Ho una domanda: ma sono l'unico italiano rimasto a cui non importa nulla del Natale? O meglio: sono l'unico a cui la retorica dello shopping, del cenone, del coprifuoco, dei regali, di Babbo Natale e delle letterine dei più piccoli da preservare, sta iniziando a venire a noia? È vero. Non sono mai stato il buontempone che attendeva il regalo sotto l'albero e l'ora X in cui aggiungere in bambinello al presepe, però qui si sta esagerando, suvvia. Veniamo da circa un anno di immense rotture di scatole, disastri economici, sociali e culturali, di restrizioni, paranoie, attese, per tacer dei morti, dei malati e delle terapie intensive, e adesso tutto ciò di cui ci importa, di colpo, è: riusciremo a organizzare quel maledetto cenone? In quanti ci sarà consentito essere? Sarà possibile brindare fino alla mezzanotte o il coprifuoco ce lo vieterà? Ma, insomma, mi chiedo: stiamo scherzando?
Non ci credo, c'è qualcosa sotto. Molto meglio sarebbe piantarla di menarci con la storiella del Natale (e di Capodanno) e dirci la verità: se non spendiamo soldi, a Natale, i negozi chiuderanno, i commercianti non avranno tasse da pagare, le fabbriche chiuderanno e alla fine a rimetterci non saranno gli imprenditori con le barche a mare, ma i lavoratori di quelle fabbriche e la fiscalità generale, che poi saremmo noi. Ecco. Diteci la verità: se non consumiamo, al prossimo giro di presepe, finisce che va tutta l'economia sottosopra e non possiamo permettercelo. Insomma, ribaltando il vecchio adagio: stavolta per non crepare dobbiamo consumare.
Diteci la verità, vi prego, ma non riempiteci di balle con la storia dello spirito Natale da salvare. A chi può importante, in una pandemia come quella che stiamo vivendo, che Babbo Natale si aggiri solo tra le macerie di un Natale che non c'è? Lasciamolo pure al suo destino, diamine! Ci rifaremo l'anno prossimo, vaccinati e felici, senza Coronavirus tra le scatole. E compreremo due panettoni, due libri, due paia di calzini. Due di tutto, lo prometto, ma nel 2021. Vi prego.