Concita De Gregorio spiega “Mi sa che fuori è primavera”, il suo nuovo romanzo
È appena uscito in libreria il nuovo romanzo di Concita De Gregorio intitolato “Mi sa che fuori è primavera”, (Feltrinelli). Abbiamo perciò invitato la giornalista e scrittrice toscana nella redazione di Fanpage.it per farci raccontare i motivi che l’hanno spinta a scrivere questo libro e ad affrontare una vicenda così tragica e dolorosa.
“Mi sa che fuori è primavera”, infatti, si ispira a un noto di fatto di cronaca avvenuto nel 2011 in Svizzera: una domenica mattina Mathias Schepp, un ingegnere svizzero-tedesco ed ex marito di Irina Lucidi, la protagonista del libro, rapisce le loro due gemelle Alessia e Livia e scompare. Cinque giorni dopo muore suicida travolto da un treno in Puglia, e lascia alla ex moglie solo un biglietto: “Le bambine non hanno sofferto, non le vedrai mai più”.
A distanza di alcuni anni dalla tragica vicenda la scrittrice riceve Irina a casa sua: “Un amico mi segnalò che c’era una donna che voleva a tutti i costi mettersi in contatto con me – ci racconta la De Gregorio nell’intervista – e così decisi di accettare quell’incontro che, nei miei programmi, sarebbe dovuto durare un’ora. In realtà, siamo rimaste chiuse in casa a parlare per cinque giorni di fila e fin da subito decisi di accogliere la richiesta che Irina era venuta a farmi: trovare le parole per raccontare la sua storia, una storia talmente dolorosa da contenere tutte le altre, tutti gli altri dolori, piccoli e grandi, di ciascuno di noi”.
Il romanzo che è strutturato come un thriller psicologico scritto con molto garbo e “in punta di piedi”, come la stessa autrice ci ha raccontato, è in sostanza “una storia d’amore” o meglio la storia di una donna che riesce, in un orizzonte di apocalisse emotiva, a ritrovare l’amore pur senza dimenticare il passato. Irina, infatti, vive oggi una nuova vita in Spagna insieme ad un uomo di cui è innamorata. A questo proposito molto eloquente è l’immagine che la De Gregorio ha utilizzato per racchiudere il senso del suo romanzo:
“Ferite d'oro. Quando un oggetto di valore si rompe, in Giappone, lo si ripara con oro liquido. È un’antica tecnica che mostra e non nasconde le fratture. Le esibisce come un pregio: cicatrici dorate, segno orgoglioso di rinascita. Anche per le persone è così. Chi ha sofferto è prezioso, la fragilità può trasformarsi in forza. La tecnica che salda i pezzi, negli esseri umani, si chiama amore”.