Ciclo di Re Artù, il manoscritto è in mano ai privati. Allarme degli studiosi
Il manoscritto narra le avventure di Meliadus, padre di Tristano, il famoso eroe della saga di re Artù. La storia è una sorta di prequel delle più note vicende del re e della sua corte, ed è sicuramente un documento straordinario, sia per la sua antichità che per il tema trattato: storie di cavalieri, combattimenti, amori e amicizie che anticipano le azioni della generazione successiva, scritte su 288 fogli di pergamena, probabilmente in Italia settentrionale attorno al 1320. Questo preziosissimo documento di storia e lingua medievale è in pericolo in quanto, dopo una lunga serie di passaggi, è giunto nelle mani di alcuni privati che ora intendono venderlo. Per salvarlo, la Fondazione Ezio Franceschini e la comunità tutta degli studiosi del Medioevo ha lanciato una raccolta fondi, per salvare questo gioiello dalle mani di ignoti acquirenti e poter continuare l'ancora lungo lavoro di studio filologico e storico.
Il Meliadus sarebbe una delle più antiche testimonianze del medioevo latino. Dopo aver fatto parte della collezione del bibliofilo britannico Thomas Phillips, il testo fu acquistato dall'industriale tedesco Peter Ludwig, e in seguito dal Getty Museum di Malibu, che però nel 1997 decise di metterlo in vendita per finanziare l'acquisto del Missale di Stammhein. Fu allora che venne acquistato dagli attuali proprietari, gli statunitensi James ed Elizabeth Ferrell. Ora però i Ferrell hanno deciso di cedere la propria collezione, dunque il destino del prezioso manoscritto è incerto. Si vocifera di probabili acquirenti arabi, e se ciò avvenisse il documento non sarebbe consultabile più così facilmente come ora. Mancando una copia in edizione moderna, ed essendo un volume molto corposo ancora per grande parte ignoto e non studiato, la perdita sarebbe notevole e dannosa.
Il prezzo del manoscritto si aggira attorno ai 250 mila euro. Alcuni studiosi hanno segnalato il pericolo al ministero dei Beni culturali, ma il codice non è riconosciuto come appartenente al patrimonio culturale italiano. Per farlo tornare in Italia si renderebbe necessario l'intervento dei privati. Ecco perché è stato lanciato un appello per una sorta di autofinanziamento: la Fondazione Ezio Franceschini ONLUS si è rivolta alla comunità degli studiosi, e a chiunque abbia interesse per la cultura medievale, per ottenere aiuto "al fine di assicurare che questo capolavoro rimanga in Europa e sia disponibile per la ricerca".
La fondazione Ezio Franceschini nasce negli anni Ottanta con lo scopo di conservare il patrimonio librario ed archivistico di Ezio Franceschini e di promuovere gli studi sul Medioevo. La sua biblioteca ad oggi conta circa 100 mila volumi, molti dei quali provenienti dalla biblioteca del professor Franceschini, al quale appunto è intitolato il fondo, che è stato latinista specializzato in letteratura latina medievale e rettore dell'Università Cattolica del Sacro Cuore. La fondazione collabora strettamente con l'Università di Firenze e con la Società internazionale per lo studio del medioevo latino. Se la raccolta di fondi avrà successo, ha dichiarato la Fondazione, ci si impegnerà a digitalizzare il manoscritto e a renderlo universalmente accessibile on line, oltre che a custodirlo in modo sicuro.