Come la globalizzazione ha trasformato la lotta per i diritti LGBTQ+
Nel 2013, durante una visita in Senegal, Barack Obama tenne una conferenza stampa insieme al Presidente senegalese Macky Sall. "Signor Presidente – chiese un giornalista americano -, ha fatto pressioni al Presidente Sall per assicurarsi che l’omosessualità sia decriminalizzata in Senegal? E, Presidente Sall – continuò il giornalista -, in qualità di nuovo Presidente di questo Paese, si adopererà per decriminalizzare l’omosessualità?"
La domanda era inevitabile: il giorno precedente, mentre sorvolavano l’Oceano Atlantico, Obama e il suo staff erano scoppiati in grida di gioia sentendo la notizia che la Corte Suprema degli Stati Uniti aveva ribaltato il Defense of Marriage Act (Legge sulla Difesa del Matrimonio), spianando la strada al matrimonio omosessuale in tutto il Paese. Il Presidente aveva rilasciato una dichiarazione dall’Air Force One: "Le leggi del nostro Paese si stanno mettendo in pari con la fondamentale verità che milioni di americani hanno nel cuore: quando tutti gli americani sono trattati come eguali, non importa chi siano o chi amino, siamo tutti più liberi".
Ma in Senegal il codice penale criminalizzava gli atti omosessuali, in quanto "impropri o innaturali", e la legge veniva allora applicata severamente dopo essere rimasta inattuata per molti anni. In quella che era stata una tempesta perfetta all’inizio del 21esimo secolo, le forze stritolanti della globalizzazione avevano portato a nuovi movimenti intolleranti dell’Islam verso questo paese musulmano dell’Africa occidentale proprio mentre insorgeva l’epidemia di Aids in Africa. Negli anni seguenti, mentre i media online e i canali satellitari si impegnavano nella sensibilizzazione a proposito dei diritti LGBTQ+ e del matrimonio omosessuale, il backlash crebbe in intensità. Pochi mesi prima della visita di Obama, mi ero recato a Dakar e avevo incontrato alcuni leader del movimento LGBTQ+ che vivevano in incognito e nella paura. Un illustre giornalista era in prigione, così come diverse donne: come quasi la metà delle leggi sulla sodomia in tutto il mondo, quella senegalese criminalizzava anche il sesso tra donne.
La domanda posta ai due presidenti durante la conferenza stampa ha evidenziato come la conversazione globale sull’orientamento sessuale e l’identità di genere abbia iniziato a definire – e descrivere – il mondo in un modo completamente nuovo. Mentre la globalizzazione acquistava slancio, si delineava una nuova frontiera dei diritti umani: mentre i matrimoni tra persone dello stesso sesso e le esperienze di transizione di genere venivano celebrate in alcune parti del mondo come segni di progresso, in altre le leggi venivano irrigidite per criminalizzarle. Venne così tracciata una “linea rosa”: tra quei luoghi che favorivano l’integrazione delle persone queer nella società come cittadini a pieno titolo e quelli che trovavano nuovi modi per tagliarli fuori.
L’espansione del movimento per i diritti LGBTQ+ ha creato un nuovo senso dello spazio e dell’identità per le persone di tutto il mondo. Ha creato anche una nuova serie di sfide, mentre le persone tentavano di barcamenarsi tra la liberazione che sperimentavano online e i vincoli delle loro vite offline, oppure tra la loro libertà nelle città e i loro obblighi a casa. Ha creato, così, nuove categorie di persone che rivendicano diritti – ma anche resistenze e panico. Ha creato nuovi orizzonti, mentre le società iniziavano a pensare diversamente cosa significhi metter su famiglia, essere maschio o femmina, essere umani – e anche nuove paure.
La linea rosa attraversava studi televisivi e parlamenti, redazioni e tribunali, aprendo nuove frontiere di guerra culturale. Negli Stati Uniti, questa linea è passata dritta attraverso i bagni dei bambini, quando i consigli scolastici e i genitori degli studenti hanno combattuto battaglie legali per impedire che gli studenti transgender usassero le strutture coerentemente con le loro identità di genere. Questa settimana, in una sentenza storica, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha stabilito, con una maggioranza di sei a tre, che licenziare qualcuno sulla base del suo orientamento sessuale o identità di genere è una forma di discriminazione sessuale, e quindi illegale. È stato un colpo alle reni dell’amministrazione di Trump, che ha provato a bandire le persone transgender dall’esercito e che la settimana scorsa ha emanato dei provvedimenti che vorrebbero cancellare le protezioni dalla discriminazione in ambito sanitario per le persone transgender. Tutto questo è parte di una campagna volta a eliminare la protezione dei diritti civili delle persone transgender e a stabilire una definizione del sesso come biologicamente determinato alla nascita. Nel frattempo, nel Regno Unito, è stato recentemente riportato che il governo di Boris Johnson sta progettando di mandare in fumo i tentativi di consentire il cambiamento del proprio genere legale solo identificandosi come maschio o femmina.
Sette anni fa, alla conferenza stampa del 2013 a Dakar, Obama provò a rispondere con delicatezza nei confronti del suo ospite senegalese, tracciando una linea tra le convinzioni personali e le tradizioni da una parte, che dovevano essere “rispettate”, e la responsabilità dello stato dall’altra, che consisteva nel trattare tutti equamente. Quando venne il suo turno, il Presidente senegalese avanzò un argomento a cui spesso ricorrono coloro che oppongono i valori tradizionali alla nozione dei diritti umani universali. "Non possiamo applicare uno stesso modello standard a tutte le nazioni – disse Sall -. Abbiamo tradizioni diverse".
Sall era un liberale con un background nel campo dei diritti umani, che in precedenza aveva fatto delle dichiarazioni favorevoli alla decriminalizzazione. Ma allora si trovava esposto alla pressione della lobby islamista senegalese e non poteva apparire condiscendente con l’occidente. Più avanti avrebbe dato voce alla sua frustrazione in un’intervista con la rivista tedesca Zeit: "In Europa avete le unioni omosessuali soltanto da ieri e ora le chiedete agli africani oggi? Sta succedendo tutto troppo in fretta! Viviamo in un mondo che sta cambiando lentamente". Due assunti nella dichiarazione di Sall hanno attirato la mia attenzione. Il primo era quello per cui “viviamo in un mondo che sta cambiando lentamente”, e il secondo consisteva nella convinzione per cui quanti chiedevano un cambiamento per il Senegal fossero forestieri – l'occidente, “voi”, non i cittadini senegalesi stessi.
Di Mark Gevisser (traduzione di Claudia Cervellini)
Il giornalista e autore sudafricano Mark Gevisser sarà ospite sabato 2 ottobre del Festival Internazionale a Ferrara, che torna in presenza per questa sua XV edizione. Il suo ultimo libro è "La linea rosa. Le frontiere queer del mondo" (Rizzoli 2021). I suoi pezzi sono apparsi su The Guardian, The New York Times, Granta, e la New York Review of Books. Gevisser interverrà a Ferrara in compagnia della professoressa Maya De Leo e l'attivista lgbt+ Monica J. Romano sulla storia dei diritti per ricostruire i passi fatti da tantissime persone che lottano da almeno tre secoli, in ogni angolo del mondo, per il diritto di esistere. Internazionale a Ferrara è il festival di giornalismo del settimanale Internazionale e si terrà nella città estense dall'1 al 3 ottobre.