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Claude Monet, le sue lettere private ispirano un film: omaggio al pittore impressionista

Un viaggio intimo nella vita dell’artista impressionista più amato e nei luoghi che lo hanno ispirato, attraverso decine di opere riprese in alta definizione e le lettere agli amici più cari: il docu film “Io, Claude Monet” approda nelle sale.
A cura di Silvia Buffo
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Arriva nelle sale il docu-film "Io, Claude Monet". Euforia creativa e depressione, ossessione per le ninfee e ricerca continua della bellezza sono i tratti distintivi di questo ritratto speciale ispirato alle tremila lettere di Claude Monet. È a partire da questo immenso patrimonio che si snoda il nuovo docu-film di Phil Grabsky, che approderà al cinema solo il 14 e 15 febbraio nell’ambito della stagione della Grande Arte al Cinema di Nexo Digital. Proprio a partire dagli scritti di Monet del periodo Parigi, 1840 – Giverny, 1926, accostati alle straordinarie opere conservate nei più importanti musei del mondo, il film rivela la tumultuosa vita interiore del pittore di Giverny, tra momenti di intensa depressione e giorni di assoluta euforia creativa, offrendone così un ritratto complesso e commuovente.

Tremila lettere e cento dipinti in alta definizione

Attraverso più di cento dipinti filmati in alta definizione, lo spettatore potrà conoscere la vita emotiva e creativa del pittore che con il suo "Impression. Soleil levant", esposto nell’aprile del 1874 nello studio del fotografo Nadar, fece parlare il critico Louis Leroy della prima “esposizione degli impressionisti”, dando involontariamente vita al termine che avrebbe segnato buona parte della storia dell’arte europea di fine Ottocento. Riportate alla vita dall’acclamato attore britannico Henry Goodman, le lettere di Monet narrano infatti il percorso dell’artista da enfant prodige e appassionato caricaturista a maestro indiscusso di fama internazionale e registrano con attenzione gli incontri più importanti – come quelli col pittore Eugène Boudin e col primo ministro e amico Georges Clemenceau, che nel 1899 gli scrive “Voi ritagliate dei pezzetti di cielo e li gettate in faccia alla gente. Niente sarebbe così stupido come dirvi grazie: non si ringrazia un raggio di sole”.

Monet dipingeva sotto il sole cocente e sotto la pioggia pur di studiare le infinite sfumature della luce

Molte lettere mostrano inoltre la disperazione, i momenti di oscura depressione e anche il tentativo di suicidio, i problemi di salute, i lutti e le complesse relazioni con Camille Doncieux e Alice Hoschedé, prima e seconda moglie dell’artista. Scrive Monet al medico George de Bellio sul finire degli anni ’70 dell’Ottocento:

Sono assolutamente disgustato e demoralizzato dall’esistenza che sto conducendo da così tanto tempo… Ogni giorno porta con sé nuovi affanni e nuove difficoltà, da cui non riuscirò a liberarmi.

Ma in egual misura la corrispondenza di Monet celebra le gioie della pittura e del mondo naturale. Siamo nella “Mecca dell’Impressionismo”, quella Giverny in cui Monet dipingeva sotto il sole cocente e sotto la pioggia battente per studiare tutte le infinite sfumature della luce.

La Giverny amena che ispirò la pittura di Claude Monet

Un luogo descritto come una visione paradisiaca dai visitatori del tempo, gli stessi che si fermano sul bordo della strada a sbirciare papaveri di campo, primule, violette, margherite, fiordalisi, o che allungano il collo dai finestrini del treno per scorgere il ponticello giapponese o un angolo dello stagno, con quelle ninfee “silenti e misteriose più di ogni altro fiore”, passione e ossessione decennale di un artista che inseguì il sogno della forma e del colore quasi fino all’autodistruzione.

Il film celebra tutti i luoghi del pittore di Giverny

"Io, Claude Monet" ripercorre i luoghi in cui Monet dipinse e scrisse le sue lettere, da Honfleur a Étretat, da Parigi a Venezia, da Londra a Le Havre e dà inoltre spazio alla corrispondenza poco nota coi colleghi impressionisti Bazille, Manet e Pissarro e agli accesi scambi di opinione col mercante Paul Durand-Ruel, mostrando il rapporto spesso conflittuale di Monet con il mondo dell'arte. Il regista Phil Grabsky spiega:

Amo molto lavorare sulle biografie degli artisti, perché quando si legge con attenzione la loro corrispondenza, quando si torna nei luoghi in cui hanno vissuto e si esaminano attentamente i dipinti che hanno realizzato, se ne rintraccia una personalità più ricca e sincera. È quanto accaduto con Monet. Non c'è nulla scontato in questo artista. Ciò che colpisce con maggior forza è la sua passione, la sua ricerca senza fine e, infine, la sua genialità.

 

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