“Codex”: l’Archivio Storico del Banco di Napoli rivive nelle immagini di Antonio Biasucci
Il più grande tesoro archivistico del mondo, 330 stanze, 60 mila faldoni e libri contabili che racchiudono 17 milioni di voci che raccontano le storie degli antichi banchi, svelando centinaia di migliaia di vicende di personaggi celebri o ignoti. Un'immensa città di carte, che raccoglie la memoria storica di Napoli e di tutto il Mezzogiorno dal Cinquecento ad oggi: tutto questo, riscoperto attraverso l'obiettivo fotografico di Antonio Biasucci. Giovedì 19 maggio, alle ore 19, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli inaugura "Codex", un'ampia selezione delle immagini realizzate dall’artista campano nel corso della sua permanenza negli spazi dell’Archivio Storico del Banco di Napoli tra l’estate e l’autunno del 2015. E non solo: parallelamente aprirà anche "Moltitudini", un progetto site-specific proprio nelle sale dell'Archivio Storico.
L’Archivio Storico del Banco di Napoli custodisce l'immensa documentazione riguardante l’attività degli antichi banchi pubblici della città. Si tratta dell’archivio storico bancario più importante al mondo, che può vantare documenti originali rarissimi risalenti alla seconda metà del ’500. Fedi di credito, grandi libri contabili, e gli elenchi completi dei clienti dei banchi: attraverso il progetto di Biasucci, il grande archivio economico prende però vita, divenendo un racconto senza tempo della città e della sua storia, un’immagine viva ed in costante evoluzione dalla sua travagliata esistenza sotto il Viceregno spagnolo fino alle più recenti vicende della storia contemporanea.
La mostra, a cura di Gianluca Riccio e promossa dalla Fondazione Banco di Napoli nell'ambito del progetto culturale “IlCartastorie”, propone un ciclo di fotografie in bianco e nero di grandi dimensioni in cui Biasiucci, scegliendo come soggetti i documenti dell'Archivio, riesce a trasfigurarne la nuda oggettività documentale e a svelarne l’intrinseca forza evocatrice e narrativa. Uno accanto all'altro, attraverso la fotografia, i documenti si configurano "come i tasselli di un inedito skyline urbano, come il profilo di una città della memoria costruita sulla stratificazione di tracce di storie e di incerte identità che l’hanno animata e attraversata". Così ha descritto il lavoro Gianluca Riccio, curatore della mostra, nell'introduzione al volume dedicato a Codex e pubblicato da Contrasto:
Biasiucci, incurante della loro origine e della loro finalità, ritrae i faldoni dell’Archivio Storico del Banco di Napoli pezzo per pezzo e poi li rimonta in una sequenza svincolata da ogni principio di successione cronologica, disponendo così gli antichi corpi cartacei in un ordine in cui la Storia non si presenta più come un campo temporale, ma spaziale, come un atlante segreto o come il modello ideale di una città dentro la città.
In occasione della mostra sarà presentato anche il catalogo ispirato a “Codex”, pubblicato da Contrasto: il progetto si trasforma in una vera e propria narrazione antropologica in immagini, con un impianto grafico suggestivo che nasconde un'importante lavoro di ricerca per conciliare lo stile fotografico tipico di Biasiucci e le regole che caratterizzano l’editoria fotografica di altissimo livello. "Il mio desiderio è di puntare ad un’immagine sempre più scarna (…), che delega molto alla persona che guarda, in modo che possa trovare uno spazio per sé. Affinché ciò avvenga credo sia necessario pulire la fotografia da elementi che in qualche modo tendono a chiuderla".
Venerdì 20 maggio alle ore 11.30 inoltre, parallelamente all'esposizione presso il Museo Archeologico di Napoli, apre al pubblico “Moltitudini”: un lavoro site-specific, allestito da Biasucci presso la sede della Fondazione Banco di Napoli nel cinquecentesco Palazzo Ricca in via dei Tribunali.
Antonio Biasucci
Ha ottenuto importanti riconoscimenti, tra cui, nel 1992, ad Arles, il premio "European Kodak Panorama"; nel 2005 il "Kraszna/Krausz Photography Book Awards", per la pubblicazione del volume "Res. Lo stato delle cose" (del 2004) e, nello stesso anno, il "Premio Bastianelli". Molte sue opere fanno parte della collezione permanente di musei e istituzioni, in Italia e all’estero, tra cui: Istituto nazionale per la grafica, Roma; MAXXI, Roma; PAN Palazzo delle Arti, Napoli; MADRE-Museo d’Arte Contemporanea Donna Regina, Napoli; Metropolitana di Napoli; Bibliothèque nationale de France, Parigi; Maison Européenne de la Photographie, Parigi; Departamento de investigación y documentación de la Cultura Audiovisual, Puebla (Messico). Goffredo Fofi dice di lui:
La fotografia, dunque, sta in questo guado, in questa confusione di un’epoca globale e ipertecnica che ci sommerge e intontisce con immagini che sono tutto fuorché necessarie, e corrode e devia tutte le arti per scopi assai diversi dall’espressione e dalla sua libertà. (…) È la strada, mi pare, che Biasiucci ha scelto per attraversare la crisi, per non cedere alle mode, per restare fedele alla sua idea di arte e di fotografia. E i risultati sono sotto i nostri occhi: il compimento di un lavoro (anzi no: la nuova tappa di una ricerca) che conferma il suo talento e la sua ostinazione, la sua serietà. La natura e la storia, gli elementi e le cose, l’animale il vegetale il minerale… l’essenza, la base, la partenza e forse anche l’arrivo… Il mondo. Per scavare fino al nodo e all’origine, per ridar senso all’arte nell’instancabile perseguimento del senso.