Coloratissimo Giacomo Balla in mostra a Parma
La Villa dei Capolavori, la Fondazione Magnani Rocca di Mamiano di Traversetolo a Parma, dal 12 settembre all’8 dicembre, rilegge l’arte futurista attraverso un’ampia retrospettiva dedicata a Giacomo Balla, Astrattista Futurista.
La mostra
Esposti vi sono oltre 80 pezzi: non solo magnifici dipinti, ma anche vestiti, foto d’epoca, manifesti, arredi e oggetti, con i quali ripercorrere l’intero percorso artistico di Balla (Torino 1871 – Roma 1958). Le opere, alcune mai esposte prima, provengono da collezioni private prestigiosissime e da importanti musei italiani, come la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, gli Uffizi di Firenze, il Museo del Novecento di Milano.
Il Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo
Occasione e ispirazione della mostra è il centenario del Manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, pubblicato nel 1915 e sottoscritto “Astrattista Futurista” da Giacomo Balla e Fortunato Depero. Questo testo, tra i più rivoluzionari dell’arte del Novecento, segna un momento fondamentale nella teoria e nell’estetica dell’arte futurista.
I temi della mostra
A partire dal quel testo, la mostra della Fondazione Magnani Rocca, curata da Elena Gigli e Stefano Roffi, analizza l’arte di Balla ed articola il percorso espositivo seguendo i temi cardine indicati nel Manifesto, ovvero:
Astratto, con le opere che segnano il passaggio da pittura oggettiva ad astrattismo, come i lievi pastelli di Villa Borghese.
Dinamico, con i voli di rondini o la velocità dell’automobile in corsa.
Trasparentissimo, con la fusione di astratto e dinamico nelle mistiche Trasformazioni Forme e Spirito.
Coloratissimo e luminosissimo, con i paesaggi artificiali dove le linee di forza fanno da protagoniste, come in Feu d’artifice o in Linee forze di paesaggio + sera.
Autonomo, con autoritratti come Ecce Homo.
Trasformabile, con oggetti, arredi e vestiti della caleidoscopica Casa Balla di Roma.
Drammatico, con i dipinti interventisti sulla guerra astratti, dinamici, trasparenti, colorati, luminosi.
Volatile, con le figure femminili dei delicati ritratti di famiglia.
Scoppiante, con le sculture che rappresentano le linee di forza e di velocità, come il rossissimo Pugno di Boccioni.
“Ricostruire l’universo rallegrandolo”
È raccontata così una stagione aurea, brillante e vitale dell’arte italiana, che si evolveva autonomamente e di pari passo con i grandi sviluppi delle altre correnti europee, riuscendo essa stessa ad avere influenze oltre il territorio italiano. Il futurismo pittorico, come da Manifesto, “si è svolto quale superamento e solidificazione dell’impressionismo, dinamismo plastico e plasmazione dell’atmosfera, compenetrazione di piani e stati d’animo”. Ciò che l’arte futurista si proponeva straordinariamente di fare era di “ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente”: “daremo scheletro e carne all’invisibile, all’impalpabile, all’imponderabile, all’impercettibile. Troveremo degli equivalenti astratti di tutte le forme e di tutti gli elementi dell’universo, poi li combineremo insieme, secondo i capricci della nostra ispirazione”.
L’arte astrattista futurista
Con Marinetti, Balla, Depero e gli altri intellettuali-artisti-teorici futuristi, l’arte diventava azione, ottimismo, aggressione, possesso, penetrazione, gioia; diventava Presenza. E l’estetica futurista andava a coinvolgere tutti gli oggetti e gli aspetti della vita quotidiana. L’esposizione di Balla a Parma riesce a dimostrare tutto questo in un percorso che esprime appieno l’energia, il colore e la forza dell’arte futurista.