Coraggiosi, fedeli o simboli di una borghesia kitsch: i cani più famosi dell’arte
Simbolo assoluto di coraggio e fedeltà, il cane accompagna l’uomo nella vita quotidiana: anche l’arte, nel corso dei secoli, ha risentito di questo particolare legame con il mondo animale, e tantissimi pittori si sono cimentati nella raffigurazione del più leale amico dell’uomo. Simbolo mistico di vita ultraterrena nell'antico Egitto prima, metafora di fedeltà coniugale poi, il cane è uno dei soggetti ricorrenti nella pittura di tutti i tempi. Musei come il Louvre e il Metropolitan di New York ospitano intere raccolte dedicate al nostro compagno a quattro zampe: ecco alcuni dei cani più famosi della storia dell’arte.
I cani di Tiziano, simboli di virtù
Molte sono le opere di Tiziano in cui compaiono questi fedeli animali domestici: nei numerosi ritratti femminili, in cui l’animale simboleggia per tradizione la fedeltà coniugale, e nella famosa “Venere di Urbino”, dove il cagnetto placidamente addormentato ai piedi della fanciulla rappresenta l’abbandono alla tranquillità e alla spensieratezza. Tiziano inserì in moltissimi dei suoi quadri questo soggetto, tanto da far ipotizzare agli studiosi che si tratti sempre dello stesso cane ritratto a distanza di anni.
In realtà, più che una corrispondenza reale, nelle opere “canine” di Tiziano centrale è l’elemento allegorico: come nel significativo quadro “L’allegoria della prudenza” del 1570 e oggi conservato alla National Gallery di Londra, in cui le tre età della vita dell’uomo vengono simboleggiate da altrettanti animali. Il cane in questo caso incarna la giovinezza, l'allegria e la spensieratezza tipica della gioventù.
Il cane del traditore
Nonostante il cane goda di un’ottima “reputazione” fin dai tempi dell’antico Egitto, nelle religioni orientali e nella Bibbia esso appare frequentemente al fianco delle meretrici e dei traditori. Non è un caso, infatti, che nelle numerose raffigurazioni dell’Ultima Cena, dal Ghirlandaio a Pieter Paul Rubens, il cane compaia accovacciato ai piedi di Giuda Iscariota. Un dipinto emblematico in questo senso, che proprio per la sua eccessiva simbologia venne denunciato dall'Inquisizione, è “La Cena a casa di Levi” di Paolo Veronese.
Il quadro, conservato presso le Gallerie dell’Accademia di Venezia, si discosta molto dalle tradizionali e volutamente semplici rappresentazioni dell’ultima cena: un banchetto sfarzoso, con servitori, bambini e animali che arricchiscono un racconto considerato, all'epoca, troppo audace per rappresentare la famosa scena biblica.
I cani e il naturalismo
Precursore indiscusso dei primi esperimenti pittorici naturalistici fu Jacopo da Bassano, il quale fra e sue numerosissime opere non esitò ad inserire svariate rappresentazioni naturalistiche e numerosi soggetti scelti dal mondo animale. Come nel caso dei “Due Cani”, risalente al 1548 e conservato al Louvre di Parigi: i due bracchi, uno pezzato l'altro bruno, segnano l’inizio della fortuna del genere naturalistico in Europa. La cura nei dettagli è strabiliante, dal pelo allo sguardo, fino ad arrivare all'eccezionale realismo del muso e delle zampe.
I cani e l’infanzia
Nell'Inghilterra vittoriana visse ed operò un artista il cui nome appare indissolubilmente legato a quello dei fedeli amici a quattro zampe: Charles Burton Barber si specializzò nella raffigurazione di scene domestiche, idilliache e spensierate in cui il più delle volte accanto ai cani compaiono dei bambini. Burton Barber condensò nei suoi dipinti il legame, quasi fiabesco, fra l’infanzia e l’innocenza animale, divenendo famoso soprattutto alla corte della regina Vittoria per i suoi ritratti estranei allo stile forte e critico dell’epoca.
I cani e il poker: simboli di un’epoca
I cani più famosi della storia dell’arte sono sicuramente i protagonisti dei quadri di Cassius Marcellus Coolidge: la celeberrima serie di “Dogs Playing Poker” ebbe fortuna soprattutto negli anni Settanta, quando un certo gusto per il kitsch fece schizzare le vendite delle riproduzioni dei cani che giocano a poker alle stelle. Coolidge nasce come pittore di insegne pubblicitarie ma dopo un viaggio in Europa, negli anni Venti, si dedica alla pittura dei sedici dipinti ad olio che lo renderanno famoso in tutto il mondo.