni del nord con conseguente annullamento di tournée per compagnie di tutto il territorio nazionale, la ragionevole defezione delle matinée da parte delle scuole anche nelle regioni al momento non ancora direttamente coinvolte, l’annullamento di festival e di attività di laboratorio, la mobilità bloccata per molti artisti con conseguente blocco dell’attività produttiva, tutto questo comporta un ingente danno economico (mancate entrate da sbigliettamento e da tournée) e normativo (giornate lavorative, giornate recitative, oneri).
Motivo per cui, in una lettera inviata oggi al Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo Dario Franceschini, anche le Presidenze di AGIS – Associazione Generale Italiana dello Spettacolo e FEDERVIVO hanno chiesto l’apertura di uno “stato di crisi” del settore dello spettacolo dal vivo alla luce delle recenti disposizioni adottate dal Governo per limitare la diffusione del Covid-19:
Il blocco di ogni attività di spettacolo nelle regioni del Nord Italia sta generando infatti un impatto economico estremamente negativo, tanto per il crollo dei ricavi da bigliettazione quanto per la drastica riduzione delle paghe degli addetti del settore.